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Infermiere di famiglia, questo sconosciuto. Vediamo cosa c’è dietro il Family Nursing. 1^ Parte

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L’infermiere di famiglia è nello scenario Italiano praticamente uno sconosciuto eppure fin dal 1999 il nostro paese si era impegnato a livello Europeo alla sua implementazione nel nostro SSN.

Detto ciò vale la pena approfondire l’argomento perché piaccia o no riguarderà il futuro delle prossime generazioni di professionisti infermieri ritengo per questo giusto dare qualche informazione in più considerando che il Family Nursing sia ai più un illustre sconosciuto e che nel futuro speriamo nemmeno troppo lontano sarà la fonte principale di occupazione per noi infermieri prendendo spunto da un lavoro prodotto da un gruppo di lavoro durante il corso di laurea magistrale in scienze infermieristiche che descrive dettagliatamente la filosofia, la razionalità e le competenze che sono dietro questo nuovo approccio al problema salute nel territorio e che si sposa pienamente con il sistema CASA DELLA SALUTE di cui molti parlano attualmente, ma di cui pochi hanno realmente compreso le potenzialità ed il modello organizzativo. Auguro quindi a tutti buona lettura nella speranza che possiate trovare spunti interessanti.

Lo scopo di questo lavoro (Carmela Balestra, Angelo De Angelis, Alessia Scaccia, Cinzia Riccobono 2012) è  quello di valutare, attraverso lo studio della letteratura, come le direttive internazionali per gli interventi assistenziali incentrati sulla famiglia sono state recepite e attuate in Italia. La figura dell’infermiere di famiglia è consolidata in tutti i paesi  economicamente più sviluppati. In Italia si stanno muovendo i primi passi, ma siamo ancora lontani dalla sua realizzazione, anche se tutte le regioni del territorio nazionale hanno cercato di aderire alle indicazioni fornite dall’OMS. L’infermiere di famiglia è una figura nascente nel nostro sistema sanitario italiano, una figura non ancora chiaramente definita nell’ambito pratico, ma ben individuata nel contesto di applicazione quale la famiglia e la comunità.

Il miglioramento della salute rappresenta un obiettivo per tutti i paesi del mondo in modo globale e rispetto a fasi di sviluppo precedenti, si riscontra, da parte del sistema sanitario pubblico, una significativa attenzione verso i servizi territoriali e all’assistenza domiciliare e di comunità in particolare. Il settore delle cure alla persona, alla famiglia e alla comunità, è certamente un ambito di sviluppo per l’attività infermieristica che anche nel contesto europeo, vede crescere la rilevanza data ai servizi e alle attività assistenziali extra-ospedaliere e domiciliare in particolare. In tutto questo i ruoli che gli infermieri possono assumere sono differenziati e articolati. Nella complessità di tale prospettiva, la famiglia sembra emergere come punto di riferimento per un’assistenza infermieristica che sta sicuramente attraversando un momento determinante nel lento, ma inesorabile cammino, verso l’emancipazione del proprio status disciplinare e lo sviluppo delle proprie capacità di fornire nuove, originali e autonome risposte ai bisogni della popolazione assistita.

La rilevanza dell’assistenza infermieristica domiciliare è emersa progressivamente e con una certa gradualità, nella maggior parte dei paesi europei. In questo ambito si sono sviluppate una storia e una tradizione che hanno dato vita a nuove esigenze e a nuove forme di assistenza.

In Italia abbiamo assistito ad un certo “ritardo culturale, scientifico e organizzativo”, per cui non disponiamo di una storia e di una tradizione di assistenza infermieristica domiciliare consistente, se non a partire dalla riforma sanitaria del 1978. Il ritardo, rispetto ad altri paesi, è anche di natura scientifico-disciplinare più generale. In particolare il ritardo è anche legato all’attuale difficoltà a rileggere criticamente e in modo diffuso la storia recente dell’infermieristica italiana

Il concetto di salute formulato nel 1948 dall’Organizzazione Mondiale della Sanità è ancora oggi alla base della definizione ufficiale del termine salute: “La salute è uno stato di completo benessere fisico, mentale e sociale e non consiste soltanto in un’assenza di malattia o di infermità”.

Nel 1966 A. Seppilli, introduceva alcuni elementi che offrivano una chiave di lettura innovativa del concetto di salute: “La salute è una condizione di armonico equilibrio, fisico e psichico, dell’individuo, dinamicamente integrato nel suo ambiente naturale e sociale”. Le parole “armonico equilibrio” danno una dimensione dinamica alla salute.

