Uno straordinario traguardo è stato raggiunto dal gruppo di ricerca diretto dal Prof. Daniele Torella, Responsabile del Laboratorio di Cardiologia Molecolare e Cellulare, nel Dipartimento di Scienze Mediche e Chirurgiche dell’Università “Magna Graecia” di Catanzaro.
Sono riusciti ad individuare un gene necessario per rigenerare le cellule cardiache dopo un infarto, prevenendo e curando lo scompenso cardiaco. Tutto ciò è stato reso possibile grazie all’utilizzo delle cellule staminali.
La scoperta è stata pubblicata sulla prestigiosa rivista scientifica Nature, una delle principali al mondo.
Gli studiosi hanno infatti dimostrato per la prima volta che una ridotta espressione di un particolare gene, diminuisca il potenziale biologico rigenerativo delle cellule staminali cardiache riducendo la capacità riparativa del cuore che dopo danno inesorabilmente progredisce nello scompenso cardiaco.
“Lo studio svolto su piccoli animali risolve in maniera definitiva una controversia fondamentale per la comunità scientifica cardiovascolare aprendo le porte a nuovi orizzonti terapeutici per la medicina rigenerativa in Cardiologia” spiega Torella.
Soddisfatto nel sottolineare i “risultati prestigiosi ottenuti in una Università del Sud da un Laboratorio composto da giovani ricercatrici calabresi e interamente ottenuti nelle infrastrutture e nei centri di ricerca interdipartimentali dell’Università Magna Graecia di Catanzaro”, che testimoniano ancora una voltal’eccellenza scientificadell’Ateneo di Catanzaro.
“Lo studio svolto su piccoli animali risolve in maniera definitiva una controversia fondamentale per la comunità scientifica cardiovascolare aprendo le porte a nuovi orizzonti terapeutici per la medicina rigenerativa in Cardiologia” dice Torella.
Soddisfatto nel sottolineare i “risultati prestigiosi ottenuti in una Università del Sud da un Laboratorio composto da giovani ricercatrici calabresi e interamente ottenuti nelle infrastrutture e nei centri di ricerca interdipartimentali dell’Università Magna Graecia di Catanzaro”, che testimoniano ancora una volta l’eccellenza scientifica dell’Ateneo di Catanzaro.
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