Più di una volta, a molti sarà capitato di sentir dire o di pronunciare questa frase. E se “mantenere le certezze” ci da una certa sicurezza, a volte rifiutare a tutti i costi i cambiamenti fa sfumare occasioni di crescita.
Negli ultimi anni il progresso della ricerca viaggia ad una velocità molto elevata, grazie sia a chi si dedica a tale attività, sia alla crescente accessibilità alle risorse delle banche dati.
E ovviamente la buona pratica infermieristica è influenzata da tutto questo, non per nulla si parla di EBN: ed ecco che frequentemente compaiono nuove linee guida, protocolli, istruzioni operative, i libri vengono “stravolti” ed è richiesto un frequente Update del professionista intellettuale.
Ma spesso le nuove indicazioni non trovano strada facile per essere applicate e si scontrano con la celebre frase: “Abbiamo sempre fatto così”; già, perché cambiare abitudini è faticoso e uscire dalla propria zona di comfort è sempre molto difficile.
Vista la mia passione per la distopia e l’ucronia, mi sono trovato ad estremizzare, pensando quanto questo atteggiamento possa precluderci la possibilità di lavorare meglio e di ottenere migliori outcome.
Torniamo indietro di qualche anno, nemmeno troppi e proviamo a immaginare.
Siamo in reparto, stiamo pulendo le siringhe, sono di vetro e a stantuffo, una grandissima innovazione rispetto a quelle pesantissime fatte d’argento e che da quasi 50 anni sono utilizzate nel mondo.
Prepariamo il bollitore elettrico dove sterilizzarle: anche questo è il top della tecnologia e poi passiamo ad occuparci degli aghi, avendo cura di appuntirli bene.
Un giorno arriva un tipo a presentarci una novità: le siringhe monouso di plastica!
Ecco, adesso immaginiamo che quel poverino sia stato travolto da un seguito di:
“ma a che servono?”
“Ma davvero dobbiamo buttarle dopo che le usiamo? Che spreco!”
“guarda come sono belle queste di vetro! E sono facilissime da pulire e poi… sono 50 anni che facciamo così!”
E magari quel poverino desisteva e oggi saremmo ancora qui a far bollire gli aghi. Potremmo andare avanti citando i tanti cambiamenti, grandi e piccoli, in qualsiasi ambito della nostra professione (dal percorso formativo, all’organizzazione interna dei reparti, al modus operandi e così via…).
D’accordo forse sto esagerando con la fantasia, so bene che le cose non sono e non sarebbero potute andare così; tuttavia quando ci viene spontaneo guardare di traverso una novità o un cambiamento, magari giova ricordarci che per tanti anni si sono fatte cose che adesso ci sembrano assurde, ma che all’epoca erano all’avanguardia, e proviamo a pensare che “Abbiamo sempre fatto così” non può essere la risposta a tutto.
D’altronde “L’infermiere fonda il proprio operato su conoscenze validate e aggiorna saperi e competenze attraverso la formazione permanente, la riflessione critica sull’esperienza e la ricerca. Progetta, svolge e partecipa ad attività di formazione. Promuove, attiva e partecipa alla ricerca e cura la diffusione dei risultati” e “riconosce il valore della ricerca, della sperimentazione clinica e assistenziale per l’evoluzione delle conoscenze e per i benefici sull’assistito”.
[cfr. Codice Deontologico dell’Infermiere 2009, art.11-12] ed è questo che fa di noi dei professionisti intellettuali.
Fabio Fedeli
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