Antonovski, nel 1979, sostiene che la salute si presenta come un continuum, una proprietà del sistema vivente, che non è perfetto ed è soggetto a processi antropici e ad inevitabile morte. Tutto individuabile nel continuum.

L’OMS, prende spunto da questi ed altri modelli, e nel 1984 con la Carta di Ottawa, recita come segue: “(…) questa prospettiva nasce da una concezione di “salute” intesa come campo di applicazione delle capacità individuali o di gruppo, intese a modificare o a convivere con l’ambiente. La salute è quindi vista come una risorsa della nostra vita quotidiana, e non come lo scopo della nostra esistenza; si tratta di un concetto positivo che pone l’accento sia sulle risorse personali e sociali che sulle capacità fisiche”.

Successivamente al 1984 sono state gettate le basi concettuali della promozione della salute e la definizione: “La promozione della salute è il processo che permette alle persone di aumentare il controllo su di sé e migliorare la propria salute”. “La Carta di Ottawa” ci fornisce una definizione più elaborata di promozione della salute: “La promozione della salute è il processo che conferisce alle popolazioni i mezzi per assicurare un maggior controllo sul loro livello di salute e migliorarlo.

Per garantire questo la Comunità Europea ha stabilito per il XXI° secolo una serie di obiettivi tra cui l’obiettivo 18 del documento politico “Salute 21”che riguarda la promozione della salute. Tra le varie figure professionali che dovranno essere promosse,  spicca la figura dell’Infermiere di famiglia.

L’infermiere di famiglia è un professionista sanitario che progetta, attua, valuta interventi di promozione, prevenzione, educazione e formazione. E’ colui che si occupa dell’assistenza infermieristica all’individuo e alla collettività, sostiene interventi di ricerca, indagini epidemiologiche in comunità e in ambito familiare promuovendo azioni educative preventive oltre che curative.

In Italia l’Infermiere di famiglia non è ancora operante come tale; ma se ne comincia a percepire la sua necessità  nell’ambito di alcune primary care, come l’ADI (Assistenza Domiciliare Integrata). Nella primary care lavorano ed interagiscono numerose figure professionali sia mediche sia altre professioni sanitarie per il raggiungimento di un’assistenza sanitaria di qualità; tra le figure delle professioni sanitarie certamente l’infermiere ne rappresenta una figura cardine. L’aumento dell’età  media e delle malattie croniche hanno portato negli ultimi anni un incremento considerevole di pazienti non autosufficienti. L’infermiere di famiglia sarà vicino all’individuo aiutandolo ad adattarsi e ad accettare la sua disabilità, restando vicino al paziente ed ai suoi familiari anche nel momento della morte. Secondo l’OMS i compiti dell’Infermiere di famiglia non dovranno essere solo assistenziali ma dovranno promuovere la salute in ogni sua forma attraverso i consigli sullo stile di vita e attraverso la prevenzione di patologie a forte impatto socio-ambientale come il diabete e l’ipertensione.

Attraverso la diagnosi precoce, essi potranno garantire che i problemi sanitari delle famiglie saranno curati al loro insorgere, e sapranno indirizzarli nelle strutture più adatte. Ma l’infermiere di famiglia potrà contribuire ad alleggerire il SSN dai costi di degenze protratte, facilitando le “dimissioni protette” facendosi carico del prosieguo delle cure a domicilio. Chiaramente all’infermiere di famiglia, figura non ancora ben definita nel SSN, sarà richiesta una competenza non solo sanitaria ma anche psicologica; dovrà  essere non solo un esperto erogatore di assistenza ma anche un buon comunicatore, con un forte slancio verso il “prossimo” e dovrà  avere capacità manageriali, dovendo organizzare autonomamente il proprio piano di lavoro. Insomma, l’Infermiere di famiglia, rappresenta una figura che a tutt’oggi e a distanza di anni dall’Health 21: the health for all policy for the WHO European Region,( 1999 ) non è stata ancora completamente definita dal SSN, pur potendo apportare all’assistenza sanitaria e al SSN stesso enormi vantaggi.

L’American Nurse Association afferma che gli infermieri specializzati in quest’area hanno un ruolo in espansione nel distribuire opportunità, ridurre i costi, implementare la qualità delle cure.

