È nata col cuore fuori dal suo corpicino a causa di una rara condizione nota come “ectopia cordis”. Ma dopo tre interventi chirurgici, che le hanno riposizionato il muscolo cardiaco nel torace, la piccola Vanellope è fuori pericolo.
Si chiama “ectopia cordis” ed è una rara condizione per cui si nasce col muscolo cardiaco in una posizione anomala. Nella sua forma più comune, il cuore sporge dal torace attraverso un’apertura dello sterno. I casi, su un milione di nascite, possono contarsi sulla punta delle dita e, solitamente, si tratta di bambini nati morti. Ma lei, Vanellope Hope Wilkins, no… è nata viva, in UK, col cuoricino fuori dal petto ed è sopravvissuta a un intervento per inserirlo all’interno.
Le possibilità di sopravvivenza erano considerate vicine allo zero, tanto che durante un’ecografia, quando ci si rese conto del grave problema, ai genitori della piccola fu consigliato di interrompere al più presto la gravidanza. Ma…“Dentro o fuori dal corpo, il cuore di mia figlia batteva e non mi sono sentita di fermarlo” , ha dichiarato mamma Naomi, che con suo marito Dean Wilkins vive a Nottingham.
Così la piccina, nata con parto cesareo (per minimizzare il rischio di infezioni), nelle sue prime tre settimane di vita ha subito già tre complicati interventi chirurgici al Glenfield Hospital di Leicester, il primo praticamente a pochi minuti dalla nascita. L’intervento decisivo, quello con cui il cuore è stato reinserito nel torace (il foro nel petto è stato chiuso coi tessuti prelevati da altre parti del corpo), ha visto la partecipazione di 50 professionisti tra medici, ostetriche e infermieri. Ed è stata la prima operazione chirurgica di questo tipo mai riuscita in Gran Bretagna.
Il cardiopediatra Frances Bulock, che ha in cura la neonata, ha dichiarato alla Bbc: “In futuro speriamo di mettere qualche forma di protezione ossea davanti al cuore, forse usando una tecnica con stampanti tridimensionali o con qualcosa di organico che cresca dentro di lei”. Vanellope è sopravvissuta, anche se la strada del recupero è ancora lunga e incerta. Perché, in tutto il globo, pochissimi bambini sono riusciti a sopravvivere con questa patologia. Ma ora c’è decisamente speranza.
Alessio Biondino
Fonte: Repubblica
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