L’azienda produttrice del glucometro “flash” chiede 45 euro: ben 10 in più rispetto al resto d’Italia.
Farebbero prima a comprarlo su Amazon, dove si vende a 29 euro, spedizione compresa. Eppure la Abbott, multinazionale americana che produce il Freestyle, alla Puglia ne chiede 45: 10 in più di quanto lo pagano tutte le altre Regioni italiane. Politiche commerciali legittime, che però nascondono un sottile ricatto: l’azienda è pronta a scendere a 35 euro soltanto se la Puglia, come fanno altre Regioni, accetterà di fornire la tecnologia “flash” a tutti i malati di diabete, magari rendendola prescrivibile da parte di qualunque specialista.
Il Freestyle è molto atteso dai malati di diabete: una scatoletta elettronica che permette di misurare la glicemia usando una striscetta di plastica, senza più ricorrere all’ago. In Puglia, negli ultimi anni, c’è grande attenzione al tema dei farmaci e dei dispositivi medici, anche per evitare gli sprechi del passato. Dopo aver attentamente valutato i risultati dei trial cimici, una commissione regionale ha deciso che il Freestyle potrà essere prescritto solo nei centri di riferimento e fornito gratuitamente solo a determinate categorie di pazienti, per lo più con diabete di tipo 1: quelli con ipoglicemia grave e i minori di 18 anni che “si pungono” più di dieci volte al giorno, o che soffrono di acmofobia (paura dell’ago). In totale, poco meno di 27mila persone, di cui 800 in età pediatrica: meno del 10% dei circa 300mila malati di diabete censiti in Puglia.
La Regione ha demandato alla Asl Bat la procedura di gara per l’acquisto del dispositivo. E la multinazionale, che è ovviamente in monopolio (si tratta di una tecnologia brevettata) lo ha pure messo nero su bianco: il prezzo è di 45 euro proprio perché se ne acquisteranno così pochi. Il direttore generale della Asl Bat, Alessandro Delle Donne, è saltato dalla sedia e ha convocato l’amministratore delegato della sede italiana della Abbott, che ieri non si è presentato, delegando un funzionario commerciale.
«Abbiamo rilevato – dice Delle Donne – un’incomprensibile disparità di trattamento economico rispetto ai costi praticati nel resto d’Italia: una posizione che potrebbe essere meritevole di approfondimento». Traduzione: un abuso di posizione dominante, che potrebbe interessare l’Autorità garante della concorrenza. Fatto sta che la dottoressa Elisabetta Graps dell’Aress, coordinatrice del centro regionale Hta (la struttura che valuta le tecnologie sanitarie), ha fatto un po’ di conti: con l’offerta attuale, la Puglia spenderebbe 37,5 milioni di euro l’anno, quando in qualunque altra parte d’Italia ne basterebbero 30.
Ma soprattutto, a far arrabbiare molto la Regione, c’è una mail fuorviante che l’azienda sta mandando alle associazioni dei diabetici per informarli che i dispositivi “flash” per il diabete sono rimborsati in tutta Italia. Non è così. Il risultato è un gran caos. Lo scorso anno la Puglia, tra le poche in Italia, ha approvato le linee guida per la prescrizione delle tecnologie per il diabete, dopo un tavolo tecnico (cui hanno partecipato anche i rappresentanti delle associazioni) coordinato dal professor Francesco Giorgino.
Ne è emerso che le tecnologie “flash”, pur molto interessanti, non eliminano del tutto la necessità dell’iniezione. Le striscette, ad esempio, non si possono usare quando la pelle è molto sudata o quando il paziente ha la febbre. In questi casi, per evitare l’ipoglicemia, bisogna comunque avere l’ago a portata di mano e pungersi il dito. Le linee guida sono state recepite da una delibera di Giunta in estate e la Asl Bat avrebbe dovuto completare l’acquisto dei dispositivi entro dicembre. Tutto si è fermato dopo la richiesta della Abbott, giudicata scandalosa. E dietro questo braccio di ferro, ci sono tanti malati che aspettano.
Redazione Nurse Times
Fonte: La Gazzetta del Mezzogiorno
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