Domanda alla quale nessuno ti sa dare una risposta, una domanda che è diventata terrore solo a pronunciarla; una domanda ormai priva di speranza, domanda che spesso è accompagnata da “quando finirà tutto questo?”
E non posso altro che rispondere con un silenzio accompagnato da un lungo sospiro. Mi trovo qui a combattere sto maledetto COVID-19, cosa che non avrei mai pensato di affrontare essendo più grande di me.
Ho scoperto di avere stomaco, sangue freddo, lucidità ed autocontrollo nei momenti di emergenza dove ad un tratto le condizioni cliniche del paziente diventano critiche ed ingestibili o dove nel peggior dei casi il paziente arriva già critico.
Mi sono abituata al dolore e lasciar andare, ai farmaci da sciogliere che puntualmente non ne vogliono sapere, a schizzi di sangue ovunque. Spero che la saturazione del paziente possa rientrare nei parametri, che un accesso venoso messo in 10 secondi sia funzionante; che i farmaci infusi facciano subito il loro dovere, di beccare l’arteria al primo colpo per un EGA affinché i risultati siano analizzati in breve tempo; di montare una CPAP nel più breve tempo possibile e spero di non dare mai nessuna notizia spiacevole ai parenti, il restante ve lo risparmio.
Mi rivolgo a tutta la popolazione il carissimo COVID-19 esiste, non siate una massa di pecore senza apertura mentale; il COVID si sta allargando a macchia d’olio, facciamo in modo che siamo noi a controllare lui e non il contrario come sta accadendo.
Mettete sta cazzo di mascherina, adottate le opportune distanze in qualsiasi situazione, cercate di uscire solo in casi strettamente necessari; effettuate il lavaggio delle mani, un un po’ di volontà da parte di tutta la popolazione forse riusciremo a uscire da questa situazione. Fatelo per voi stessi, per i vostri cari, per la popolazione.
Vi assicuro che non è piacevole trascorrere le ore di lavoro con una FFP2, una mascherina chirurgia, una tuta, una visiera, calzari, copricapo, 3 paia di guanti. Ore di lavoro interminabili, ore di lavoro che si passano sperando che la vestizione si avvenuta correttamente, ore di lavoro in cui devi trattenere la pipì, ore di lavoro in cui vedi solo gli occhi del tuo collega e solo se sei capace di leggere gli occhi capisci il suo umore reale, perché si sa gli occhi non mentono mai, ore di lavoro dove dici tra te e te “speriamo che non mi infetto.”
VE LO ASSICURO non è piacevole tornare a casa con i segni dei DPI sul volto; non è piacevole ricevere chiamate dai colleghi dove dicono “ho avuto L esito del tampone, sono positivo!”, dove improvvisamente cala lo sconforto. Non ero/ eravamo pronti a questo e forse non lo saremo mai; ma nonostante ciò andiamo avanti perché questo è il nostro mestiere il nostro amore Per La vita.
Questa non è una vocazione ma direi devozione alla vita, non sono nè un eroe, nè una supereroe, nè un angelo bianco con gli occhi azzurri; niente di tutto questo faccio tutto questo per amore del prossimo, faccio tutto questo per salvare più vite possibili.
Gli ospedali sono al collasso da pazienti COVID, Rispettate il nostro lavoro, abbiate cura di voi ,della vostra salute e della nostra; solo così potremmo dire con un bel sorriso stampato sul volto e senza mascherina “Ce L’abbiamo fatta!”
Domenica Lanzante- Infermiera
Ultimi articoli pubblicati
- Ospedali Galliera di Genova: avviso pubblico per reclutamento infermieri
- Como, sorpreso a giocare a calcio durante l’assenza dal lavoro per malattia: infermiere sospeso per 7 giorni
- Infermiere preso a pugni e collega colpita con la cornetta del telefono: notte da incubo all’ospedale di Macerata
- Trapianto “samaritano” di rene riuscito tra Padova, Bologna e L’Aquila
- Sla, individuato nuovo biomarcatore: è una proteina che riduce l’appetito
Lascia un commento