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Questione infermieristica, De Palma (Nursing Up): “Serve una politica lungimirante per valorizzare i professionisti italiani”

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“L’emergenza infermieristica è un problema ben noto e alimentato dalle scelte incoerenti della politica. In Italia siamo fermi al palo per la mancanza dei doverosi riconoscimenti a tutte le professioni sanitarie ex Legge 43, in particolare a infermieri e ostetriche”. Esordisce così Antonio De Palma, presidente del sindacato Nursing Up, in un’intervista esclusiva rilasciata a Nurse Times sul tema della questione infermieristica.

E prosegue: “Nonostante le disposizioni che negli ultimi decenni hanno portato la formazione di infermieri e ostetriche a livelli universitari, non c’è stato di pari passo un aggiornamento dell’organizzazione e dei contratti tale da bilanciare le nuove responsabilità di questi professionisti. Ciò ha creato una situazione di insofferenza per il mancato riconoscimento, soprattutto in termini economici. Di fronte a questa situzione la politica non trova di meglio da fare che proporre provvedimenti spot, senza alcun effetto sulla valorizzazione del personale”.

E allora cosa succede? “Succede che gli infermieri in servizio da tempo tendono ad andare in pensione anticipatamente, mentre quelli giovani, che si sono appena affacciati al mondo del lavoro, si lasciano solleticare dalle lusinghe di Paesi esteri, dove possono percepire stipendi di gran lunga superiori. Se invece scelgono di restare, talvolta abbandonano il pubblico per il privato. E questo fenomeno impatta sull’accesso ai corsi universitari, come dimostra il crollo delle domande di iscrizione a Infermieristica”.

Insomma, è la ben nota questione della scarsa attrattività della professione, per la quale De Palma ha una ricetta ben precisa: “Da un lato è necessaria un’integrazione dgli stipendi per almeno 500-700 euro al mese. Dall’altro bisogna mettere gli infermieri nelle codizioni di operare secondo le loro elevate potenzialità. Inoltre bisogna introdurre la libera professione per infermieri e ostetriche, così come è stata introdotta per i medici, visto che i professionisti sanitari hanno pari dignità. E poi servono provvedimenti concreti per arginare il fenomeno delle aggressioni in corsia”.

E ancora: “Bisogna confermare ciò che abbiamo chiesto con la sottoscrizione dell’ultimo Contratto, ossia l’apertura dell’area di elevata qualificazione agli infermieri, al fine di creare quel percorso di carriera previsto per altri dipendenti. E bisogna togliere dall’area di elevata qualificazione i professionisti sanitari con laurea magistrale, che nulla hanno a che vedere con il Ccnl del comparto, inserendoli in un’area dirigenziale con un contratto diverso. Se non si ha la lungimiranza per fare questo, non si potrà creare l’approdo di carriera a cui infermieri e osteriche legittimamente aspirano. Così si rende la professione appetibile”.

Ultima considerazione dedicata al reclutamento di infermieri stranieri. Per De Palma si tratta di una soluzione tampone che non giova alla causa della professione: “E’ uno di quei provvedimenti spot a cui alludevo prima. Si tratta di lavoratori culturalmente lontanissimi dalla nostra realtà, reclutati con stipendi superiori a quelli che percepiscono nei loro Paesi di origine, spesso molto disagiati, e inseriti nella nostra organizzazione in forza di corsi molto brevi, con titoli di studio che non garantiscono le competenze previste dalla normativa europea. Per non parlare delle difficolta di comunicazione: come si può pensare che questi infermieri riescano a svolgere compiti estremamente delicati, se nemmeno conoscono la lingua italiana?”.

Allora qual è, in definitiva, la proposta di Nursing Up per risolvere la questione infermieristica? “Ribadisco: bisogna valorizzare i nostri lavoratori con politiche più lungimiranti – conclude De Palma -. Come? Revisionando i contratti con le risorse che abbiamo chiesto, e magari riconoscendo un premio di ingaggio per gli infermieri assunti. In questo modo l’Italia smetterebbe di essere un serbatorio di professionsti per l’estero e, al contrario, diventerebbe un punto di riferimento per gli altri infermieri europei, che verrebbero volentieri a lavorare da noi, condividendo un background che gioverebbe all’assistenza”.

Redazione Nurse Times

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