La dissezione sottomucosa, inventata in Giappone, è eseguita in pochi centri italiani.
All’ospedale San Donato di Arezzo l’equipe di Gastroenterologia ha eseguito per la prima volta un complesso intervento di chirurgia endoscopica per rimuovere una displasia grave dello stomaco, utilizzando una innovativa tecnica inventata in Giappone. Questa ha permesso di eseguire un delicato intervento di chirurgia endoscopica di resezione di una lesione neoplastica iniziale dello stomaco (EGC), senza ricorrere all’ intervento chirurgico tradizionale, riservato ai tumori avanzati.
“Grazie alla esperienza dei professionisti dell’Unità Operativa Complessa di Gastroenterologia ed Endoscopia Digestiva di Arezzo – dichiara il dottor Marco Rossi, direttore UOC Gastroenterologia ed endoscopia digestiva di Arezzo – e all’ausilio delle più moderne tecniche diagnostiche di endoscopia avanzata che consentono l’impiego della cromoendoscopia virtuale e della magnificazione d’immagine, è possibile, quando vi è un preciso sospetto, identificare precocemente la sede di una possibile lesione neoplastica in fase iniziale, consentendo di ottenere una sorta di analisi istologica in tempo reale che ci garantisce una realistica predizione delle caratteristiche del tessuti e ci permette di identificare la sede migliore dove eseguire il prelievo bioptico aumentando così l’accuratezza diagnostica. Una volta avuta la conferma della presenza di una lesione maligna non invasiva della parete gastrica, attiviamo e coinvolgiamo il gruppo oncologico multidisciplinare pianificando successivamente l’intervento di asportazione endoscopica in sala operatoria”.
“Dissezione sottomucosa (ESD), questo il nome della tecnica utilizzata nell’intervento, ed è eseguita in pochi centri in Italia – continua Marco Rossi –. È un percorso molto complesso che richiede una notevole esperienza e rappresenta una metodica molto efficace per il trattamento endoscopico delle lesioni pre-neoplastiche e neoplastiche iniziali del tratto gastroenterico. La tecnica si avvicina concettualmente ad una asportazione chirurgica. Si avvale dell’uso di aghi utilizzati come un bisturi per incidere la parte sana intorno alla lesione esponendo così lo strato di parete sottostante che viene progressivamente resecata sino ad ottenere il pezzo intero di parete interessato. Questo garantisce al paziente la possibilità di preservare l’organo, mantenendo così inalterate le normali funzioni digestive e abitudini alimentari”.
“La paziente su cui è stata effettuata tale procedura interventistica endoscopica è Maria di 74 anni della provincia di Perugia, inviata alla nostra attenzione per un tumore gastrico iniziale – spiega il dottor Rossi –. Dopo l’intervento in sala operatoria, la paziente è stata ricoverata per 4 giorni per un monitoraggio clinico: non ha evidenziato specifiche problematiche o effetti collaterali e dopo 72 ore ha ripreso un’alimentazione per via orale. È stata dimessa in buone condizioni cliniche, asintomatica senza evidenziare alcuna complicanza e riprendendo da subito una normale attività”.
“In un altro ospedale – racconta Maria – mi avevano prospettato l’asportazione di una parte dello stomaco, un prospettiva che mi spaventava. Poi ho conosciuto la dottoressa Cavargini e l’equipe dell’ospedale San Donato che mi hanno offerto un’altra strada. Essendo un intervento molto complesso ho solo dovuto attendere un po’ viste la recrudescenza della pandemia. Nonostante ciò però mi hanno seguita con attenzione e vicinanza in questa attesa. Sono stati eccezionali. Poi è arrivato il giorno dell’operazione. Tutto è andato benissimo e dopo pochi giorni ero già a casa. Oggi mangio regolarmente e sto bene”.
L’intervento, frutto della collaborazione e interazione tra vari professionisti, è stato eseguito dalla dottoressa Elena Cavargini, in collaborazione con l’anestesista Mauro Pepe e con parte dello staff infermieristico dell’Endoscopia digestiva di Arezzo (Daniela Fusai, Daniela Gragnoli, Riccardo Gori, Monia Innocenti).
Redazione Nurse Times
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