Un team internazionale guidato da Northwestern University (Usa) e Soochow University (Cina) ha costruito il primo rivelatore a base di perovskite in grado di catturare singoli raggi gamma per l’imaging SPECT con una precisione da record. Il nuovo strumento potrebbe rendere le comuni tecniche di imaging in medicina nucleare più nitide, veloci, economiche e sicure. Il relativo studio è stato pubblicato su Nature Communications.
I medici si affidano alle scansioni di medicina nucleare, come la SPECT, per osservare il battito cardiaco, monitorare il flusso sanguigno e individuare malattie nascoste nelle profondità del corpo. Ma gli scanner odierni dipendono da rilevatori costosi e difficili da realizzare. Da qui la necessità di dotare gli ospedali di un’alternativa che consenta diagnosi più accurate e meno invasive per i pazienti.
Il nuovo rivelatore funziona in base a un principio simile ai sensori delle fotocamere degli smartphone, utilizzando una struttura pixelata che cattura ogni singolo raggio gamma come un pixel di luce. Yihui He, co-autore dello studio e professore all’Università di Soochow, ha guidato lo sviluppo dell’architettura del dispositivo e l’ottimizzazione dell’elettronica di lettura multicanale.
I risultati degli esperimenti hanno superato le aspettative: il rivelatore è riuscito a distinguere raggi gamma di diverse energie con una risoluzione mai ottenuta fino ad oggi. Durante i test con il tecnezio-99m, un tracciante radioattivo comunemente utilizzato nella pratica clinica, il dispositivo ha dimostrato una sensibilità straordinaria, riuscendo a separare sorgenti radioattive minuscole, distanziate di pochi millimetri,
Le implicazioni pratiche di questo innovativo rivelatore sono notevoli. Grazie alla maggiore sensibilità dei rivelatori a perovskite i pazienti potrebbero beneficiare di tempi di scansione più brevi e dosi di radiazione ridotte. La stabilità del sistema garantisce inoltre che quasi tutto il segnale del tracciante venga raccolto senza perdite o distorsioni, migliorando significativamente la qualità diagnostica.
Dal punto di vista economico, inoltre, la produzione di questo rivelatore risulta più semplice e meno costosa rispetto alle tecnologie attuali. “Il nostro approccio non solo migliora le prestazioni dei rivelatori, ma potrebbe anche ridurre i costi – sottolinea Yihui He -. Ciò significa che più ospedali e cliniche potrebbero eventualmente avere accesso alle migliori tecnologie di imaging“.
La nuova tecnologia non rimarrà confinata nei laboratori universitari. Actinia Inc., una società spin-off della Northwestern University, sta già lavorando per commercializzarla, in collaborazione con partner del settore dei dispositivi medici. L’obiettivo è portare i rivelatori a perovskite dai laboratori di ricerca direttamente negli ospedali, rendendo disponibile imaging nucleare di alta qualità a un costo accessibile.
Redazione Nurse Times
Fonte: Nature Communications
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