Per la 14enne, già afflitta da altre problematiche di salute, il coronavirus è risultato fatale. La madre: “Spero che la gente ignorante capisca l’importanza del vaccino”.
Non ce l’ha fatta, Martina Campanile, la 14enne che lottava contro il coronavirus da oltre mese all’ospedale Salesi di Ancona. Sin da subito aveva mostrato una grave insufficienza respiratoria, e a complicare il suo quadro clinico ha contribuito una sindrome genetica rarissima, per la quale era stata sottoposta anche a un trapianto di reni.
Purtroppo la sua immunodepressione non le ha consentito di vaccinarsi contro il Covid. E proprio per questo sua madre, Rita Scherillo, si era sfogata sui social, sottolineando la necessità che chi ha la fortuna di potersi vaccinare lo faccia, anche e soprattutto per proteggere chi altrimenti potrebbe non essere difeso. “Spero che la gente ignorante capisca che il Covid esiste, che è un mostro che ti può distruggere, e soprattutto chi è vaccinato deve capire che non bisogna abbassare la guardia”, ha detto.
E’ la stessa madre a spiegare che la febbre aveva raggiunto 41 quando i medici hanno ricoverato Martina, mercoledì 3 novembre. In casa c’era anche il fratellino, positivo, forse per un contagio a scuola: “Il mercoledì, di notte, ha iniziato a saturare male, la febbre era altissima e non scendeva neanche con la tachipirina, e quando i medici le hanno fatto le lastre ai polmoni, le ennesime, hanno visto che ormai erano andati”.
Quindi lo straziante racconto degli ultimi momenti: “Mia figlia è una bambina che lotta da quando è nata, è una combattente – ha detto –. All’inizio, quando le hanno iniziato la terapia sembrava stare bene, meglio, non aveva problemi respiratori. Si è aggravata all’improvviso, proprio per le sue problematiche. Ci siamo lasciate con un bacio. Le ho detto: ‘Mi raccomando, dimostra sempre quello che sei a tutti. Lei si è messa la mano sul cuore e me lo ha giurato”.
Così, invece, Alessandro Simonini, primario di Anestesia e rianimazione del Salesi: “È anche per proteggere persone come Martina che bisogna vaccinarsi. Le comorbidità di cui soffriva non hanno influito sul contagio e sul decorso post-infezione. L’unico fattore che potrebbe aver pesato è il trapianto di rene subito alcuni anni fa, ma la morte è dovuta esclusivamente al Sars-Cov2, non ad altre cause. Il polmone è stato letteralmente distrutto dall’infezione. Non abbiamo mai neppure sperato di poterla estubare: il polmone non si riprendeva, e più o meno due settimane fa abbiamo perso ogni speranza di recuperarlo”.
Redazione Nurse Times
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