Se gli interventi infermieristici devono essere basati sui bisogni della famiglia, servono a tal scopo modelli precisi che aiutino a capire la struttura famigliare e dove essa necessita di aiuto. A tale scopo vari autori hanno creato modelli diversi, utili all’identificazione dei bisogni della famiglia allo scopo di indirizzare la pratica infermieristica.

Il modello di valutazione e di intervento orientato verso la famiglia (FAIM dall’acronimo inglese)

Il modello FAIM parte da un postulato secondo il quale perché la famiglia sia in grado di mantenere la sua stabilità nel tempo, deve sviluppare tutta una serie di risposte ai fattori dello stress dette linee di difesa e di resistenza. La famiglia presenta dei problemi quando i fattori di stress penetrano i sistemi di difesa. La sua reazione dipende dalla profondità di penetrazione del fattore dello stress nei cosiddetti sistemi e dalla sua capacità di mobilizzare la resistenza per preservare la sua stabilità. Il modello è orientato:

A) alla promozione della salute e delle attività del benessere;

B) all’identificazione del problema e dei fattori familiari che attaccano le linee di difesa e di resistenza;

C) alla stabilità della famiglia e il suo funzionamento a livello della prevenzione e dell’intervento.

Lo strumento di valutazione che si basa su questo modello è costituito dall’ inventario delle forze e dei fattori dello stress famigliare

Il modello Friedman della valutazione della famiglia

Questo modello si basa sui sistemi strutturali e funzionali e sulle teorie dello sviluppo della famiglia. L’approccio Friedman considera la famiglia come un sistema aperto in interazione costante con le altre istituzioni sociali (sanitarie, educative e religiose) e si concentra sulla struttura e sulle funzioni della famiglia. Lo strumento di valutazione, elaborato negli anni 70, ha esteso il suo valore in seguito alle modifiche recenti che gli sono state apportate per inserire le diagnosi e gli interventi infermieristici ed una prospettiva multiculturale.

Il modello Calgary della valutazione della famiglia (CFAM secondo l’acronimo inglese) e il modello Calgary d’intervento con la famiglie (CFIM secondo l’acronimo inglese)

La CFAM e la CFIM mescolano i concetti di terapia famigliare e di terapia infermieristica e sono basati sulla teoria dei sistemi, sulla cibernetica, sulle teorie delle comunicazioni, sulla teoria del cambiamento e sulla biologia del sapere. La valutazione si concentra sulla raccolta di informazioni relative alla situazione della famiglia dal punto di vista della sua struttura, del suo sviluppo e del suo funzionamento. Si basa sulla identificazione delle forze e delle risorse della famiglia.

La CFAM consiste in una specie di carta della famiglia e parte dal principio che essa è quello che vuole essere. La CFIM offre uno strumento per decidere gli interventi in conformità alla valutazione che è stata fatta della famiglia. Lo strumento si basa sul riconoscimento dell’unicità di ogni famiglia che possiede delle forze specifiche che gli sono proprie. Gli interventi mirano a rinforzare, promuovere e/o sostenere un suo funzionamento efficace nelle aree cognitive affettive e comportamentali. L’obiettivo consiste nell’aiutare i suoi membri a scoprire nuove soluzioni che aiutino a ridurre e ad alleviare le sofferenze emozionali, fisiche e spirituali.

Il modello OMS/EURO delle cure infermieristiche orientate verso la salute della famiglia

Il modello infermieristico di salute famigliare della regione europea dell’OMS, aggiunto recentemente ai modelli di valutazione, si basa su molti dei quadri già menzionati. Combina degli aspetti della teoria dei sistemi (per analizzare la complessità delle cure sanitarie), della teoria dell’interazione (per esaminare le relazioni infermieristiche con la famiglia e gli individui) e della teoria dello sviluppo (per stimolare la consapevolezza e la comprensione delle diverse tappe dello sviluppo dell’individuo e della famiglia e meglio definirle). In questo contesto gli infermieri di famiglia sono definiti come coloro che “aiuteranno gli individui e le famiglie a contrastare la malattia e la disabilità cronica, li aiuteranno nei periodi di stress, passando una gran parte del loro tempo a lavorare a casa dei loro pazienti con le loro famiglie”.

