La segretaria provinciale ha inviato un formale atto alla Direzione generale del Policlinico. “Ci sono 1.800 persone che attendono il passaggio di fascia e 2.200 che devono prendere i soldi della produttività individuale del 2015” denuncia Alfredo Sepe. Disatteso un accordo sindacale firmato e validato dal Collegio dei revisori
BOLOGNA – Un milione e 650mila euro: è questa la cifra complessiva che l’Azienda sanitaria “Sant’Orsola” di Bologna deve pagare ai 1800 lavoratori in attesa del passaggio di fascia, a cui vanno aggiunte altre 2200 persone che devono beneficiare di quei soldi previsti dai progetti del 2015. Un mancato pagamento che ha fatto scattare la diffida, da parte del sindacato Fials nei confronti della Direzione generale: è venuto meno, denuncia il segretario provinciale di Bologna, Alfredo Sepe, il rispetto degli impegni presi al tavolo delle trattative sindacali.
I fatti li racconta ancora Sepe, attraverso un comunicato stampa: “L’Azienda non ha ancora elargito in busta paga il beneficio economico delle progressioni orizzontali: parliamo di 1.250.000 euro a cui si aggiungono i 400mila euro di produttività individuale relativi all’agosto del 2015”. Anche questa è una cifra che l’Azienda “Sant’Orsola” deve ancora pagare ai suoi dipendenti: 1800 sono quelli danneggiati dal mancato passaggio di fascia, ricorda Sepe, mentre altri 2200 attendono i soldi per la produttività individuale.
“Sono risorse economiche – accusa il segretario provinciale della Fials – già finalizzate e destinate ai lavoratori, in attesa di un aumento in busta paga dopo sette anni di blocco contrattuale. E’ un atteggiamento sprezzante dei vertici del Policlinico che non riusciamo a comprendere”. Al danno del mancato pagamento del salario accessorio (decisione ritenuta “inaccettabile” da Sepe), si aggiunge la beffa di un accordo sindacale firmato a maggioranza, validato dal collegio dei revisori ed applicabile a tutti gli effetti di legge.
“E’ ancora più grave – sottolinea ancora il segretario provinciale della Fials – che l’Azienda per nascondere le proprie inadempienze scarichi la colpa su una parte dei propri dipendenti, in particolare sul personale amministrativo del S.u.m.a.p. (il servizio unico amministrazione del personale) voluto dai vertici regionali dei sindacati della triplice (Cgil, Cisl e Uil). La Fials – ricorda Sepe – è stata l’unica a non firmare per l’unificazione dei servizi amministrativi tra i quali ci sono gli uffici del personale”.
Quanto accadrebbe al Sant’Orsola avrebbe del paradossale: da una parte l’Azienda non paga ai dipendenti le progressioni economiche previste, dall’altra la stessa Azienda fa pagare i servizi offerti ai lavoratori: perché, come denuncia Sepe, oltre ai parcheggi i lavoratori rischiano di dover far fronte ad una maggiorazione del costo della mensa. Senza dimenticare che non è previsto il servizio di asilo per i figli dei dipendenti, non sono contemplate le fasce e i progetti.
La diffida inviata alla Direzione generale è solo il primo passo di una protesta che potrebbe approdare davanti alla Prefettura e manifestarsi con un presidio permanente davanti alla Direzione generale del Sant’Orsola “per rivendicare il nostro diritto ad essere pagati. Non vorremmo – conclude Sepe – che lo slittamento del pagamento delle Fasce sia diretta conseguenza della decisione dell’Azienda di assegnare altre posizioni organizzative a noti sindacalisti di Cgil, Cisl e Uil”.
Salvatore Petrarolo
Foto: web
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