Una mamma milanese da mesi è stata privata, insieme a sua figlia, del diritto di avere quanto previsto dall’Assistenza Domiciliare Integrata: un’infermiera che la aiuti ad assistere sua figlia malata, a scuola come a casa.
Mamma Tina accompagna a scuola la figlia Eleonora e se ne prende cura in classe. Eleonora ha avuto una paralisi cerebrale infantile, fatica a muovere gli arti, ha problemi di deglutizione e per questo è una portatrice di Peg. Prima del 22 febbraio scorso la ragazza era stata seguita da un’infermiera, come previsto dal servizio della Regione Lombardia, poi, però, non ci sono stati più infemieri disponibili. A raccontare la storia è stato Anastasio Di Giambattista su ilgiorno.it.
Nella stessa situazione di Tina e della sua Eleonora si trovano sempre più famiglie: bambini disabili senza assistenza in tutto il Paese. Famiglie e ragazzi per i quali è stato riconosciuto il bisogno di avere infermieri professionisti che li assistano a domicilio per un certo numero di ore al giorno, a seconda del livello di disabilità, e che, invece, si sentono rispondere che infermieri per loro non ce ne sono più.
La Fondazione Maddalena Grassi, una delle due realtà che in Lombardia si occupa di assistenza domiciliare per minori, ha messo nero su bianco il problema in più lettere inviate all’Agenzia di Tutela della Salute di riferimento: “Da più di 6 mesi non siamo purtroppo più in grado di soddisfare le richieste di presa in carico che ci giungono sia dalle famiglie che direttamente dagli ospedali, che conseguentemente rimangono senza un’assistenza adeguata“.
Maurizio Marzegalli, vicepresidente della Fondazione Maddalena Grassi, ha spiegato: “In questo momento seguiamo a domicilio 89 minori con diversi livelli di disabilità, ma abbiamo dovuto dire no ad una ventina di richieste, equamente divise tra quelle che arrivano dalle famiglie e quelle che arrivano dagli ospedali. Il fatto che chiamino anche gli ospedali dimostra, se ce ne fosse bisogno, che si tratta di un bisogno sanitario riconosciuto”.
Gli infermieri mancano per carenze storiche che ora sono state acuite dalla pandemia. “L’emergenza Coronavirus ha fatto aumentare la richiesta di infermieri nei reparti, per i tamponi e per la campagna vaccinale, tutte mansioni che assicurano agli infermieri retribuzioni migliori rispetto a quelle dell’assistenza domiciliare e per un impegno meno gravoso, anche da un punto di vista emotivo e psicologico, rispetto a quello di seguire un minore disabile” ha spiegato Marzegalli.
Lombardia è Vivisol segue 135 minori tra Milano e provincia, Monza, Pavia e Crema. “Per far fronte alla mancanza di infermieri, ma anche di altro personale specializzato, ad esempio i logopedisti, abbiamo dovuto sospendere l’assistenza ad alcune famiglie o abbiamo dovuto diminuire le ore” spiega Chiara Esposito, coordinatrice del Servizio Minori.
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