Riceviamo e pubblichiamo un comunicato stampa del sindacato Nursing Up.
L’Italia si scopre teatro di un esperimento inquietante: affidare la cura dei pazienti più fragili – anziani, cronici, disabili – a una nuova figura “ibrida”, definita assistente infermiere e introdotta dal DPCM del 23 giugno 2025, in attuazione dell’Accordo Stato-Regioni n. 176/CSR del 3 ottobre 2024.
Un provvedimento pensato e costruito nei tavoli tecnici delle Regioni, da apparati amministrativi che da anni gestiscono la sanità pubblica con lenti aziendalistiche e logiche emergenziali. Un documento redatto in gergo da manuale tecnico, che rischia però di generare sul campo effetti drammatici. La politica, finora troppo silenziosa, ha ancora la possibilità di correggere la rotta e impedire che l’assistenza sanitaria italiana venga dequalificata con una scorciatoia pericolosa.
Un provvedimento pericoloso, costruito a tavolino da chi non vive affatto la dura realtà dei reparti
“È surreale – attacca il presidente nazionale Nursing Up, Antonio De Palma – leggere che l’Allegato 1, Lettera A dell’Accordo Stato-Regioni, rubricato testualmente come ‘Competenze, abilità minime e conoscenze essenziali dell’assistente infermiere’, elenca una serie di attività sanitarie e assistenziali che nella pratica comprendono gran parte di ciò che oggi garantisce l’infermiere laureato: dalla somministrazione di farmaci alla cura delle stomie, fino all’assistenza di pazienti cronici, psichiatrici e terminali.
E ancora: “Questo impianto è il frutto di una visione burocratica, fredda, distante dalla realtà assistenziale quotidiana, dove le decisioni si assumono tra faldoni e matrici Excel, e non nei reparti, nelle Rsa, sul territorio. Se queste sono le abilità minime, ci si domanda legittimamente quali possano essere le massime, e soprattutto chi e come stabilisca i confini. Il rischio, già concreto, è che si crei una zona grigia di sovrapposizioni, abusi di ruolo e ambiguità operative. Con buona pace della sicurezza del cittadino.»
Il contesto demografico lo impone: serve più professionalità, non meno
L’Italia è tra i Paesi con la più alta percentuale di anziani in Europa. Oltre il 22% della popolazione ha più di 65 anni, con oltre il 50% degli ultra 75enni affetti da almeno una patologia cronica. Serve più formazione, più specializzazione, più assunzioni. Invece si aggira il problema creando figure a basso costo con 500 ore di formazione (200 di teoria, 300 di pratica) per svolgere mansioni delicate che richiedono anni di studio universitario.
Il paradosso: “assistente di chi”, se alla fine gli infermieri non ci sono?
La carenza strutturale di personale infermieristico è ormai un’emergenza: in Italia mancano oltre 175mila infermieri rispetto agli standard europei. Reparti sguarniti, sanità territoriali abbandonate a se stesse, operatori allo stremo.
“L’assistente infermiere – prosegue il presidente Nursing Up – non è altro che un escamotage, un tentativo pasticciato di riempire i buchi lasciati da anni di mancata programmazione. Ma come si può pensare di supervisionare qualcuno, se non ci sono nemmeno abbastanza infermieri a cui affidare la missione di supervisionare?”.
Le richieste di Nursing Up
Nursing Up non resterà a guardare. Chiede:
- Il ritiro immediato, del Dpcm del 23 giugno e la sospensione dell’attuazione dell’Accordo Stato-Regioni.
- Un piano straordinario di assunzioni di infermieri laureati, realmente capaci di gestire la complessità clinico-assistenziale.
- L’apertura urgente di un tavolo nazionale con le professioni sanitarie per ridisegnare un sistema credibile, sicuro, umano.
Ultima domanda: la Fnopi cosa fa?
“Tace? Condivide? Dissente? Non è più tempo di silenzi, né di diplomazie. Le Regioni procedono spedite verso un modello discutibile. La Fnopi intende difendere la professione infermieristica o limitarsi a prenderne atto?”. Nursing Up è pronto a ogni azione, anche sul piano giudiziario nazionale e internazionale, per bloccare un provvedimento che nasce male e rischia di finire peggio.
Redazione Nurse Times
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