Realizzato da Nebo Ricerche PA, il documento fotografa i cambiamenti della sanità italiana nell’arco di quattro decadi.
Nebo Ricerche PA ha realizzato, in occasione del quarto decennale della fondazione, un Rapporto (vedi allegato) che fotografa la sanità italiana in quattro tappe fondamentali: la nascita del Ssn, la riforma dei primi anni Novanta, il passaggio al federalismo sanitario, l’assetto attuale. Il Rapporto si sviluppa intorno ad alcune parole-chiave, legate ai dibattiti in corso tra i vari attori del settore.
Accorpamento delle aziende sanitarie
L’archivio Nebo ha consentito la ricostruzione delle mappe territoriali a partire dal primo elenco di unità sanitarie locali pubblicato nella Relazione sullo stato sanitario del Paese relativa al triennio 1981-1983, nella quale si contano 695 Usl, ridotte fino alle 101 aziende sanitarie attuali, affiancate dal 1993 dalle aziende ospedaliere.
Deospedalizzazione
Lungo quattro decenni è stata abbattuta oltre la metà dei posti letto (da più di 500mila a poco più di 200mila) e la durata media dei ricoveri (da quasi 13 giorni a meno di 7). La decurtazione è evidente, anche se con andamenti diversi sia a livello nazionale che regionale, per le aree delle specialità mediche, chirurgiche e materno-infantili. Al contrario, sono aumentati nel tempo i posti letto per la terapia intensiva e per la riabilitazione e la lungodegenza. Il Rapporto dà conto anche dei letti di Psichiatria, passati da quasi 70mila a meno di 5mila, secondo il percorso avviato dalla legge Basaglia a metà del 1978.
Privatizzazione
A livello nazionale, il rapporto tra posti letto privati e posti letto pubblici è oggi di 1 a 4, contro l’1 a 6 di 40 anni fa, con un’evidente eterogeneità tra le regioni: mentre in Liguria e in Basilicata si rileva un letto privato ogni 19 pubblici, in Campania e in Calabria si arriva a contare un posto letto privato ogni due pubblici.
Mobilità ospedaliera
Già a metà degli anni Ottanta, all’introduzione di questo parametro, era evidente una consistente migrazione di pazienti dalle regioni del Sud verso altre regioni e, al contrario, una maggiore capacità attrattiva di alcune regioni del Nord. Nel tempo, regioni come la Lombardia e l’Emilia Romagna tendono ad attrarre sempre più pazienti rispetto a quanti ne perdono, al contrario di regioni dove aumenta il numero di residenti che si ricoverano fuori regione rispetto a ricoverati provenienti da altre regioni, come accade in Puglia e soprattutto in Calabria, dove oltre un quarto dei ricoveri di residenti avviene fuori regione.
Meno personale sanitario per assistito
Il Servizio sanitario conta oggi nel complesso (assistenza ospedaliera ed extra-ospedaliera), su circa 367mila medici e infermieri dipendenti, circa 70 mila in più rispetto all’esordio. Negli ultimi anni questo numero si è mantenuto pressoché stazionario, pur in presenza di un aumento della popolazione, comportando quindi, in proporzione agli assistiti (nel tempo peraltro sempre più anziani), una diminuzione di personale. A livello regionale, emerge tuttavia una rilevante variabilità che, in proporzione ai residenti, vede una presenza di medici in Sardegna doppia rispetto a quella del Lazio e una presenza di infermieri in Friuli Venezia Giulia doppia rispetto a quella della Campania.
Riduzione dei medici di base
Il progressivo aumento della popolazione italiana rende ancor più evidente il calo del numero dei medici di Medicina generale, che si trovano a fronteggiare assistiti sempre più anziani e ai quali spesso vengono affidati anche pazienti in età pediatrica. Anche considerando complessivamente i medici di medicina generale e i pediatri (questi ultimi più che raddoppiati nel corso degli anni considerati), il numero di operatori rispetto agli abitanti risulta in calo a livello medio nazionale e in quasi tutte le regioni, con particolare evidenza in quelle settentrionali.
Invecchiamento della popolazione
Il quadro demografico evidenzia il progressivo aumento dell’indice di vecchiaia e della speranza di vita, quest’ultima salita di ben otto anni nell’arco dei quarant’anni descritti. La variabilità territoriale è presentata nel Rapporto Sanità mediante cartogrammi che consentono di visualizzare l’indice di vecchiaia attuale, calcolato per i territori delle Usl originarie, la speranza di vita per genere e provincia, la “popolazione pesata” secondo i pesi adottati all’introduzione e quelli attuali, confrontata secondo i confini delle attuali aziende sanitarie locali.
«Il fil rouge che abbiamo rilevato nel costruire questo Rapporto sulla sanità pubblica è la carenza, quando non l’assenza, di dati», sottolinea Natalia Buzzi, responsabile scientifico di Nebo Ricerche PA, auspicando il superamento di questa mancanza per garantire trasparenza e diritto di accesso a cittadini, operatori e decisori.
Redazione Nurse Times
ALLEGATO: Rapporto Sanità 2018
Lascia un commento