“Hai un figlio disabile? Allora paghi il doppio”. Questo è quanto disposto dal Consorzio Arcobaleno, parrocchia e dalla scuola per l’infanzia di Crema.
I genitori di bambini disabili dovranno pagare il doppio se volessero iscrivere i propri figli al centro estivo delle due strutture situate nella provincia di Crema. Rata da 105 euro rispetto i 63 euro richiesti ai genitori di bambini normodotati.
Dopo questa decisione, sono scese in campo le varie associazioni a favore dei diritti delle persone diversamente abili: “E’ discriminazione, un tempo ai disabili si faceva lo sconto e non la maggiorazione”.
Giovanni Merlo, direttore della Ledha, ovvero la Lega per i diritti delle persone con disabilità, ha affermato che: “Purtroppo non è la prima volta che accadono queste cose. In provincia di Bergamo nel regolamento comunale è prevista la differenziazione della tariffa per il centro estivo e quella per l’assistenza educativa per i ragazzi disabili. Che si tratti di un’iniziativa pubblica o privata come quella di Crema, in entrambi i casi è una situazione di discriminazione inaccettabile. Qualsiasi siano le motivazioni. Quando si fa un servizio per tutti bisogna considerare che ci sono anche le persone con disabilità: è come se facessimo pagare in più il biglietto del bus ai disabili perché i mezzi hanno la pedana per loro”.
Controbatte lo stesso parroco della Parrocchia di Santa Maria della Croce e Sant’Angela Merici dove si svolgerà il campo estivo: “Al di là delle forme i disabili hanno un contributo da parte del pubblico. Diversamente bisognerebbe chiedere alle famiglie di non chiedere più nulla al pubblico altrimenti si auto-discriminano. Se c’è una battaglia sulla discriminazione facciamola in toto: non facciamo i moralisti quando sappiamo com’è la questione. Si può usare anche un altro termine, resta la sostanza. Di fatto una famiglia che ha un figlio disabile non può permettersi di mandarlo ad un’attività normale perché non può svolgerla. La discriminazione più grossa inizia quando pensiamo che un disabile può fare quello che fanno gli altri. Noi di fatto facciamo un lavoro per tutti. Non mi interessa avere disabili che sono oggetto solo della compassione degli altri; non voglio nemmeno un Grest esclusivo per loro ma un’attività in modo che i ragazzi possano fare l’esperienza migliore a partire dalle loro competenze”.
Parole alquanto discutibili. Rispetto queste parole sorgono dei pensieri:
- I disabili hanno un contributo pubblico: è con questo cosa vogliamo dire? Che siccome i disabili percepiscono un contributo di invalidità, è giusto far pagare di più?
- Di fatto una famiglia che ha un figlio disabile non può permettersi di mandarlo ad un’ attività normale perché non può svolgerla: sicuramente va tenuto conto della patologia della persona (in questo caso del bambino), ma va anche detto che l’Handicap lo creiamo noi, con le infrastrutture e con le varie barriere architettoniche e/o personali che le persone si trovano di fronte. Perché in alcuni Stati, tipo Austria, Svizzera, persone diversamente abili, sono in grado di utilizzare le attrezzature nei vari comprensori sciistici, mentre qua in Italia le persone diversamente abili hanno difficoltà anche a prendere un semplice mezzo pubblico? I genitori secondo Lei non dovrebbero mandare i propri figli in questi centri estivi, solo perché ci sono persone che come Lei non sono in grado di programmare attività che possano coinvolgere anche bambini diversamente abili?
- Non mi interessa avere disabili che sono oggetto solo della compassione degli altri; non voglio nemmeno un Grest esclusivo per loro ma un’attività in modo che i ragazzi possano fare l’esperienza migliore a partire dalle loro competenze: Non penso che nessuno, bambini tantomeno genitori, vogliano la compassione altrui. Appunto creare attività in modo che i ragazzi possano fare esperienza. Questo per Lei cosa significa? Creare attività dove solo i più forti possano partecipare? Sarebbe meglio creare attività dove tutti, e dico TUTTI, possano partecipare.
Riportiamo anche le dichiarazioni di Luisa Scartabellati, presidente della cooperativa Filikà che non si aspettava polemiche su questo volantino: “La cifra indifferenziata è frutto di un’ingenuità. Stiamo cercando di dare una risposta in tanti modi. In questo caso non abbiamo chiesto contributi all’ente, non possiamo farlo sempre. Gli operatori vanno pagati in maniera regolare. Per permettere ai più bambini disabili di partecipare ho dovuto fare questa differenza, siamo in una situazione economica dove non posso alzare il costo per tutte le famiglie. I genitori sanno che per qualche decina di euro in più i bambini sono seguiti. Era impossibile abbattere la cifra, non ci stiamo dentro. Bisogna conoscere la realtà dei fatti. Lo sappiamo che è una contraddizione ma vogliamo pagare in maniera corretta gli operatori qualificati e assicurare un servizio adeguato ai genitori”.
In attesa di un intervento da parte del Comune al fine di favorire l’aggregazione e permettere a tutti i bambini di poter partecipare, perché lo Stato dovrebbe farsi garante di tutti i cittadini, siano essi normodotati che diversamente abili, e visionare affinché non esistano queste discriminazioni, soprattutto in quei luoghi in cui i “deboli” dovrebbero essere sorretti.
“I disabili sono i bambini che non possono andare a scuola o gli adulti che non sanno accoglierli?”
A cura di
Gianluca Pucciarelli
Fonte
Il fatto Quotidiano. Crema hai un figlio affetto da disabilità? La rata per il centro estivo raddoppia. Avaible su www.ilfattoquotidiano.it
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