Blitz della polizia in 16 città. Sotto inchiesta i più oltranzisti partecipanti alla chat di Telegram che incitava alla ribellione, minacciando anche il premier.
Da ieri mattina 17 attivisti del variegato mondo no vax e no Green Pass sono indagati dalla Procura di Torino con l’accusa di istigazione a delinquere, con l’aggravante del ricorso a strumenti telematici e istigazione a disobbedire alle leggi dello Stato. Sono alcuni di quelli che sul canale Telegram “Basta Dittatura” rivolgevano minacce a virologi, scienziati, giornalisti e persino al premier Mario Draghi. Ma anche ai comuni cittadini che hanno scelto di vaccinarsi, preferendo credere nella scienza e confidando nella prevenzione dei farmici. La ribellione si alimentava di appelli deliranti come “Impicchiamoli”, “Gambizziamoli”, “Uccidiamoli”, “Marciamo su Roma”, “Fuciliamoli”, “Blocchiamo autostrade e treni”.
L’indagine ha portato a perquisizioni in tutta Italia: 16 le città coinvolte, tra cui Ancona, Brescia, Cremona, Imperia, Milano, Pesaro Urbino, Pescara, Palermo, Pordenone, Roma, Salerno, Siena, Treviso, Trieste, Torino, Varese. Molti degli indagati sono già noti alle forze dell’ordine per aver aderito a posizioni estremiste e per reati come resistenza, furto, rapina, estorsione e droga. Altri, invece, sono incensurati. “Basta Dittatura”, nato con lo scoppio della pandemia, ha raccolto decine di migliaia di iscritti ed è diventato punto di riferimento e organizzativo di tutti i principali spazi web di protesta e promozione di eventi di piazza contro le norme anti-contagio. Il canale era già stato oggetto di un provvedimento giudiziario di sequestro, nonché della decisione di chiusura da parte della stessa società Telegram, in considerazione della gravità dei contenuti pubblicati.
Durante le perquisizioni una tanica di acido è stata sequestrata a Palermo, nell’abitazione di un no vax indagato dalla Procura di Torino. Sulla chat di Telegram l’uomo invitava a lanciare proprio bottiglie piene di acido contro le forze dell’ordine. A Siena, invece, la polizia ha sequestrato un passaporto nazifascista dell’epoca, mentre a Brescia e Cremona sono stati rinvenuti coltelli e una balestra. A Torino gli indagati sono tre, tra cui una donna di 43 anni, parrucchiera. Secondo gli inquirenti erano i più “oltranzisti”, anche durante le manifestazioni, con l’intento di radicalizzare la protesta.
Stando alle indagini della Digos di Torino e della polizia postale, la chat è “degradata via via” in uno spazio di odio permanente e di bacheca di “persistente incitamento commissione di gravi delitti”. Inoltre la “propagazione virale dei messaggi ha determinato inoltre consistenti disagi nella gestione dell’ordine e sicurezza pubblica delle piazze”. Secondo gli inquirenti, inoltre, “è caratterizzata da un persistente incitamento all’odio ed alla commissione di gravi delitti” e “la propagazione virale dei messaggi ha determinato consistenti disagi nella gestione dell’ordine e sicurezza pubblica delle piazze”.
Gli indagati, partecipando alla chat, istigando sistematicamente “all’utilizzo delle armi e a compiere gravi atti illeciti contro le più alte cariche istituzionali, tra cui il premier Mario Draghi”. Obbiettivi ricorrenti “sono stati inoltre le forze dell’ordine, medici, scienziati, giornalisti e altri personaggi pubblici, accusati di ‘asservimento’ e di ‘collaborazionismo’ con la ‘dittatura’ in atto”. Presa costantemente di mira con pesanti insulti “anche tutta quella parte di popolazione che, vaccinandosi e osservando le regole di protezione personale, ha accettato di rendersi ‘schiava’ dello Stato”.
Redazione Nurse Times
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