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SSN, la spesa totale per i dipendenti è crollata del 22% in 16 anni

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Ad affermarlo è la Ragioneria Generale dello Stato che, nel suo nuovo rapporto (VEDI), descrive come il blocco del turnover e i tagli delle Regioni abbiano causato nel nostro SSN un drastico contenimento della spesa per quanto riguarda i redditi da lavoro dipendente.

Dall’anno 2000 al 2016 si è verificato una vera e propria battuta d’arresto, per quanto riguarda l’assunzione di personale, da parte del nostro SSN. I dati inseriti nel nuovo rapporto della Ragioneria Generale dello Stato, infatti, parlano molto chiaro: si è passati da un’incidenza del 39,8% a quella del 31% sulla spesa sanitaria totale, con un autentico crollo dei redditi da lavoro dipendente. Debacle che tra il 2011 e il 2016 ha palesato un tasso di variazione medio annuo in calo dell’1,3%; il più devastante di tutti i settori della spesa sanitaria pubblica.

Un importante “contenimento” della dinamica di spesa che, come spiega dettagliatamente la RGS, “è sostanzialmente determinato dagli effetti delle politiche di blocco del turnover attuate dalle Regioni sotto piano di rientro e dalle misure di contenimento della spesa per il personale portate avanti autonomamente dalle altre Regioni. Un blocco infinito. In totale antitesi coi bisogni effettivi del nostro territorio, tra l’altro. Visto che, ad esempio, sempre nello stesso periodo di tempo, i consumi intermedi sono aumentati dal 18,7 al 28%.

Stop del turnover e tagli a cui si aggiungono “il blocco delle procedure contrattuali nonché della previsione di un limite al riconoscimento di incrementi retributivi al personale dipendente, che non può eccedere il livello vigente nel 2010, fatto salvo il riconoscimento dell’indennità di vacanza contrattuale”.

Una certificazione, quella della Ragioneria, che traccia la “storia” di questo “forte rallentamento” della spesa sanitaria corrente: “a fronte di un tasso di crescita medio annuo del 7,4% nel quinquennio 2001-2005, il tasso di crescita del quinquennio successivo scende al 3,1%”, riporta il Dipartimento del Ministero dell’economia e delle finanze della Repubblica Italiana.

Aggiungendo che “tale andamento si è ulteriormente consolidato nel periodo 2011-2016, dove la spesa sanitaria registra un tasso di variazione medio annuo leggermente negativo pari a -0,1%”.

Un contenimento della dinamica della spesa sanitaria che, comunque, “ha consentito, fra l’altro, la sostanziale stabilizzazione della spesa in rapporto al PIL, nonostante le dinamiche di crescita fortemente ridimensionate per effetto della crisi economica”.

Quindi la spesa sanitaria, tra il 2000-2007, “è cresciuta in rapporto al Pil in misura significativa, passando dal 5,5% al 6,4%, pur in presenza di una dinamica di crescita del denominatore del 3,8% medio in termini nominali annuo in termini nominali”.

Invece dal 2008 il tasso di crescita del Pil nominale “è risultato molto più contenuto e addirittura negativo in alcuni anni. Nonostante ciò, la contenuta dinamica della spesa sanitaria non è sufficiente a evitare che la stessa cresca in rapporto al Pil attestandosi al 7,1%, negli anni più acuti della crisi. Dal 2011 il rapporto scende di qualche decimo di punto percentuale e, nonostante la bassa crescita economica mediamente registrata nel periodo, arriva al 6,7% nel 2016”.

E si arriva infine al nocciolo della questione, ovvero la spesa per i redditi da lavoro dipendente che, secondo quanto riportato dalla Ragioneria, nel 2016 rappresenta il 31% della spesa complessiva. Una percentuale drasticamente più bassa rispetto a quella dell’anno 2000, che si attestava intorno al 39,8%. Una riduzione che denota, pertanto, una dinamica inferiore a quella media. “In particolare, il tasso di variazione medio annuo della spesa per i redditi da lavoro dipendente si attesta mediamente al 4,7% nel periodo 2001-2005, passa al 2,1% nel periodo 2006-2010 e al -1,3% nel periodo 2011-16”.

Ed il trend non è ancora in fase di riassestamento, visto che la spesa per il personale dipendente dell’anno 2016, di 34,9 miliardi di euro, è in riduzione dello 0,5% rispetto a quella del 2015.

Alessio Biondino

Fonti:

Il Sole 24 Ore

Il monitoraggio della spesa sanitaria 2017 – Rapporto N. 4

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