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Un esofago ‘nuovo’ ricostruito con uno stent e del tessuto cutaneo autologo

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Primo intervento sull’uomo di ricostruzione esofagea effettuata tramite uno stent metallico e del tessuto cutaneo autologo. È stato effettuato in USA e la sua descrizione è stata pubblicata su Lancet.

In un articolo pubblicato sulla rivista The Lancet è stato descritto il primo intervento al mondo che ha ricostruito l’esofago di un paziente grazie a del tessuto autologo e ad uno stent. A subirlo è stato un ragazzo di 24 anni, il cui esofago risultava ampiamente danneggiato a seguito di un grave incidente stradale che lo ha lasciato paralizzato e in seguito di un’infezione che ne ha compromesso quasi totalmente la funzionalità. Tutti gli altri potenziali interventi chirurgici effettuabili erano stati scartati per le caratteristiche e l’estensione delle lesioni.

Il nuovo approccio, sperimentato dagli specialisti del Medical College of Wisconsin di Milwaukee, ha previsto l’inserimento per via endoscopica di uno stent metallico espandibile, in grado di mantenere pervio il lume dell’organo. In seguito è stata iniettata una matrice extracellulare (ricavata dalla donazione autologa di una porzione di epidermide) per rivestire lo stent ed il tutto è stato poi ricoperto con un gel contenente le piastrine dello stesso paziente, in modo da ‘richiamare’ le cellule staminali in loco per favorire la guarigione e la rigenerazione tissutale.

Dopo un mese dall’intervento, c’è stato bisogno di alcuni correttivi: lo stent ‘primario’ è stato rimosso ed è stato sostituito da altri tre dispositivi identici, col fine di migliorare l’ancoraggio dei tessuti. I tre corpi estranei sono stati poi rimossi gradualmente, il primo dopo 3 anni dalla procedura chirurgica e l’ultimo dopo cinque. L’organo ‘nuovo’ è risultato così essere pronto, anche se ha avuto bisogno di essere valutato tramite un approfondito iter diagnostico col fine di testarne la funzionalità: endoscopie, biopsia dell’esofago, ecografie endoscopiche e manometria esofagea. Ma alla fine, come hanno anche confermato i test di deglutizione e la rigenerazione dei cinque strati di cui normalmente è fatta la parete esofagea, tutto è risultato essere perfetto ed il paziente non ha sviluppato nessuna complicanza. Ora, a sette anni dall’intervento, l’esofago del giovane risulta essere perfettamente integro e funzionante. Gli permette, infatti, di seguire una normale alimentazione e di mantenere un peso corporeo adeguato.

La ricerca descrive un singolo caso clinico, in quanto il paziente in questione è il primo al mondo a subire questo tipo di operazione. Ma funge da importante precedente per eventuali futuri studi e sperimentazioni, anche perché in letteratura sono piuttosto rari gli interventi di ricostruzione esofagea descritti.

Così spiega Kulwinder Dua, a capo della divisione di gastroenterologia ed epatologia e direttore del programma di endoscopia avanzata del Medical College of Wisconsin di Milwaukee:

“Abbiamo scelto di percorrere l’ultima strada rimastaci a disposizione. L’approccio merita ulteriori approfondimenti, anche se abbiamo usato prodotti già disponibili in commercio e il cui utilizzo sull’uomo risulta approvato”.

Alessio Biondino

Fonte: La Stampa, Il Secolo XIX

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