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Aggressioni in ospedale: per Coscioni avvengono solo per i medici. La nota dell’Opi di Salerno

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Aggressioni in ospedale: per Coscioni avvengono solo per i medici. La nota dell'Opi di Salerno
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È diventata una consueta e drammatica abitudine l’aggressione verbale o fisica nei confronti degli operatori sanitari per cui  è inarrestabile l’aumento esponenziale degli episodi di violenza contro gli stessi, medici ed infermieri, in particolare quelli la cui attività lavorativa si svolge nell’ambito dei servizi di emergenza – urgenza. 

Svolgendo attività sanitaria nei confronti di soggetti in condizioni di urgenza e di emergenza, i servizi di Pronto Soccorsosono quelli a maggior rischio di impatto con le aspettative ed i carichi emozionali dei pazienti e dei loro congiunti. 

Dalle ingiurie verbali alle percosse e alle spedizioni punitive anche di gruppo, è molto ricco e variegato il catalogo delle modalità e degli strumenti di offesa.

L’episodio che ha visto coinvolto il medico del P.O. S. Giovanni Bosco di Napoli ha ricevuto, giustamente, una vasta eco da parte di tutti gli organi di informazione e ha richiamato l’attenzione degli organi istituzionali, non ultimo, da parte del consigliere alla sanità del Governatore De Luca, Dr. Coscioni, che, nell’intervista pubblicata su un quotidiano del giorno 24 agosto u.s., ha espresso le proprie considerazioni sul fenomeno con esclusivo riferimento alla posizione del personale medico.

Nel merito, corre obbligo, da parte del sottoscritto, nella propria qualità di Presidente dell’O.P.I. – Ordine delle Professioni Infermieristiche di Salerno – e di componente del comitato centrale della FNOPI, sottolineare che, secondo la Federazione italiana delle aziende sanitarie e ospedaliere (Fiaso), ogni anno sono 3000 le aggressioni che si verificano in Italia contro i medici e il personale sanitario, prevalentemente infermieri, e tutto lascia ipotizzare e prevedere che il trend non cesserà di crescere, anche se la scarsa tendenza a denunciare le aggressioni rende ingannevole il dato ed il calo non può essere attribuito ad una maggiore presa di coscienza da parte dei cittadini oppure a campagne informative volte a tutelare l’incolumità degli operatori sanitari, riconoscendone la professionalità, il decoro e la loro indubbia utilità sociale per la collettività.

Il fenomeno si spiega sia perché al personale infermieristico è demandato il triage e, quindi, il primo approccio fisico con i pazienti, sia perché con loro egli   è in continuo contatto durante il periodo di degenza.

Non bastano le pessime condizioni di lavoro a cui gli infermieri sono costretti per incapacità organizzative, la quantità di aggressioni subite dal personale infermieristico che lavora in prima linea assume proporzioni indegne di un paese civile. 

Lo diciamo inascoltati da troppo tempo!

Se non si investe in prevenzione, attiva e passiva, la sicurezza del personale, specie nei PP.SS. e nelle strutture sanitarie in genere,  non potrà mai essere garantita adeguatamente.

Al riguardo, molto vi è da ridiresul silenzio della politica e sulla incapacità, da parte del legislatore, di ridefinire la normativa con la piena garanzia anche della certezza della pena in questi casi. 

Alla recrudescenza del fenomeno dovrebbe corrispondere una rivisitazione, in termini peggiorativi, per quanto riguarda le sanzioni penali e un aggiornamento, in ragione della sua carenza sull’argomento, dello stesso D.Lgs. 81/2008 –  Testo unico sulla salute e sicurezza sul lavoro – che non prevede in maniera esplicita i termini “aggressione e violenza”a danno degli operatori sanitari.

Lo stesso Documento di Valutazione del Rischio (DVR), obbligatorio in ogni azienda sanitaria, è un documento che andrebbe aggiornato per renderlo adeguato ai tempi e ad una realtà del mondo del lavoro che ormai presenta aspetti sempre più preoccupanti fino a configurarsi come una vera e propria emergenza sociale.

Peraltro se le aggressioni riguardano il personale, tutto,  va altresì precisato, secondo la giurisprudenza di legittimità creatasi, che l’Azienda è responsabile dell’aggressione subita dagli operatori se non dimostra di avere adottato nell’esercizio dell’impresa le misure che, secondo la particolarità del lavoro, l’esperienza e la tecnica, sono necessarie a tutelare l’integrità fisica e la personalità morale dei prestatori di lavoro ovvero anche le altre misure richieste in concreto «dalla specificità dei rischi connessi tanto all’impiego di attrezzi e macchinari, quanto all’ambiente di lavoro».

Certo, non mancano, sull’argomento, iniziative molto partecipate,  vista l’attualità dell’argomento e anche la crescita degli episodi di aggressione, sia fisica che verbale, cui gli operatori sanitari sono sottoposti in tutta Italia. 

Partecipando ad una di esse la presidente nazionale FNOPI, D.ssa Barbara Mangiacavalli ha avuto modo di dichiarare:Dobbiamo ricostruire un’alleanza con il cittadino, ma anche con altri soggetti, quali ad esempio i giornalisti perché una corretta informazione è fondamentale in una materia così importante e delicata.” 

Un segnale molto forte in difesa dei professionisti della salute e di tutti coloro che intervengono in soccorso delle persone in difficoltà che non è un invito, ma un vero e proprio appello, visto il ripetersi degli episodi di violenza contro gli operatori sanitari in tutta Italia.

Cosimo Cicia presidente OPI Salerno e componente del comitato centrale FNOPI

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