Un recente studio giapponese ha analizzato l’importanza del sonno notturno, rivelando che chi riposa meno di 12 volte di notte nell’arco di 30 giorni mostra livelli di fatica più elevati e maggiori difficoltà di recupero rispetto a chi ha più occasioni di dormire nelle ore notturne. Se ne deduce che il lavoro a turni può avere un impatto significativo sulla salute e sulla sicurezza. Dormire di notte, quando possibile, è dunque fondamentale per ridurre stress, fatica e incidenti sul lavoro. Una tematica, questa, che riguarda da vicino gli infermieri.
Gli esperti concordano sul fatto che non basta evitare i rientri rapidi, ovvero i turni troppo ravvicinati con meno di 11 ore di riposo tra l’uno e l’altro. Sebbene tale pratica sia ormai riconosciuta come essenziale per la sicurezza, lo studio suggerisce che è altrettanto cruciale garantire un numero adeguato di notti di sonno al mese. La qualità del riposo notturno, infatti, è superiore a quella del riposo diurno, e permette un recupero più efficace dal punto di vista fisico e mentale. Una corretta pianificazione dei turni dovrebbe pertanto considerare non solo la durata del riposo, ma anche il momento in cui avviene.
L’indagine, condotta su 526 infermieri, ha richiesto ai partecipanti di registrare la durata del proprio sonno ogni giorno per un mese. I dati sono stati analizzati utilizzando strumenti scientifici come: l’inventario dei sintomi di stanchezza eccessiva (EFSI), che aiuta a individuare segnali precoci di rischio legati al superlavoro; l’indice di qualità del sonno di Pittsburgh (PSQI), utile per misurare i disturbi del sonno; il numero di near miss (quasi incidenti), cioè eventi che avrebbero potuto causare danni a un paziente. I risultati confermano che la fatica e il rischio di errori aumentano quando il numero di notti di sonno è insufficiente, anche se il totale delle ore di riposo sembra adeguato.
Le ricerche in tema di lavoro a turni si sono finora concentrate sulla durata dei turni, sul sistema di rotazione e sugli orari. Tuttavia c’è ancora poca attenzione sul come gestire il tempo libero dal lavoro in modo efficace. Uno degli aspetti chiave è il concetto di “sonno di ancoraggio”, secondo cui mantenere un nucleo stabile di sonno notturno può aiutare il corpo a preservare il ritmo circadiano, anche in presenza di turni irregolari.
Secondo gli autori dello studio, è quindi necessario un cambio di approccio: non basta concedere periodi di riposo; bisogna garantire che tali periodi includano un numero adeguato di notti di sonno effettivo. Inoltre non bisogna trascurare il legame tra carenza di sonno e problemi di salute a lungo termine, come il rischio di malattie croniche o l’aumento delle assenze per malattia. In definitiva, adottare una gestione più consapevole dei turni potrebbe essere fondamentale per migliorare la sicurezza degli infermieri e la qualità dell’assistenza ai pazienti
Redazione Nurse Times
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