L’equipe multidisciplinare del nosocomio siciliano ha salvato la vita a una donna di 47 anni.
Era affetta da leiomiosarcoma ovarico, raro tumore (in stadio terminale) che aveva originato una massa del peso di circa 10 chili e del diametro di 30 centimetri all’interno dell’addome. Le prime due operazioni chirurgiche e la successiva terapia medica non erano bastate a tenere sotto controllo l’evoluzione del tumore, né erano serviti i controlli eseguiti in centri di riferimento specifici per questa malattia.
E così la paziente, una palermitana di 47 anni, si è rivolta al dipartimento oncologico dell’ospedale La Maddalena, nella sua città, dove è giunta in condizioni critiche: la massa tumorale era talmente estesa da impedirle di alimentarsi e di respirare bene. Un’equipe composta da radiologi, oncologi e chirurghi ha deciso di sottoporla in ottobre a un nuovo intervento, durato quattro ore e coronato dal successo. L’intera massa, infatti, è stata asportata, dopo che le metodiche radiologiche ne avevano stabilito l’operabilità, smentendo il parere negativo delle strutture sanitarie consultate in precedenza, dive l’intervento era stato sconsigliato per il rischio di propagazione della neoplasia negli organi vitali. La donna dovrà ora sottoporsi a controlli periodici, ma sta bene.
“Nella nostra pratica quotidiana – spiegano i radiologi – è fondamentale sia il confronto tra colleghi della stessa branca sia l’approccio multidisciplinare, che consente di stabilire il percorso diagnostico più adeguato. Questo, a sua volta, ha ripercussioni sulle scelte terapeutiche da adottare, che possono essere di tipo medico o chirurgico. Spesso si pensa che il ruolo del radiologo sia soltanto quello di guardare immagini ed esitare un referto, ma bisogna andare oltre. Il paziente non è un insieme di immagini, bensì una persona. Necessari sono pertanto la sua storia clinica e l’approccio multidisciplinare. È questo a fare la differenza”.
Redazione Nurse Times
Fonte: www.palermotoday.it
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