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Truffa al Ssn: arrestati medici dell’Asl Napoli 1 Centro, titolari di imprese funebri e impiegati comunali

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Al termine di una complessa attività investigativa, coordinata dalla Seconda Sezione della Procura della Repubblica di Napoli, i militari del Nas di Napoli hanno dato esecuzione a un’ordinanza applicativa della misura cautelare in carcere e arresti domiciliari emessa dal giudice per le Indagini preliminari nei confronti di 69 persone (18 in carcere e 51 arresti domiciliari), tra cui medici dipendenti dell’Asl Napoli 1 Centro, titolari di imprese funebri e impiegati del Comune di Napoli, gravemente indiziati dei reati di associazione per delinquere finalizzata alla corruzione, truffa ai danni del Servizio sanitario nazionale, falso materiale e ideologico commessi da pubblici ufficiali in atto pubblico, in certificati o autorizzazioni amministrative, falsità ideologica commessa dal privato, peculato e concussione.

Le indagini hanno consentito di accertare la sussistenza di tutta una serie di elementi che
delineano un grave quadro indiziario in ordine all’esistenza di un vincolo di natura associativa tra i vari indagati stabile e duraturo nel tempo, quali:

  • la presenza di numerosi associati identificati nel corso delle indagini;
  • l’invariabilità del locus commissi delicti;
  • la reiterazione del modus operandi nella realizzazione delle condotte criminose, che si concretizzano sempre con le medesime modalità;
  • la durata della condotta illecita (si consideri che l’indagine ha visto gli indagati avvicendarsi praticamente senza soluzione di continuità nel sovrintendere a tutte le attività necessarie a raggiungere lo scopo ultimo dell’organizzazione: la commissione di un numero indeterminato di reati in materia di pubblica amministrazione);
  • una ripartizione dei compiti ben definita e prede terminata tra i diversi indagati, con integrazione e alternanza dei ruoli.

Gli elementi di prova a carico dei diversi associati in relazione ai fatti oggetto di imputazione hanno consentito di acquisire gravi indizi in merito all’operatività del sodalizio criminoso oggetto
d’imputazione.

L’organizzazione criminale, diretta e organizzata da dirigenti medici mediante un preciso modus operandi e con compiti e attività ben collaudate, ha creato una vera e propria rete, composta da:

  • referenti di varie imprese funebri operanti sul territorio cittadino;
  • procacciatori gravitanti nel mondo dell’invalidità civile, appartenenti a patronati, CAF, agenzie private;
  • dipendenti pubblici, in particolare soggetti in servizio presso l’Ufficio Cimiteriale e l’ufficio Anagrafe del Comune di Napoli

In particolare si è accertato che i dirigenti medici, al fine di garantirsi un notevole guadagno, hanno messo, a fronte del pagamento di una somma di denaro, stabilita in base ad uno specifico tariffario, i seguenti atti pubblici:

  • Certificati necroscopie in cui viene attestalo faIsamente che il medico legale ha constatato il decesso presso il domicilio del defunto, mentre in realtà l’intera documentazione viene redatta, sottoscritta e consegnala agli impresari funebri dal medico legale, direttamente negli uffici del D.S. 24 di Napoli via Chiatamone 33, previo il pagamento di una somma in denaro, stabilita in base alla tipologia di certificazione da redigere. Tale illecita procedura consente agli impresari funebri di avviare celermente tutte le procedure funerarie, comprese le cremazioni, senza eseguire il previsto prelievo del Dna, senza l’autorizzazione scritta dei congiunti del defunto, talvolta senza rispettare le competenze giurisdizionali del D.S. 24.
  • Certificazioni mediche attestanti false palologie, che consentono ai sinoli cilladini di ottenere indebitamente il beneficio del contrassegno per il parcheggio dei veicoli destinati al trasporto di invalidi.

