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Massimo Randolfi

Assistenza infermieristica alla gravida: Nursing  juxta-partum

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La Gravidanza non va intesa come una malattia, bensì come un percorso itinerante per la donna alla quale erogare assistenza favorendo la gestazione con distinta competenza ed efficaci strategie assistenziali.

Le procedure da adottare debbono avere come of meaning l’adesione alle procedure di dimostrata utilità (EBN, EBM, EBO). La donna durante il periodo gestazionale risulta esser più fragile e scrupolosa per cui  il continuo supporto psico-emotivo che nasca da una relazione empatica tra l’operatore e la gravida e il rispetto del «punto di vista femminile» sono i punti di partenza per una corretta pratica assistenziale.

La modificazione anatomica e psicologica richiede che vengano adottate delle misure cautelative e preventive che contribuiscono ad evitare seri problemi tanto per la gestante quanto per il prodotto del concepimento. Pertanto la postura idonea è quella che prescinde da una posizione supina prolungata in quanto potrebbe provocare la compressione dell’utero sui grossi vasi addominali (aorta, cava inferiore) ed una diminuzione della ossigenazione del feto.

Per un eventuale trasporto è preferibile la posizione laterale con decubito sinistro. Durante il travaglio devono essere evitati tutti gli elementi di disturbo e gli stimoli sensoriali che potrebbero distrarre la partoriente dalla necessaria concentrazione ed è opportuno rendere la donna collaborante, favorendo la sua tranquillità psicologica.

È sempre preferibile reperire almeno un accesso vascolare di grosso calibro per infondere colloidi, terapia o cristalloidi in funzione del quadro clinico. La sorveglianza dei parametri biologici (bilancio idrico, funzioni escretorie, temperatura, frequenza cardiaca, pressione arteriosa) sono procedure assistenziali utili non solo per monitorare la donna, ma anche per avvicinare l’operatore stesso alla donna ed a trasmetterle, con questa attenzione continua, sicurezza e fiducia. E se dovesse partorire? Il clampaggio tardivo del funicolo (o nessun clampaggio) è la modalità fisiologica di trattare il cordone, poichè è dimostrato che comporta benefici al neonato. Infatti, se il feto rimane per tre minuti (tempo in cui in genere cessano le pulsazioni) o più al livello del piano vulvare o al di sotto riceve una trasfusione di circa 80 ml di sangue. Gli eritrociti emolizzati entro i primi giorni di vita producono un’accentuazione senza problemi dell’ittero fisiologico ed un deposito di ferro tale da evitare l’anemia del lattante. Viceversa il cordone deve essere clampato immediatamente nelle donne a rischio di emorragia o ritenzione della placenta, sottoposte alle procedure attive di assistenza al secondamento e nei casi di isoimmunizzazione materno-fetale.

Il cordone non va mai trazionato!

Nel post-partum si possono verificare delle emorragie per:

  • ritenzione di placenta o di suoi frammenti,
  • lacerazione vaginale o cervicale,
  • atonia uterina,
  • inversione uterina,
  • embolia di liquido amniotico,
  • coagulopatie.

Per questo motivo è opportuno apporre, dove è possibile, un presidio (sacca sotto-glutea….) che quantifichi le perdite ematiche ed orienti a terapia adeguata. L’assistenza al secondamento risulta essere spesso sottovalutata in quanto ci si concentra sull’evento parto trascurando i postumi dell’evento, talora più infausti del parto stesso. In questa fase l’assistenza è finalizzata a controllare il pericolo di emorragie e la ritenzione della placenta.

Il trattamento può essere di due tipi, ossia

  1. Trattamento assistenziale passivo: è il trattamento assistenziale di scelta nel parto naturale. Può essere favorevolmente sfruttata la funzione ossitocica della suzione del neonato, oppure
  2. Trattamento assistenziale attivo: l’emorragia post-partum e la ritenzione della placenta sono complicazioni quasi sempre prevedibili poiché si associano a nascite multiple, polidramnios, travaglio complicato (prolungato, ostruito, parto strumentale).

La maggior parte può quindi essere prevenuta con la somministrazione di ossitocici (ossitocina, ergometrina) subito dopo il disimpegno delle spalle. Non è stato possibile chiarire l’associazione tra ossitocici ed alcuni eventi gravi, quali infarto del miocardio, emorragia cerebrale, eclampsia post-partum, edema polmonare a causa della rarità di questi eventi. Le evidenze disponibili suggeriscono di preferire l’ossitocina all’ergometrina. È cosa buona il controllo delle perdite di calore è essenziale per evitare il raffreddamento e i conseguenti problemi metabolici.

Le specialità farmaceutiche da integrare per un potenziale utilizzo sono:

  • Antipertensivo
  • Ansiolitico
  • Neurolettico
  • Glucosata
  • Amine-vasoattiveOvvero:

• Ossitocina 10 UI + 10 UI

• MgSO4 da 1 gr. (5 fiale)

• Ca Gluconato 10% in 10 ml. (4 fiale)

• (Idralazina 20 mgr. (2 fiale))

• Adrenalina 1:10.000 (3 fiale) con siringa da 1 cc.

• Narcan 0,4 mg. (3 fl.)

• Doppler portatile per valutazione BCF e FCF

Gli anti-ipertensivi vanno utilizzati con cautela, in quanto è verissimo che il trattamento antipertensivo sembra ridurre il rischio di parto pre-termine e  distacco di placenta e migliora la crescita fetale fetale e consente di guadagnare tempo utile per la maturazione polmonare fetale, ma è anche vero che la SOMMINISTRAZIONE deve essere LENTA per  EVITARE IPOSSIA FETALE & SINDROMI DA FURTO (distacco di placenta).

CALABRESE Michele 

Sitografia e Bibliografia

  • The Cochrane Library, 1, 2002. Oxford: Update Software
  • Requisiti e Raccomandazioni per l’Assistenza Perinatale, 3a edizione, SEE 1999
  • F.P. Schena, F.P. Selvaggi, L. Gesualdo, M. Battaglia, Malattie dei reni e delle vie urinarie, 4ª ed., Milano, McGraw-Hill, 2008, pp. 389-390

 

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