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Infermieri domiciliari? Macché… Trattati come badanti o peggio!

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Infermieri domiciliari? Macché… Trattati come badanti o peggio!
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 “…Una delle prime domande della famiglia che mi fu fatta ‘sai cucinare’?!! Oppure pretendevano che dopo aver fatto mangiare il paziente, facessimo la cucina, o che pulissimo la sua stanza. Alla mia ribellione a questa cosa i parenti mi risposero ‘eh ma le tue colleghe lo fanno’…”

Ogni giorno mi si chiede: “Perché continui a scrivere queste cose? A pubblicare queste testimonianze? E a mostrare tutti quegli annunci di lavoro denigranti? Non pensi che anche tu, in questo modo, stia ledendo il decoro e l’immagine della professione agli occhi dei cittadini e degli infermieri stessi?”.

No. Lo faccio perché amo la mia professione. Perché sono convinto che qualsiasi promessa di crescita, sia a livello economico sia sociale, non sia attendibile se continuiamo a porci come sguatteri, a non farci delle domande, a non farci rispettare e a nascondere la testa sotto alla sabbia di fronte all’evidenza. E lo faccio anche perché ad ogni mio articolo, ad ogni post, ad ogni annuncio e ad ogni storia raccontata sull’argomento ne escono inevitabilmente delle altre.

Molti infermieri, infatti, di fronte a tutto ciò non si sentono più così soli. Hanno meno paura. Parlano di ciò che gli capita… E a volte si convincono anche a segnalare, a denunciare e a non sottostare più, sentenze giudiziarie alla mano, a determinate condizioni lavorative. Svilenti. Demansionanti. Ignobili.

È accaduto anche ieri. Una collega neolaureata di Napoli, commentando un mio post su Facebook dove segnalavo l’annuncio di lavoro affidato al web da un “Infermiere neolaureato ed abilitato” che si offre “anche come badante”, ha voluto raccontarmi la sua terribile esperienza in assistenza domiciliare:

“Alessio Biondino anche io sono una neolaureata. Non trovando nulla in struttura, come prima esperienza decisi di fare un’assistenza domiciliare tramite agenzia. Inizialmente ero ingenuamente entusiasta e volenterosa (tutti abbiamo bisogno di lavorare e fare esperienza per cv) ma col passare dei giorni notavo che di infermieristico c’era poco o nulla.

Eravamo ragazze inquadrate come infermiere sì, ma trattate e pagate da badanti, forse meno. Una delle prime domande della famiglia che mi fu fatta ‘sai cucinare’?!! Oppure pretendevano che dopo aver fatto mangiare il paziente, facessimo la cucina, o che pulissimo la sua stanza. Alla mia ribellione a questa cosa i parenti mi risposero ‘eh ma le tue colleghe lo fanno’.

Alla fine ho lasciato solo io. Non sopportavo quello sfruttamento psicologico e fisico. Preferisco fare il volantinaggio o altro e studiare nel frattempo, piuttosto che denigrare la mia professione. Temo purtroppo che TUTTI uniti non lo saremo mai, ci saranno sempre colleghi che faranno compiti che non gli competono per gentilezza o per paura di perdere il lavoro.

Ma nel nostro piccolo possiamo decidere di cambiare noi, per noi… Basta avere il coraggio di dire NO! Forse saremo da soli, forse saremo visti male così. Ma la coscienza, l’umiltà e la dignità sono cose che non si imparano all’università, siamo sempre noi a scegliere come agire.

Quanto hai ragione, cara collega… Ci saranno sempre infermieri che svolgeranno mansioni che non gli competono. Per tanti motivi. Ma soprattutto perché saremo sempre in troppi a voltarci dall’altra parte, a far finta che ciò non accada, a giustificare nei modi più improbabili e pittoreschi la mortificazione della nostra professione, in nome di tanti bei concetti il cui significato si è perso nel tempo. Ma “Si è sempre fatto in questo modo”, quindi vuol dire che va bene così.

Sveglia, cari infermieri italiani, che la giovane collega ha pienamente ragione: “siamo sempre noi a scegliere come agire”! Saremmo noi i padroni del nostro destino. Se solo lo volessimo.

Infermieri domiciliari? Macché… Trattati come badanti o peggio! 1Alessio Biondino

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