Le professioni sanitarie, come quelle degli OSS (Operatori Socio Sanitari) e degli infermieri, affrontano oggi sfide crescenti e complesse. Tra aggressioni verbali e fisiche da parte dei familiari dei pazienti, aspettative spesso irrealistiche, e una retribuzione inadeguata che rende poco attrattivo questo percorso professionale, il settore è in una crisi che richiede interventi urgenti. A parlarne è Salvatore Ceparano, Componente di Segreteria Aziendale della UIL FPL presso l’Ospedale Policlinico San Martino di Genova.
Aggressioni negli ospedali: quando la tensione si trasforma in conflitto
Il fenomeno delle aggressioni negli ospedali, perpetrato soprattutto dai familiari dei pazienti, è una delle sfide principali che OSS e infermieri devono affrontare quotidianamente. Questi episodi sono spesso legati a un sistema sanitario che fatica a rispondere adeguatamente alle esigenze dei cittadini, creando così frustrazione nei pazienti e nei loro cari. La carenza di personale e di risorse, oltre a lunghe liste di attesa, genera tensioni che poi si scaricano sul personale sanitario in prima linea, lasciato a gestire una pressione emotiva che spesso va ben oltre le proprie responsabilità.
Un lavoro che non attira: meno Iscritti nelle facoltà di infermieristica
Un’altra problematica rilevante è il drastico calo delle iscrizioni alle facoltà di infermieristica. La professione infermieristica, pur essendo fondamentale per la nostra società, appare sempre meno appetibile per i giovani, scoraggiati dalla mancanza di riconoscimenti economici e di valorizzazione professionale. La retribuzione di OSS e infermieri resta bassa, nonostante l’inflazione e l’aumento del costo della vita, e non riflette l’impegno e la complessità del lavoro svolto. Questo si traduce in una carenza cronica di personale, che crea ulteriore stress per chi già lavora nel settore e limita la capacità del sistema sanitario di fornire un servizio di qualità.
La carenza di investimenti in formazione OSS
Il problema non si limita solo alla professione infermieristica. Anche per gli OSS, una figura essenziale per il supporto alle attività quotidiane di assistenza ai pazienti, la situazione è critica. In molte regioni italiane, i corsi per diventare OSS non sono gratuiti, rappresentando una barriera per chi desidera intraprendere questa professione. La mancanza di investimenti in formazione accessibile per OSS sta contribuendo alla carenza di personale e, se non affrontata adeguatamente, potrebbe peggiorare ulteriormente la situazione nei prossimi anni.
La crisi dei “lavoratori poveri” nella sanità
OSS e infermieri sono il volto di una crescente fascia di “lavoratori poveri” nella sanità. Nonostante l’importanza del loro ruolo, la retribuzione non è sufficiente a garantire una vita dignitosa, e questo ha spinto alcune organizzazioni sindacali a indire uno sciopero generale per il 29 novembre. Questo sciopero rappresenta un segnale forte per richiedere condizioni di lavoro più eque e retribuzioni adeguate, visto che l’aumento salariale proposto del 5.78% non è sufficiente a compensare l’inflazione, che ha raggiunto il 17%. La sproporzione tra l’aumento del costo della vita e l’incremento salariale offerto è inaccettabile e richiede una risposta decisa da parte dei lavoratori.
Lo sciopero del 29 novembre: un invito a sostenere i nostri diritti
Lo sciopero è uno strumento potente che consente ai lavoratori di far sentire la propria voce e di esprimere il dissenso nei confronti di una situazione ormai insostenibile. Partecipare allo sciopero del 29 novembre significa affermare la dignità del lavoro degli OSS e degli infermieri, sostenere la richiesta di un riconoscimento economico più adeguato, e lottare contro la crescente disparità tra il costo della vita e la retribuzione. È un’occasione per tutti noi, non solo per coloro che lavorano nella sanità, per rivendicare condizioni di lavoro più giuste e per assicurare un futuro più sostenibile per il sistema sanitario.
Matteo Lucio Maiolo
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