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Approvata la legge sul WhistleBlowing: il dipendente che denuncerà reati sarà tutelato dallo Stato

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Approvata la legge sul WhistleBlowing: Il dipendente che denuncerà reati o irregolarità sarà tutelato dallo Stato
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È arrivato il si definitivo dell’aula di Montecitorio per la “legge sul Whistleblowing”. Il dipendente che segnalerà abusi o illeciti sul lavoro sarà tutelato da eventuali ripercussioni

Chi dovesse sottoporre a mobbing o demansionamento il dipendente in conseguenza ad una denuncia potrà subire sanzioni che potrà arrivare fino a 50.000 euro.

Dei 418 deputati presenti ben 357 hanno espresso parere favorevole durante la votazione. L’ampia maggioranza è tata ottenuta poco prima di mezzogiorno del 15 novembre.

Dopo 4 anni di attesa l’Italia emana la propria “legge sul whistleblowing”. Dopo il lungo stallo in Senato, durato 18 mesi, “il testo è approvato alla Camera, migliorato“.

La speranza di molti è quella di poter migliorare l’indice della corruzione percepita, che vede l’Italia all’ultimo posto dietro alla Romania.

Il sorpasso a fondo classifica è avvenuto proprio quando a Bucarest è stato approvata la legge per proteggere i whistleblowers, individui che denunciano pubblicamente o riferiscano alle autorità attività illecite o fraudolente all’interno del governo, di un’organizzazione pubblica o privata o di un’azienda.

Cosa prevede la legge sul whistleblowing?

Chi segnalerà irregolarità, reati o casi di corruzione in ambito lavorativo pubblico o privato riceverà una tutela dell’identità oltre alla garanzia di non subire alcuna ritorsione sul lavoro ne atti discriminatori.

Il dipendente (pubblico o privato) che dovesse segnalare all’Autorità nazionale anticorruzione o denunciare all’autorità giudiziaria condotte illecite, di cui sia venuto a conoscenza grazie al proprio rapporto di lavoro, non potrà essere sanzionato, demansionato, licenziato, trasferito o sottoposto ad altra misura organizzativa che potrebbe avere effetti negativi.

In aggiunta non avranno alcun valore eventuali atti discriminatori o ritorsivi adottati dal datore di lavoro. L’identità del segnalante non potrà in alcun caso essere rivelata.

Spetterà al datore di lavoro dimostrare che le misure ritenute discriminatorie dal dipendente, siano motivate da ragioni estranee alla segnalazione da parte del dipendente.

Simone Gussoni

Fonte: Il Fatto Quotidiano

 

In allegato:

 

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