Un gruppo di sette medici ed infermieri della Provincia di Pordenone ha trascorso le proprie festività pasquali in Madagascar,
Hanno voluto portare la propria competenza e capacità a servizio delle popolazioni bisognose di assistenza sanitaria.
Hanno così deciso di prendere parte alla missione di padre Bruno Dall’Acqua, frate carmelitano veneto da 30 anni in quel paese.
Da anni sta lavorando per la costruzione di un polo ospedaliero nell’isola. I primi interventi chirurgici si sono concretizzati grazie all’apertura di alcune sale operatorie.
Ciò è stato reso possibile grazie alla solidarietà dei molti donatori ma anche grazie ai professionisti che mettono a disposizione tempo e capacità per mettere a frutto il lavoro, in questo caso per fare curare le persone.
La delegazione composta anche da 10 professionisti sanitari è partita alla volta del Madagascar per lavorare. Quattro i casarsesi all’opera nel paese africano: il tecnico radiologo in pensione Pierluigi Rosa, l’anestesista Dario Fantin, e gli infermieri Silvia Ciutto e Trancredi Francescutti. La delegazione “pordenonese” è composta anche da Giordano Bruno Chiara, ex primario della I chirurgia dell’ospedale di Pordenone – che dopo la pensione ha deciso di continuare a lavorare per gli ultimi – Dan Amroch, di Treviso ma che ha lavorato in prima chirurgia a Pordenone, e Francesco Villanova, infermiere strumentista che lavora all’ospedale cittadino.
Dal 9 aprile scorso sono a Mahajaanga nella costa occidentale del Madagascar, sede della missione. Medici e infermieri hanno cominciato a operare dal giorno dopo l’arrivo, mentre a Rosa è stato dato il compito di allestire la sala per la radiologia.
Già a ottobre alcuni medici erano stati in Madagascar ed è stato avviato il progetto di creare anche due sale diagnostiche, con macchinari per le radiografie. È stato coinvolto Pierluigi Rosa, in pensione dal 2018, dopo avere prestato servizio come tecnico a San Vito e a Pordenone.
«Nei mesi prima della partenza – racconta dal Madagascar – ho potuto vedere i locali per le due sale diagnostiche e studiarne le caratteristiche: ci siamo accorti che non erano adeguati per cui abbiamo disposto di interventi di adattamento, poi realizzati».
Nella fase pratica in Madagascar c’è stato qualche problema nell’allestimento delle sale, ma si conta di superarlo anche perché i macchinari sono già arrivati, come i tecnici per l’allestimento.
«Qui da fare ce ne è sempre», commenta Rosa che, in attesa di avviare le sale diagnostiche, fa un po’ di tutto, dalla sala operatoria al trasporto dei pazienti. Il gruppo è impegnato in un grande lavoro per la popolazione della comunità, in una zona molto povera, dove lo stipendio di una persona varia da 40 a 50 euro.
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