Episodi di intolleranza nel vecchio continente. I ristoratori svizzeri, per esempio, diffidano dei clienti asiatici. Boom di vendite per le mascherine protettive.
Molti residenti in Europa sono passati dal timore, più o meno infondato, del nuovo coronavirus a vere e proprie manifestazioni di intolleranza nei confronti dei cittadini asiatici, anche propri concittadini. In Svizzera, per esempio, alcune comitive di cinesi non sarebbero state ammesse nei ristoranti. E la proprietaria di un ristorante cinese di Zurigo, lei stessa di origine cinese, ha candidamente dichiarato alla stampa: «Il virus mi inquieta. In questo periodo i gruppi in viaggio dalla Cina non sono i benvenuti». Nonostante si tratti di una scelta discutibile, la donna si dice costretta a rifiutare gli ospiti asiatici per presunti motivi di sicurezza: «Voglio proteggere il personale e gli altri ospiti». E non si fida minimamente dei controlli introdotti in alcuni aeroporti: «Ho la sensazione che le autorità non stiano prendendo abbastanza seriamente questo virus».
Sulla stessa linea una ristoratrice cinese di Lucerna («Se mi arrivasse la richiesta di riservazione da parte di un gruppo di turisti cinesi, credo che rifiuterei») e uno di Opfikon (ZH), che ha affermato: «Se arrivasse una comitiva che non è stata sottoposta a controlli, la manderei prima in ospedale. Poi potrebbero cenare qui. È sempre meglio un controllo in più». Il locale si è già munito di una scorta di mascherine, che i dipendenti hanno anche a casa. Il dato comune che si tratti di Svizzera o Italia è che molti, alla sola vista di persone di origine asiatica, non solo cinese, pensano subito al coronavirus. Siamo dunque alla psicosi, come dimostra anche il boom di vendite delle mascherine protettive.
Redazione Nurse Times
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