Le attività investigative hanno consentito di acquisire gravi indizi di truffa in merito alle condotte degli imprenditori operanti nel settore delle pompe funebri, i quali, a seguito del versamento di somme di denaro a titolo di tangente, denaro che poi successivamente viene addebitato al privato sotto forma di costo del servizio funerario fornito, ottengano per i propri clienti il rilascio da parte dei medici legali del Distretto Sanitario 24 del certificato necroscopico, senza che venga effettuata la visita domiciliare e nel caso di cremazione, provvedendo direttamente a effettuare i prelievi di Dna richiesti dalla normativa in materia.

Soprattutto dall’attività di intercettazione ambientale effettuata all’interno degli Uffici del Distretto
Sanitario 24 è emerso che il funzionario medico provvede alla redazione della certificazione necroscopica direttamente nel suo ufficio, dove si recano i referenti delle diverse pompe funebri con tutta la documentazione necessaria, referenti nelle cui mani vengono poi consegnate le certificazioni false dopo essere state sottoscritte dal medico. Tale sistema consentirebbe alle ditte di avviare celermente tutte le procedure funerarie, comprese le cremazioni, potendo così offrire alla clientela un servizio più rapido ed efficiente.

Gli accertamenti hanno fatto emergere gravi indizi anche in relazione alle condotte dei dipendenti comunali, i quali svolgerebbero un ruolo cruciale all’interno dell’organizzazione criminale in quanto gli stessi, in qualità di “Ufficiali di Stato Civile”, previo il pagamento di una somma in denaro o la ricezione di altri benefici, violando in modo sistematico le normative vigenti:

procederebbero al rilascio irregolare di autorizzazioni, in particolare autorizzazioni al trasporto e alla cremazione di salme sulla base di certificati medici falsi o comunque emessi in violazione delle procedure previste, senza una effettiva verifica del decesso presso il domicilio del defunto;

ometterebbero ogni forma di controllo: in particolare, in svariate occasioni, non hanno verificato la genuinità delle firme apposte dai congiunti sulle autorizzazioni alla cremazione, in quanto la stessa non avveniva alla loro presenza (art. 79 DPR 285/90), consentendo così la falsificazione di tali documenti;

si renderebbero responsabili di divulgazione di informazioni riservate, in particolare spessissimo hanno informato gli impresari funebri in merito all’esistenza di indagini a loro carico, consentendo loro di adottare misure per ostacolare l’attività investigativa;

porrebbero in essere numerosi accorgimenti tesi ad inquinare le prove e a consentire la reiterazione dei reati: in particolare, in più occasioni, hanno adottato condotte volte ad inquinare le prove ed a reiterare i comportamenti illeciti attraverso la falsificazione dei documenti relativi alle dichiarazioni fomite dai congiunti dei defunti sulle autorizzazioni alla cremazione, nonché comportamenti volti a ostacolare l’attività investigativa, come la mancata collaborazione e la fornitura di informazioni false alla polizia giudiziaria delegata alle indagini.

Gravi indizi sono ancora emersi a carico di diversi soggetti che, attraverso false certificazioni emesse da uno dei medici indagati, avrebbero ottenuto dal Comune di Napoli l’emissione di contrassegni per il parcheggio disabili a favore di persone prive di problemi di deambulazione. Ai cinque medici indagati è stato altresì contestato il reato di truffa aggravata in quanto gli stessi si sarebbero assentati ingiustificatamente dal posto di lavoro, attestando falsamente la propria presenza in servizio.

Nel corso dell’esecuzione sono stati rinvenuti e sequestrati:

  • 50mila euro nella disponibilità dei medici dell’Asl Napoli 1 Centro;
  • circa 10mila euro nella disponibilità dei dipendenti dell’Ufficio Cimiteriale di Napoli;
  • tre autovetture, sequestrate per equivalente ai medici indagati per il delitto di corruzione;
  • certificati necroscopici e kit per il prelievo del Dna nella disponibilità dei dipendenti delle imprese di pompe funebri.

Redazione Nurse Times

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