Approvato il Ddl sulla violenza contro gli operatori sanitari. Mangiacavalli, presidente Fnopi: “Bene la tempestività di approvazione. Ora il Parlamento faccia in fretta, professionisti (e cittadini) non ce la fanno più”
“La tempestività della presentazione e dell’approvazione al Consiglio dei ministri di ieri del disegno di legge contro la violenza sugli operatori sanitari è un segnale positivo che conferma l’attenzione del ministro della Salute Giulia Grillo a questo fenomeno che sta assumendo dimensioni pericolose per gli operatori sanitari e, di conseguenza, per gli stessi cittadini. La Fnopi in questo senso sta già manifestando il suo massimo impegno sia al tavolo ministeriale sia in seno all’osservatorio buone pratiche dove è presente attivamente e altrettanto è disponibile a fare anche a supporto dell’Osservatorio previsto nel nuovo Ddl”.
Barbara Mangiacavalli, presidente della Federazione nazionale degli Ordini delle professioni infermieristiche, sottolinea l’importanza del nuovo provvedimento e a nome della Federazione – la più numerosa d’Italia con i suoi oltre 440mila iscritti – si augura possa avere una corsia preferenziale per l’approvazione in Parlamento.
La Federazione si è già più volte espressa e ha preso posizione sul tema della violenza sugli operatori, anche a supporto delle numerose denunce e delle iniziative via via prese dagli Ordini provinciali che ha invitato in questi giorni ad aderire all’indagine ministeriale sulla violenza.
“La Fnopi – sottolinea – non ha intenzione di lasciare solo nessun collega. L’infermiere, come nessun altro professionista della salute, non è un bersaglio, non è un capro espiatorio, non è un contenitore inerme dove riversare rabbia, frustrazione e inefficienze del sistema. L’infermiere è un professionista alleato del cittadino e tutto il Servizio sanitario deve impegnarsi perché questa alleanza possa esprimersi al meglio, per aumentare sicurezza e fiducia. Il tutto – sottolinea Mangiacavalli – in sintonia e condivisione con le iniziative di altre Federazioni come quella degli Ordini dei medici, coinvolte in prima persona dal fenomeno”.
Nel settore sanitario, sociosanitario e in modo particolare nei servizi di emergenza-urgenza e nelle strutture psichiatriche, le aggressioni fisiche hanno raggiunto rispettivamente il 48% e il 27% degli operatori; gli insulti sono risultati invece praticamente ubiquitari, avendo coinvolto rispettivamente l’82 e il 64% degli operatori, e percentuali più o meno simili si trovano per le minacce.
E dei professionisti della Sanità gli infermieri sono quasi il 50 per cento.
“La prevenzione degli episodi di violenza a danno degli operatori sanitari richiede che l’organizzazione identifichi i fattori di rischio per la sicurezza del personale e ponga in essere le strategie organizzative, strutturali e tecnologiche più opportune, diffonda una politica di tolleranza zero verso atti di violenza nei servizi sanitari, incoraggi il personale a segnalare prontamente gli episodi subiti: in questo senso il Ddl è un segnale forte e positivo”, aggiunge Mangiacavalli.
Ora, accanto al disegno di legge, è necessario secondo la presidente Fnopi che si dia il via a una formazione continua degli operatori sugli aspetti della comunicazione e della relazione di aiuto nei confronti delle persone assistite: “E’ importante – aggiunge Mangiacavalli – che i professionisti sappiano comunicare con fermezza agli utenti, agli accompagnatori e al personale che gli atti di violenza non sono permessi o tollerati. Oggi si stanno affermando messaggi culturali che inducono la popolazione a coltivare una rabbia crescente verso gli operatori delle strutture. A questo concorrono le notizie spesso scandalistiche sui servizi sanitari, che creano a priori un’aspettativa negativa nei confronti dei servizi, che a sua volta fomenta la frustrazione e la rabbia e mina il rapporto di fiducia tra cittadini e operatori”.
“Il Ddl – conclude – considera questi elementi di criticità e promuove le prime azioni a sostegno della rilevazione ad ampio spettro degli eventi e del miglioramento dell’accuratezza e completezza della segnalazione”.
Redazione NurseTimes
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