Assunti con contratto a tempo indetermineto, ma non avevano partecipato ad alcun concorso, violando le leggi in materia di pubbliche amministrazioni.
Indagavano su rimborsi spesa sospetti chiesti dai dipendenti, ma hanno trovato 776 lavoratori assunti a tempo indeterminato, per lo più personale amministrativo d’ufficio e qualche infermiere, senza passare per il concorso e violando le leggi in materia di pubbliche amministrazioni. È partita così l’inchiesta “Easy Job” (lavoro facile), che ha investito 53 dirigenti Asur (l’Azienda sanitaria regionale), accusati ora di abuso d’ufficio.
Guardia di finanza di Macerata e Nucleo di Polizia economico finanziaria, diretto dal colonnello Andrea Magliozzi, hanno indagato per 18 mesi, coordinati dalla Procura dorica. Le indagini si sono concentrate sulla posizione di un avvocato che lavorava per l’Asur. «Chiedeva rimborsi spesa per trasferte a Macerata mai fatte – ha spiegato il colonnello Magliozzi –. Analizzando il contratto di lavoro che l’avvocato aveva, abbiamo rilevato che il dipendente era passato in poco tempo da un co.co.co. a un tempo indeterminato, senza concorso pubblico e senza nemmeno essere stato prima a tempo determinato. Quello è stato il campanello d’allarme che ci ha portato ad approfondire, scoprendo tutto il resto».
Per la normativa vigente sulle pubbliche amministrazioni il lavoro è dato tramite concorso e vale la regola dei tre anni. Caratteristiche di cui l’avvocato non avrebbe disposto. Da quella posizione i finanzieri hanno controllato i contratti di altri dipendenti nelle varie aree vaste, scovandone 776, tutti stabilizzati con contratto a tempo indeterminato, senza averne i requisiti. Altri co.co.co. ma anche personale utilizzato per i lavori socialmente utili (gli Lsu, in particolare, non hanno accesso alla stabilizzazione in maniera diretta, a differenza dei contrattualizzati a tempo determinato ma già vincitori di concorso), che sono passati al posto fisso.
Il periodo preso in esame da Finanza maceratese va dal 2008 al 2013. Una Finanziaria del 2007-2008 aveva dato la possibilità agli enti di stabilizzare il personale, ma solo con i requisiti del triennio alle spalle e l’accesso tramite concorso. Stando all’indagine, chi aveva il dovere di vigilare e accorgersi che gli stabilizzati non avevano i giusti requisiti per il posto poi assegnatogli, erano tutti i Rup (responsabili unici di procedimento). Sono loro a essere finiti sotto accusa. Undici dipendenti, tra i 776, dovranno rispondere per falso (in merito ad autocertificazioni presentate), mentre ad uno è contestata la truffa.
L’indagine si è fermata al 2013 perché l’anno successivo è stato fatto il primo piano triennale di assunzioni, rendendo noto in anticipo chi e quando assumere, rispettando le procedure concorsuali. Cosa accadeva prima? Secondo l’indagine, i dirigenti hanno omesso di predisporre i piani triennali del fabbisogno del personale, quelli relativi alla necessità del personale da assumere. Senza il piano si è proceduto ognuno come voleva, senza neanche appositi bandi o con bandi indirizzati a dipendenti predeterminati. La Guardia di finanza ha chiuso l’inchiesta a febbraio, ma l’ha resa nota solo oggi.
Fonte: www.centropagina.it
Lascia un commento