A dare l’allarme, in seguito ai ripetuti episodi di violenze nei confronti degli operatori sanitari dei pronto soccorso, è la CISL: “I pazienti cercano cure online e poi vogliono imporle”
Eh sì. Sembra proprio che anche l’autodiagnosi, cui molti cittadini fanno ricorso quotidianamente grazie al “dottor Google”, sia implicata nei continui episodi di violenza che si registrano all’interno dei nostri pronto soccorso.
A denunciarlo è Giusy Fera, segretario nazionale Cisl dei medici: “In un ambiente affollato come può essere il reparto di emergenza-urgenza l’aggressività tende ad aumentare. Chi viene in pronto soccorso ha paura. E anche chi arriva con un codice bianco, avendo letto informazioni spicce su internet, arriva credendo di avere gravi malattie dicendoci anche quali analisi eseguire e dopo tre ore di attesa inizia ad insultare l’infermiere”.
Già, perché lì, in prima linea, c’è il povero infermiere di Triage. Che è costretto, quotidianamente, a sopportare una gamma di atteggiamenti aggressivi che vanno dall’insulto, all’atteggiamento verbalmente aggressivo alla violenza fisica vera e propria.
Logicamente non può esserci solo ‘Google’, dietro a tutto questo: l’ansia e l’agitazione salgono di più, infatti, ogni qual volta i tempi di attesa si allungano e questi si allungano perché… sovente i nostri pronto soccorso vengono presi per veri e propri reparti di lungodegenza (VEDI), oltre al fatto che la carenza cronica di personale sia ormai arrivata a livelli insostenibili.
Livelli che non consentono più cure adeguate per i cittadini. E che generano anche una penuria di comunicazione tra il personale sanitario e gli utenti: non c’è mai tempo per dare spiegazioni, per tranquillizzare, per educare (sanitariamente parlando). C’è solo frenesia. Che viene “letta” dai pazienti come noncuranza.
Così afferma la collega di neurologia Grazia Tondelli, segretaria Cisl Asse del Po: “Ci si sente continuamente osservati e valutati dai parenti degli allettati. Vorrebbero spiegazioni ma non è possibile dedicarsi a loro quando dobbiamo anche svolgere le nostre attività verso il paziente. E in uno stato di stress o di ansia è facile arrivare ad uno scontro”.
Manca la comunicazione, perciò. Ed è stato questo il tema affrontato in un convegno, promosso da Cisl medici Asse del Po e Cisl medici Lombardia, e svoltosi il 22 settembre.
Per Mario Luppi, direttore dipartimento emergenza urgenza ospedale di Mantova, è comunque “possibile prevenire gli atteggiamenti di chi si innervosisce riversando il suo stato sui nostri operatori. Ed è proprio a questo che punta il progetto, attivo da ottobre, che vedrà nel triage non solo un infermiere ma anche un medico. Entrambe le figure, oltre ad accelerare l’analisi delle problematiche di chi entra in triage, avranno il compito di uscire e parlare con i famigliari in sala d’attesa. Spiegare e aggiornarli della situazione del loro caro abbasserà l’aggressività della gente”.
Alessio Biondino
Fonte: La Gazzetta di Mantova
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