Nel 2017 i donatori in Italia sono stati poco più di un milione e 680mila: 8mila in meno rispetto al 2016.
“Be there for someone else. Give blood, share life”. Questo lo slogan scelto dall’Organizzazione mondiale della sanità per la World Blood Donor Day (Giornata mondiale del donatore 2018), istituita nel 2004 in occasione del 14 giugno, data di nascita dello scopritore dei gruppi sanguigni, Karl Landsteiner.
Ha continuato sfortunatamente a calare, nel 2017, il numero dei donatori di sangue in Italia, dopo aver già toccato il record negativo dal 2009. Questo il responso del Centro nazionale dell’Istituto superiore di sanità. Secondo le cifre presentate, lo scorso anno i donatori sono stati poco più di un milione e 680mila, in calo di 8mila unità rispetto al 2016, di cui 304mila nuovi. Il calo continua dal 2012, anno nel quale ci sono stati quasi un milione e 740mila donatori registrati. Il 31% è donna e le fasce di età in cui sono più numerosi sono quella tra 46 e 55 anni (il 29% del totale) e quella tra 36 e 45 (26%). Il 13% ha tra 18 e 25 anni.
Dati statistici a livello globale indicano che:
– Sono 112,5 i milioni di donazioni di sangue effettuate ogni anno a livello globale. Circa la metà di queste donazioni proviene da Paesi ad alto reddito, dove vive solo il 19% della popolazione mondiale.
– Nelle aree in via di sviluppo, fino al 65% delle trasfusioni di sangue viene somministrato a bambini di età inferiore ai 5 anni.
– Nelle nazioni ad alto reddito, il 76% di tutte le trasfusioni riguarda cittadini con più di 65 anni di età.
– Il tasso di donazione ogni mille abitanti è di 32,1 nei Paesi ad alto reddito, 14,9 in quelli a reddito medio-alto, 7,8 a reddito medio-basso e 4,6 nelle nazioni a basso reddito.
– In oltre 70 Paesi, più del 50% del sangue donato proviene da familiari o donatori retribuiti.
Per quanto riguarda il sangue, l’Italia è autosufficiente, grazie alla compensazione tra regioni. Tuttavia due innovazioni appena introdotte potrebbero aiutare a scongiurare le carenze periodiche che si verificano nei mesi estivi e in quelli di picco dell’influenza. Il ministero della Salute ha inserito per la prima volta i donatori di sangue tra le categorie per cui è possibile offrire gratuitamente il vaccino antinfluenzale. Una raccomandazione del Centro nazionale sangue dà inoltre la possibilità a tutte le Regioni di non sospendere i donatori che provengono da aree dove è presente il virus West Nile, ma di fare loro il test per scoprirne l’eventuale presenza.
Punta di diamante delle regioni italiane è l’Emilia Romagna. Nel 2017 le unità raccolte di sangue intero sono state 216.479 e le unità trasfuse 201.552. Dati che confermano la capacità del sistema regionale di essere autosufficiente e di riuscire anche a fornire unità di sangue alle regioni che più ne hanno bisogno: 6.159 quelle inviate lo scorso anno. Complessivamente stabili i nuovi donatori: 16.171 nel 2017 rispetto ai 16.634 nel 2016.
Il numero maggiore di donatori si registra nella fascia d’età 18-25 (5.675, di cui 2.854 donne e 2.821 uomini). Si è registrato un lieve calo delle unità raccolte, che però è associato ad una diminuzione delle unità trasfuse. Il Centro regionale sta lavorando assieme alle Aziende sanitarie dell’Emilia Romagna per promuovere il buon uso del sangue, ovvero un utilizzo appropriato alle necessità e alle condizioni del paziente.
Attualmente la donazione di sangue ed emocomponenti è un atto volontario, anonimo e responsabile. Ed è necessario continuare nell’attività di sensibilizzazione delle nuove generazioni affinché comprendano l’importanza di questo gesto.
Ida Baiano
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