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Un team del KAIST ha messo a punto una tecnologia che riconverte le cellule di carcinoma del colon in cellule “normali”, promettendo terapie meno tossiche; risultati ancora preclinici.
Un gruppo di ricerca del Korea Advanced Institute of Science and Technology (KAIST) ha descritto una tecnologia che non uccide le cellule tumorali ma ne modifica lo stato molecolare, riportandole a un profilo simile a quello delle cellule normali. La scoperta, pubblicata su Advanced Science, è stata validata su linee cellulari di colon e in modelli animali e rappresenta una nuova direzione nella ricerca oncologica: la reversione del cancro anziché la distruzione.
Introduzione: perché questa notizia è rilevante per sanità e medicina
Negli ultimi decenni, le terapie oncologiche si sono concentrate sull’eliminazione delle cellule tumorali mediante chirurgia, chemioterapia o radioterapia. La nuova strategia proposta dal team del KAIST punta invece a reimpostare il “programma” genetico delle cellule maligne, con potenziali vantaggi in termini di minore tossicità, terapie personalizzate e ridotto rischio di recidiva. Questa notizia è di particolare interesse per chi segue notizie, attualità e news nel campo della sanità, medicina e salute.
Il lavoro del KAIST: metodologia e risultati principali
Il gruppo guidato dal prof. Kwang-Hyun Cho ha sviluppato una pipeline computazionale e sperimentale che:
- crea un “digital twin” del network genico di cellule normali durante la differenziazione;
- individua fattori di controllo (master regulators) in grado di guidare la cellula verso uno stato non maligno;
- applica questi fattori alle cellule tumorali di colon per verificarne la reversione sia a livello trascrittomico sia funzionale.
Secondo il comunicato KAIST, la regolazione di tre geni chiave (tra cui HDAC2, FOXA2 e MYB) ha ridotto la proliferazione di tre linee cellulari di colon e ha mostrato effetti positivi in modelli murini. I ricercatori hanno inoltre confrontato i profili di espressione di oltre 400 pazienti affetti da carcinoma del colon per validare le somiglianze tra cellule revertite e tessuto normale.
«Il fatto che le cellule tumorali possano essere convertite nuovamente in cellule normali è un fenomeno sorprendente», ha dichiarato il prof. Kwang-Hyun Cho, sottolineando l’importanza del metodo sistematico sviluppato dal team.
Contesto scientifico e precedenti
La nozione che cellule mutate possano tornare a uno stato “normale” non è del tutto nuova: la letteratura scientifica ha esplorato il concetto di cancer reversion e di controllo delle traiettorie di differenziazione cellulare. Studi e review precedenti avevano suggerito che, modificando le reti geniche, sia possibile spostare lo stato cellulare lontano dalla malignità. Il lavoro del KAIST fornisce però una strategia integrata — combinando singola-cell transcriptomica, modellizzazione e verifica sperimentale — con risultanze concrete su colon cancer.
Altri gruppi, come ricercatori dello St. Jude Children’s Research Hospital, hanno riportato casi in cui la manipolazione di specifiche proteine ha portato alla reversione di cellule tumorali aggressive in modelli sperimentali, confermando che la strada è esplorata a livello internazionale.
Implicazioni cliniche e limiti attuali
Potenziali vantaggi:
- Minore tossicità rispetto a chemioterapia e radioterapia, con meno danni ai tessuti sani.
- Medicina personalizzata: l’approccio può essere adattato alle specifiche traiettorie geniche del paziente.
- Riduzione del rischio di recidiva se il microambiente e il sistema immunitario riconoscono e mantengono lo stato non-maligno.
Limiti e sfide:
- È essenzialmente ricerca preclinica: i risultati sono stati ottenuti su linee cellulari e modelli animali; la traduzione clinica richiederà molteplici fasi di validazione e trial clinici controllati.
- Rischi regolatori e di sicurezza: intervenire su network genici complessi può avere effetti off-target; sarà necessario dimostrare sicurezza a lungo termine.
Redazione NurseTimes
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