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“Gli devo la vita”. L’abbraccio all’infermiere di Triage

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È accaduto a La Spezia dove Mario, 59 anni, ha voluto incontrare e ringraziare Lorenzo, infermiere di triage. Infermiere che contribuì in modo importante a salvargli la vita individuando repentinamente segni e sintomi di un infarto in corso, soccorrendolo ed attivando i relativi protocolli.

Riconoscenza. “Sentimento di chi mostra apprezzamento e gratitudine per il bene ricevuto”, secondo Garzanti Linguistica. Qualcosa a cui noi professionisti dell’assistenza non siamo molto abituati. Perché? Perché quello dell’infermiere è un ruolo decisamente particolare… a cui troppo spesso è difficile, per gli utenti, attribuire qualche merito. Se si migliora o si guarisce, infatti, solitamente ‘è stato bravo il medico’, ‘è stato miracoloso il farmaco’, oppure… ‘è stata la mano di Dio’.

Raramente, però, capita anche che qualche paziente, travolto da questa emozione, abbia le idee molto chiare su dove indirizzarla. È successo al signor Mario, che ha deciso di esprimere tutta la sua riconoscenza a Lorenzo, infermiere di Triage in Pronto Soccorso. Perché?  Il “bene ricevuto” da Mario… è stata la vita.

È una fredda notte del 4 gennaio 2016 quando Mario, 59 anni e dipendente amministrativo del Tribunale di La Spezia, ha forti dolori oppressivi al torace mentre è da solo in casa. Non vuole disturbare i suoi cari a quell’ora di notte, così si dirige a piedi verso l’ospedale Sant’Andrea, poco distante, con una premura: camminare sulla striscia bianca che delimita la carreggiata per essere notato dagli automobilisti in transito in caso di perdita di conoscenza. Il dolore è infatti ingravescente e con questo peggiorano anche la debolezza, l’affanno, l’angoscia ed una strana sensazione di morte imminente. “È finita”, pensa a più riprese, mentre prega le sue gambe e la sua coscienza di non abbandonarlo fino all’arrivo in Pronto Soccorso. Per fortuna raggiunge il nosocomio e ad accoglierlo al Triage c’è Lorenzo.

L’infermiere capisce subito la gravità della situazione ed attiva tempestivamente i protocolli del caso, ma ad un certo punto Mario perde conoscenza. Così ricorda il cinquantanovenne: “Ad un certo punto tutto si è fatto buio… non c’ero più… poi, non so dire quanto tempo dopo, ho riaperto gli occhi e ho visto la fronte dell’infermiere grondante di sudore, attorno a lui altri infermieri e i medici”.

Mario è salvo e le “bizze” del suo cuore impazzito sono state forzatamente messe sotto controllo. Ora sta bene, è tornato al lavoro in Tribunale e ha ripreso anche la sua attività preferita: fare il nonno. Non ha dimenticato, però, ciò che gli è capitato e soprattutto chi lo ha salvato… in particolare ricorda gli occhi di Lorenzo, l’infermiere che ha subito individuato segni e sintomi di qualcosa di molto grave e che è prontamente intervenuto. Vuole incontrarlo per stringergli la mano, Mario.

Vuole abbracciarlo e trasmettergli tutta la sua gratitudine per averlo, di fatto, salvato da morte certa: “Devo la vita a lui: ha capito subito che avevo in corso un infarto e ha fatto quello che c’era da fare”. E l’abbraccio, organizzato dal quotidiano La Nazione, c’è stato pochi giorni fa. È stato lungo, energico, silenzioso, vivido… quasi accecante. Le dichiarazioni dell’infermiere? Non ci sono state… non è abituato alla riconoscenza, Lorenzo. Si è preso l’abbraccio, ha elargito sorrisi, ha parlato un po’ con Mario ed ha cercato, riuscendoci, di non incendiare di clamore una situazione che per lui rappresenta la pura e semplice normalità: individuare le criticità ed attivarsi per risolverle. In pratica: contribuire in modo essenziale a salvare delle vite.

Complimenti, caro Lorenzo. Infermiere di Triage.

Alessio Biondino

Fonte: lanazione.it

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