Una recente proposta di emendamento alla Legge di Bilancio, firmata dall’onorevole Marta Schifone (Fratelli d’Italia), ha riacceso il dibattito sul riconoscimento economico della formazione specialistica per le professioni sanitarie non mediche. Veterinari, odontoiatri, farmacisti, biologi, chimici, fisici e psicologi potrebbero finalmente beneficiare di borse di studio durante la loro formazione post-laurea, con un contributo iniziale di 500 euro mensili. Un passo avanti importante, ma non privo di critiche.
Borse di studio per le professioni sanitarie non mediche
Il provvedimento, che punta a ridurre il divario rispetto agli specializzandi medici, sarebbe finanziato attraverso il recupero delle borse di studio mediche non assegnate o abbandonate, indirizzandole alle categorie escluse dal sistema di retribuzione. Si tratta di un intervento atteso da anni, che mira anche a incentivare specializzazioni mediche meno attrattive, come l’emergenza-urgenza e le discipline di laboratorio.
Infermieri e ostetriche esclusi: la denuncia del NurSind
Nonostante il valore dell’iniziativa, l’esclusione di infermieri e ostetriche ha sollevato un coro di proteste. Antonio Saldi, dirigente sindacale del NurSind, ha definito la situazione “una disparità insopportabile”.
“Questi professionisti, che costituiscono la spina dorsale del sistema sanitario, sono costretti a sostenere interamente i costi della propria formazione avanzata, senza alcun sostegno economico. Eppure, la formazione specialistica è sempre più richiesta per garantire cure sicure e di qualità”, ha dichiarato Saldi.
Gli infermieri che decidono di specializzarsi lo fanno attraverso master universitari o corsi di alta formazione, spesso con costi elevati e senza alcuna tutela economica, fatta eccezione per le 150 ore previste dal diritto allo studio. “La formazione post-base dovrebbe essere riconosciuta e sostenuta dallo Stato, al pari di quella degli altri professionisti sanitari”, ha aggiunto.
La battaglia del NurSind: quattro richieste per colmare il divario
Il sindacato infermieristico ha avanzato al governo quattro proposte chiave per sanare questa disparità e garantire equità tra le professioni sanitarie:
- Retribuzione della formazione specialistica: anche infermieri e ostetriche dovrebbero ricevere un contributo economico durante il percorso formativo.
- Rimborso dei costi formativi: i master universitari e i corsi specialistici dovrebbero essere resi accessibili attraverso sistemi di finanziamento o rimborso.
- Riconoscimento economico delle competenze: chi completa una specializzazione dovrebbe ottenere un aumento dello stipendio base, come accade per altre categorie sanitarie.
- Riforma strutturale della formazione post-base: è necessario un intervento sistemico per garantire che la formazione avanzata degli infermieri sia supportata e valorizzata.
La riflessione: dignità professionale e diritto alla salute
Investire nella formazione degli infermieri non è solo una questione di giustizia per i professionisti, ma riguarda il diritto alla salute di tutti i cittadini. Infermieri e ostetriche rappresentano il cuore pulsante del sistema sanitario, garantendo quotidianamente assistenza e continuità delle cure. La mancata valorizzazione di queste figure rischia di impoverire il servizio sanitario nazionale, con ricadute dirette sulla qualità dell’assistenza.
In un sistema sanitario in crisi, che deve affrontare carenze di personale e crescente complessità delle cure, non è più accettabile trascurare chi lavora in prima linea. “La battaglia per il riconoscimento della formazione specialistica non è solo economica, ma anche una questione di dignità professionale e di qualità delle cure”, ha concluso Saldi.
Un’occasione per cambiare
La proposta di emendamento è un passo avanti per molte categorie, ma rischia di accentuare le disuguaglianze tra professionisti. Per il NurSind, questa è un’occasione storica per includere anche infermieri e ostetriche in una riforma che finalmente riconosca l’importanza della loro formazione avanzata.
Investire in tutte le professioni sanitarie significa investire nella salute collettiva, rendendo il sistema più equo ed efficiente. Non ci può essere un servizio sanitario di qualità senza il pieno riconoscimento del ruolo centrale degli infermieri.
Redazione Nurse Times
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