Il medico di famiglia resta convenzionato, ma diventa erogatore di cure e la forma organizzativa da cui dipende sarà il distretto Asl. Si delinea la riforma nazionale dell’assistenza territoriale, da approvare per legge entro fine anno, alla prima uscita dell’Agenzia dei servizi sanitari regionali. Agenas ha appena presentato un documento in cui rivede l’organizzazione del distretto, detta le proporzioni “auree” tra casa ed ospedale di comunità e residenti, affida compiti specifici all’infermiere di famiglia, e sottolinea come le cure vadano offerte da équipe multidisciplinari. Al convegno “Il potenziamento dell’assistenza sanitaria territoriale: Lombardia, Italia, Europa”, organizzato da Fondazione The Bridge con Agenas ed Università di Pavia con Regione Lombardia, si incontrano il Dg Agenas Domenico Mantoan ed il governatore Attilio Fontana.
La Lombardia ha approvato a luglio riforma sanitaria e sarà la prima Regione ad approvare progetti che usano i fondi del Piano nazionale di ripresa e resilienza. Mantoan conferma che il riferimento per l’assistenza primaria dell’assistito di ogni medico di famiglia «sarà la casa di comunità dove il cittadino troverà la prima risposta ai suoi bisogni di salute: accessibile, di facile individuazione e con un’organizzazione che permetta la presa in carico, una ogni 40-50mila abitanti”.
Le “case” più grandi, stando al documento Agenas, saranno aperte 24 ore su 24, 7 giorni su 7 ed avranno équipe multidisciplinari, servizio di assistenza domiciliare, specialisti ambulatoriali per patologie più diffuse, servizi infermieristici, possibilità di prenotare esami, punto prelievi.
«Per attivare questo modello – aggiunge Mantoan – serve un cambio nella convenzione: il medico di medicina generale rimarrà convenzionato, con rapporto di uno a 1500 assistiti e scelta fiduciaria, ma l’organizzazione del lavoro sarà affidata al distretto, non più al singolo medico di famiglia». In Lombardia la pianificazione delle case di comunità è a buon punto, Giovanni Pavesi Dg Wefare regionale spiega che la regione a dicembre avrà identificato le strutture con i comuni dove farle sorgere. «Abbiamo chiesto anche ad Ats e Asst di proporre un paio di candidature entro fine anno». Il governatore Fontana sottolinea però che per procedere serve personale, senza stabilizzazioni e riforma delle specialità i servizi sanitari non vanno avanti.
Concorda Rosaria Iardino, presidente di Fondazione The Bridge: «La riforma sanitaria del territorio prevede tanto capitale umano, quindi chiederemo al Governo di non avere più il numero chiuso per medici e infermieri». Sulle caratteristiche del nuovo modello di assistenza territoriale, Alice Borghini, (Coordinamento Tecnico-scientifico Agenas) e Luisa Brogonzoli (Centro Studi Fondazione The Bridge) hanno presentato i risultati preliminari dello studio “Analisi comparata dei modelli organizzativi di Assistenza Primaria in Europa”, da cui emerge l’importanza di avere equipe multidisciplinari. “Serve un nuovo assetto organizzativo nell’assistenza primaria – dice Borghini – che va riorganizzata tenendo conto dei bisogni salute e delle innovazioni tecnologiche».
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