È l’effetto prodotto dall’apertura del nuovo Ospedale del Mare.
Terzo piano, reparto di Medicina dell’ospedale Loreto Mare di Napoli. Le stanze sono piene. In corridoio otto barelle, infilate una dietro l’altra, su cui sono stesi pazienti anziani. Si rischia di calpestare un catetere che pende da una delle donne sdraiate. Si può vivere da ammalati così? La situazione grida vendetta dopo dieci passi, il tempo di superare una vetrata e sullo stesso piano un intero reparto vuoto.
«Qui, una volta, c’era l’imbarazzo della scelta», spiega un medico. Ora ci sono stanze chiuse con tanto di lucchetti. Era la Neurochirurgia. «C’erano otto posti letto – dice un’infermiera –. Questo ospedale è in agonia». Un cartello indica l’ambulatorio per l’agopuntura. Li c’era la Neurologia, anche lì otto posti letto. Non ci sono più, altri lucchetti. «Ci stanno mettendo delle cavolate per riempire», si rammarica il medico.
Quattro piani, su e giù tra i reparti di quello che era uno dei presidi di urgenza della città, e alla fine perdi il conto delle tante, troppe stanze chiuse a chiave. Saranno almeno una quindicina in tutto l’ospedale. Posti letto vuoti, mentre le barelle in Medicina non mancano mai. «Sono qui da domenica, per via di problemi al cuore», dice con un filo di voce Davide Esposito, 81 anni, steso su un letto in un ingresso, un posto ricavato tra le porte di due corsie. L’anfratto di un corridoio. Dove i parenti seduti accanto ai malati sbraitano: «Avete fatto l’ecografia? Possibile che per sapere cosa ha mia sorella dobbiamo aspettare la cartella clinica?».
Tra le barelle in corridoio e la vetrata della Neurologia c’è un’altra porta chiusa con un lucchetto. Sembra un’uscita di emergenza, ma dentro ci sono ben quattro posti letto, con tanto di materassi chiusi nel cellophane. La trasformazione del Loreto, il prezzo da pagare sull’altare dell’apertura del nuovo Ospedale del Mare, con tre reparti smantellati (Neurologia, Neurochirurgia, Cardiologia) e personale trasferito da via Marina a Ponticelli, la riconosci dalle insegne. Al posto di intere stanze di Chirurgia e Ortopedia, al primo piano hanno piazzato la Dermatologia. Al posto della Cardiologia, al secondo piano si trova l’Ematologia.
Un declassamento evidenziato soprattutto dai numeri. Vedi il caso dell’Ortopedia, decimata: da 15-18 posti letto a otto. E c’è pure una stanza trasformata in deposito, con reti e macchinari ammassati. Di notte, con il pronto soccorso attivo, niente più ortopedici: uno solo reperibile chiamato, se il paziente è davvero grave, altrimenti ci pensa il chirurgo di turno a immobilizzare l’arto. Se c’è bisogno del ricovero per i traumi, l’ultima spiaggia è il “Cardarelli”.
Ma il punto è che il Loreto non ha più ambulanze parcheggiate: bisogna inviare un fax alla centrale del 118 per trasportare i pazienti. Se arrivi in Pronto soccorso con un problema cardiaco, non essendoci più la Cardiologia, ti stabilizzano prima, ma poi chiamano un’ambulanza per ricoverarti il più delle volte alla clinica Mediterranea, privata e convenzionata. Tradotto: si dismettono reparti pubblici e si chiede l’appoggio alle strutture private, rimborsate comunque dall’Asl.
«Fino a tre mesi fa non arrivavano più pazienti – spiegano in Rianimazione –. I ricoveri erano ridotti, quasi un’indicazione dall’alto. Ora siamo di nuovo coi posti letto pieni e le barelle. Si sono accorti che non si può fare a meno del Loreto». Il Pronto soccorso fa comunque un centinaio di accessi, nonostante l’apertura dell’Ospedale del Mare. Solo che gli infermieri per turno si sono ridotti da otto a cinque. È la grande diaspora dal Loreto a Ponticelli, compresi gli otto cardiologi.
Al quarto piano c’è la Ginecologia. «Con un cardiologo solo di mattina e senza più Neurologia, le donne gravide a rischio non possono stare qui», spiega Andreina Anziano della Cisl Medici. Due settimane fa una paziente con crisi epilettiche, dopo aver partorito, è rimasta dieci giorni in attesa di un ricovero in un altro ospedale più attrezzato. Ci sono volute le manieri forti dei parenti per procurarlo.
«Qui siamo in un limbo – continua Anziano –. L’Ospedale del Mare dovrebbe riavere un polo materno infantile. De Luca non lo voleva, il ministro glielo ha imposto e il governatore ha pensato di farlo così grande che quello già pronto a Ponticelli non basta, e aspetteremo dieci anni per costruirlo». Intanto un’intera stanza con quattro letti della Ginecologia è prestata alla Chirurgia per tutte le donne che lì non trovano posto. Letti tolti alle puerpere, magari per un calcolo alla colecisti da operare. D’altronde in Chirurgia hanno fatto lievitare i posti letto: stanze da due trasformate in tre posti, infilando una barella al centro. L’ennesima.
Redazione Nurse Times
Fonte: Repubblica
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