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Disabilità…un concetto in continua evoluzione, che ufficialmente inizia ad interessare la figura infermieristica

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Disabilità, handicap e diversa abilità spesso nella pratica clinica rappresentano una difficoltà nel riconoscere i bisogni assistenziali e necessita di una particolare sensibilità da parte dell’operatore sanitario (in genere) per non incorrere in comportamenti ed azioni offensive o superficiali. Il rapporto empatico è fondamentale ma talvolta è difficile comprendere ed immedesimarsi nella psiche di una persona con alterazioni psico-fisiche, così come risulta difficile captare bisogni celati da una persona che tende a nasconderli per pudore o vergogna. È dovere infermieristico rilevare i bisogni delle persone anche se non sono evidenti.

In merito all’approccio con questa tipologia di pazienti molto si sta facendo e molto è ancora da fare. Recentemente si sono sviluppati master universitari rivolti anche alla nostra professione, per la “Presa in carico di persone con gravi disabilità”, proposto ad esempio dall’Università degli Studi di Milano ed accessibile entro il 2/2/2016, o anche “Disfunzioni cognitive in età evolutiva”, master di II livello promosso dall’Università Cattolica del Sacro Cuore, “Autismo e disturbi dello sviluppo” dell’UNIMORE, “Assistente/Facilitatore all’autonomia e alla comunicazione con disabilità visiva e uditiva” dell’Università Sapienza di Roma, “Educatore esperto per disabilità sensoriali e multifunzionali” dell’Università degli Studi di Verona. In pratica ci si sta rendendo conto che è necessaria una formazione specialistica per questo settore, in evoluzione e progresso. Ovviamente queste ed altre offerte formative sono specifiche per coloro che vorranno intraprendere un’attività lavorativa di settore, ma per la stragrande maggioranza degli infermieri c’è bisogno di una formazione di base per far fronte a situazioni comuni.

Per una maggiore informazione collettiva, è bene sapere alcune differenze: (Fonte: www.parlarecivile.it )

  • DIVERSAMENTE ABILE: è un’espressione contestata in quanto troppo politically correct, vuole sottolineare l’abilità invece della disabilità; troppo paternalistica per cui viene preferito il termine Disabile. Giampiero Griffo (membro delle esecutivo mondiale dell’Org. Disabled People International) afferma che utilizzare termini buonisti come Diversabile cancella la condizione di discriminazione e mancanze di pari opportunità. È dunque preferibile utilizzare la locuzione Persona con Disabilità (utilizzato dalla Convenzione sui Diritti delle persone con Disabilità dell’ONU)
  • HANDICAPPATO: storicamente il termine aveva connotazioni positive e di superiorità poi nel tempo ha rovesciato completamente il suo significato, indicando una minorazione. Quindi handicappato usato come aggettivo o sostantivo sta ad indicare una persona che a causa della sua condizione psico-fisica non è in grado di adattarsi all’ambiente circostante, in una vera e propria emarginazione. L’handicap è una condizione di svantaggio nei confronti degli altri. È bene però distinguere l’handicap dal deficit, due termini spesso intercambiati ma con connotazione diversa. Il Deficit è proprio della persona ed indica una mancanza oggettiva, incurabile ed invariabile, invece l’Handicap deriva dal contesto e dalle barriere architettoniche. L’OMS agli inizi del 2000 ha cancellato il termine Handicappato.
  • INVALIDO: indica chi per malattia, ferita, mutilazione o vecchiaia perde delle capacità lavorative.
  • DISABILE: è un aggettivo, è un evoluzione del termine handicappato. È meno stigmatizzante, pur sempre con connotazione negativa, è un termine onesto, realistico e riesce a bilanciare l’opinione collettiva con quella di chi vive su di sé la condizione di disabilità. Non è particolarmente offensivo. Diventa un sostantivo nella misura in cui sta ad indicare la Persona con Disabilità.

Dunque nella pratica clinica è bene conoscere la distinzione di significato dei diversi termini che purtroppo faticano nel linguaggio comune ad essere utilizzati correttamente.

Parleremo di Disabile o meglio di Persona con Disabilità, eviteremo di connotare le persone come Diversamente Abili, escluderemo il termine Handicappato e cancelleremo dal nostro vocabolario i termini Storpio, Menomato, Subnormale, Minorato e Deforme.

Dopo questo excursus di termini e loro significati, il concetto cardine che vorrei trapelasse è che non solo è un dovere professionale, il giusto approccio al Disabile, ma è anche socialmente rilevante far passare il vero significato di Persona con Disabilità.

Per ulteriori approfondimenti si rimanda ai siti

www.superabile.it

www.osservatoriodisabilità.it

www.istat.it

Maurizio Limitone

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