“Salute 21”, la politica di salute per tutti per la Regione europea dell’OMS, è stata approvata dal Comitato Regionale OMS per l’Europa nel Settembre 1998 a seguito di ampie consultazioni tra i 51 Stati membri ed altre grandi organizzazioni. Definisce 21 obiettivi da perseguire nel corso del XXI secolo che articolano le aspirazioni della politica regionale. Essi intendono favorire un quadro di riferimento per l’azione di ciascuno stato membro, in modo che tutti possano definire le proprie politiche e strategie sanitarie in linea con quelle del documento politico dell’OMS suddetto.

Il ruolo dell’infermiere di famiglia viene definito come un infermiere che:

“aiuterà gli individui ad adattarsi alla malattia e alla disabilità cronica o nei momenti di stress, trascorrendo buona parte del suo tempo a lavorare a domicilio dei pazienti e con le loro famiglie. Tali infermieri consigliano riguardo agli stili di vita ed ai fattori comportamentali di rischio ed assistono le famiglie in materia di salute. Attraverso la diagnosi precoce, essi possono garantire che i problemi sanitari delle famiglie siano curati al loro insorgere. Con la loro conoscenza della salute pubblica, delle tematiche sociali, e delle altre agenzie sociali, possono identificare gli effetti dei fattori socioeconomici sulla salute della famiglia e indirizzare quest’ultima alle strutture più adatte. Possono facilitare le dimissioni precoci dagli ospedali fornendo assistenza infermieristica a domicilio ed agire da tramite tra la famiglia e il medico di famiglia, sostituendosi a quest’ultimo quando i bisogni identificati sono di carattere prevalentemente infermieristico”

Viene rafforzata l’importanza che può avere una figura che possiede informazione sulla vita dell’assistito; l’assistenza alla persona non sarà di conseguenza un’assistenza solo alla malattia, ma un’assistenza alla vita della persona, nella malattia e nel contesto in cui si è originata.

L’obiettivo costante, che costituisce il fulcro del progetto Salute 21, è quello di “raggiungere il pieno potenziale di salute per tutti”, attraverso il perseguimento di due grandi sfide:

  • promuovere e proteggere la salute della popolazione lungo tutto l’arco della vita;
  • ridurre l’incidenza delle malattie e degli incidenti più comuni ed alleviare le sofferenze che questi causano.

Vi sono tre importanti valori che delineano il fondamento etico della Salute 21:

  • la salute è un diritto umano fondamentale;
  • equità in salute e solidarietà nelle azioni tra i paesi ed all’interno degli stessi e tra gli abitanti;
  • partecipazione e responsabilità dei singoli, dei gruppi, delle istituzioni e delle comunità per uno sviluppo sanitario continuo.

All’infermiere di famiglia è richiesto di essere competente come:

  • Erogatore di assistenza
  • Decisionalista
  • Comunicatore
  • Leader di comunità
  • Manager

L’infermiere di famiglia dovrà, infatti essere efficace e ed efficiente nel:

  • identificare e valutare lo stato di salute e i bisogni degli individui e delle famiglie nel loro contesto culturale e di comunità;
  • prendere decisioni basate sui principi etici;
  • pianificare, iniziare e fornire assistenza alle famiglie che fanno parte del carico di casi definito;
  • promuovere la salute degli individui, delle famiglie e delle comunità;
  • applicare la conoscenza di diverse strategie di insegnamento ed apprendimento con i singoli, le famiglie e le comunità;
  • utilizzare e valutare diversi metodi di comunicazione;
  • partecipare alle attività di prevenzione;
  • coordinare e gestire l’assistenza, compresa quella delegata ad altro personale;
  • documentare sistematicamente la propria pratica;
  • creare, gestire ed utilizzare informazioni statistiche (dati) cliniche e basate sulla ricerca per pianificare l’assistenza e definire le priorità nelle attività relative alla salute e alla malattia;
  • sostenere ed incoraggiare gli individui e le famiglie ad influenzare e partecipare alle decisioni relative alla loro salute;
  • definire standard e valutare l’efficacia delle attività infermieristiche di famiglia;
  • lavorare da soli o in seno ad una équipe;
  • partecipare alla definizione delle priorità nelle attività relative alla salute e alla malattia;
  • gestire il cambiamento ed esserne agenti;
  • mantenere relazioni professionali ed un ruolo collegiale di sostegno con i colleghi;
  • mostrare l’evidenza di un impegno alla formazione continua ed allo sviluppo professionale.

 

Continua nella 2^PARTE…

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