Il Collegio IPASVI di Firenze esulta per la sentenza del Tar del Lazio, che dà ragione a Cantone
Adesso basta rinvii. Da ora in poi anche ordini e collegi professionali dovranno adeguarsi alle norme anticorruzione previste dalla legge Severino.
Tra i nuovi obblighi degli enti anche il divieto di assegnare ruoli dirigenziali negli ordini a chi già ricopre o ha ricoperto altre cariche amministrative o politiche. Lo ha deciso il Tar del Lazio respingendo il ricorso che il Consiglio nazionale forense e gli ordini regionali hanno presentato contro l’Autorità Anticorruzione guidata da Raffaele Cantone.
Plaude alla sentenza il Collegio IPASVI di Firenze che, fin dall’inizio della querelle, ha ribadito con forza il suo “no alle poltrone multiple”.
Un’eccezione in un mare magnum di ricorsi e polemiche, trasformatosi – negli scorsi mesi – in un duro braccio di ferro tra gli ordini professionali e il ministero della Salute. Controversie anzitutto politiche perché molti parlamentari italiani appartengono ad un ordine professionale e diversi di loro ne sono anche i rappresentanti.
La legge dell’ex guardasigilli Paola Severino, infatti, estende gli obblighi di trasparenza, anticorruzione e incompatibilità degli incarichi anche agli ordini professionali, ai loro apparati e alle loro dirigenze.
Un lungo corpo a corpo che, per più di un anno, ha visto l’Anticorruzione fare i conti con resistenze e reticenze molto forti. La battaglia di carte bollate ha visto prima il Comitato unitario degli ordini e collegi professionali, rivolgersi al giudice Piero Capotosti, già presidente della Corte Costituzionale (deceduto lo scorso agosto), per ottenere un parere pro-veritate che li sollevasse da questa incombenza. Poi i senatori-presidenti degli ordini sanitari, tra cui la ex presidente e attuale consigliera della Federazione Nazionale Collegi IPASVI, Annalisa Silvestro condurre una lunga battaglia dagli scranni del Parlamento, fino alla pronuncia finale della Giunta per le elezioni che ha ritenuto legittima la loro doppia poltrona contro il parere Autorità Nazionale Anticorruzione.
Adesso con la ferma pronuncia del Tar cala il sipario sulla diatriba.
I giudici hanno scritto che “il ricorso del Consiglio nazionale forense è infondato e va respinto”.
Parole che lasciano poco spazio ad ulteriori interpretazioni. La sentenza certifica, come sostenuto ad Anac, che gli ordini professionali sono “enti pubblici non economici” e in quanto tali sottoposti a tutti gli obblighi di legge.
Ogni ordine, pertanto, dovrà predisporre un piano Triennale anticorruzione e i suoi vertici dovranno attenersi ai vincoli stabiliti dal decreto sulla inconferibilità e incompatibilità degli incarichi (no doppie poltrone o condannati per reati contro la Pubblica Amministrazione).
Dovrà, inoltre, rendere pubbliche le informazioni su redditi, curricula e incarichi della sua dirigenza nonché – questo secondo il presidente Cantone è il vero motivo della protesta – lo stato patrimoniale degli ordini stessi e la loro gestione. A breve inizieranno i controlli e per chi non si adegua sono previste sanzioni dai mille ai 10mila euro.
Intanto il Collegio IPASVI di Firenze, anche se non si escludono ulteriori colpi di scena, esulta per la sentenza del Tar del Lazio. Una decisione auspicata da chi, fin dall’inizio della querelle, ha ribadito con forza la propria contrarietà “alle doppie poltrone”.
Collegio IPASVI di FIRENZE
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