Francesco, 65 anni, ex infermiere, ha parlato a Fanpage.it della scelta di lasciare l’Italia e inseguire un’altra vocazione in Sud America.
“Mi sono licenziato nel 2010, lavoravo come infermiere, laureato magistrale con 110 e lode, ma ero sottopagato e trattato come un numero. Sono emigrato in Cile, dove sono riuscito a diventare un imprenditore agricolo”. A parlare a Fanpage.it è Francesco, 65 anni, che diversi anni fa ha deciso di cambiare vita.
La nuova vita in Cile
Inizialmente intenzionato a continuare il lavoro da infermiere in Cile, ha scelto un settore completamente diverso, anche grazie agli aiuti a fondo perduto del governo locale: “La procedura è stata davvero semplice: è bastato presentare un foglio con il progetto e dopo tre mesi sono arrivati questi contributi. Abbiamo sfruttato tutto per costruire, impiantare e comprare i macchinari. Oggi siamo sui 130 ettari, e stiamo ancora crescendo”.
Con la sua azienda Francesco dà lavoro a una decina di dipendenti e produce nocciole per un’azienda italiana, leader mondiale nel settore dolciario, che a sua volta ha investito nel Paese: “In Italia, prima di diventare infermiere, lavoravo nella ristorazione. Avevo già un’impronta imprenditoriale e anche la passione per l’agricoltura”.
La precedente vita da infermiere in Italia
Francesco ha lavorato dieci anni come infermiere in Italia, “ma tutto lo studio mi sembrava davvero buttato al vento, non era valorizzato in Italia e mi sembra che le cose stiano anche peggiorando”. E aggiunge: “Prendevo uno stipendio che in dieci anni non è mai cresciuto, con un’inflazione e un costo della vita che invece continuavano a salire. In 15 giorni mi rimaneva in mano poco o niente: una follia. Adesso guadagno 20 volte di più”.
Sempre Francesco: “In Italia ho lavorato anche nel settore della ristorazione, ma ho smesso a causa della burocrazia. Ho preso la laurea dopo aver chiuso la mia attività. Credevo che quello della sanità fosse un mondo sano, ma mi sbagliavo. Il lavoro di infermiere mi piaceva davvero, tant’è che pensavo di farlo anche in Cile, dove gli infermieri sono ben pagati in rapporto al costo della vita. In Italia, invece, vivevo con quattro soldi ed ero trattato come un numero. Non c’era meritocrazia. Ho pensato che il mio Paese non mi meritava”.
Redazione Nurse Times
Fonte: Fanpage.it
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