Oggi 25 novembre si celebra nel mondo la “Giornata contro la violenza sulle donne”.
Una data che ricorda un brutale assassinio avvenuto nel 1960: parliamo delle tre sorelle Mirabal, considerate esempio di donne rivoluzionarie per l’impegno con cui tentarono di contrastare il regime di Rafael Leónidas Trujillo (1930-1961), il dittatore che tenne la Repubblica Dominicana nell’arretratezza e nel caos per oltre 30 anni.
Anche gli infermieri si impegnano contro la violenza attivando una rete di aiuto per donne maltrattate. Diverse le iniziative messe in atto in tutta Italia.
Il Collegio Ipasvi di Genova, di concerto con l’assessore alla Salute regionale, Sonia Viale, realizza “Il muro delle bambole” per ricordare gli episodi di femminicidio. Un simbolo artistico della lotta contro la violenza di genere.
Su di un muro nella piazza principale di Genova (piazza De Ferrari), infatti, sarà affissa una griglia su cui, chi ritiene e vuole, potrà mettere una bambola; uno spazio destinato ad accogliere questi simboli della femminilità umiliata, schiacciata da una violenza vigliacca.
La presidente della FNC Ipasvi dott.ssa Barbara Mangiacavalli:
“Gli infermieri – sottolinea Mangiacavalli – sono in prima linea infatti non solo nel momento dell’emergenza ma anche e soprattutto nell’assistenza e nell’educazione necessaria a prevenire e affrontare questa tragedia collettiva. E in questa logica stanno anche orientando la loro formazione per essere in grado di riconoscere le donne a rischio di maltrattamenti e di offrire aiuto e risposte efficaci”.
“La violenza contro le donne – continua – si combatte anche con l’assistenza costante e l’educazione. Che tuttavia, ed è anche questo il messaggio che gli infermieri vogliono lanciare, non deve essere mirata solo alla donna che ha subito violenza, ma anche all’uomo ‘maltrattante’. Leggi, regolamenti, la comunità nazionale e internazionale hanno concentrato quasi sempre la loro attenzione sulle donne maltrattate. Ma chi si “prende cura” degli uomini che le maltrattano?
Oggi – spiega Mangiacavalli – gli uomini che si rendono conto di aver bisogno di aiuto per allontanarsi dalla violenza partecipano spesso a programmi di centri e associazioni, ma si dovrebbe andare oltre, alle radici di questi atti. Molti uomini non sanno dove andare per cercare aiuto ed è necessario aiutarli a diventare consapevoli delle loro azioni e ad assumersi le loro responsabilità. L’obiettivo con gli uomini maltrattanti deve essere quello di eliminare la scintilla della violenza maschile sulle donne con programmi rivolti ai maltrattanti, il miglioramento della sicurezza delle vittime della violenza e l’impegno nel promuovere il cambiamento sociale”.
“Sono gli infermieri – prosegue la presidente Ipasvi – che si trovano costantemente e quotidianamente a confronto con le situazioni di disagio: la violenza nasce in famiglia, nei luoghi di lavoro, soprattutto dalla frustrazione di chi il lavoro l’aveva e non l’ha più, nelle strade. Le professioni sanitarie hanno il compito importante di prima accoglienza e di gestione del caso di violenza dal punto di vista clinico-assistenziale, ma sono impegnati anche sul fronte della prevenzione e della ricerca di soluzioni”.
“Il loro compito – conclude Mangiacavali – è essenziale per fornire supporto alla donna e alla sua famiglia, dal suo arrivo nella struttura al momento del necessario supporto psicologico, che ha più effetto se viene iniziato durante le prime ore che seguono l’aggressione. Devono esserlo anche per i maltrattanti perché il loro ruolo deve essere importante nel capitolo spesso lasciato in secondo piano: quello della prevenzione, che vuol dire fare in modo che la violenza non si ripeta mai più”.
Giuseppe Papagni
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