Dopo quasi due mesi dal primo contagio i cinesi hanno sconfitto il virus SARS-CoV-2 facendo registrare i primi tre giorni consecutivi di contagio zero
Ma cerchiamo di capire quali sono stati i criteri utilizzati dai cinesi che hanno appunto permesso di vincere la sfida epocale:
- rispetto della quarantena per tutti i cittadini rientranti nella cosiddetta “zona rossa”
- risposta sanitaria immediata
- diagnosi rapida ed immediato isolamento
- utilizzo di massa dei test per l’individuazione dei soggetti positivi anche asintomatici
- ausilio di tutta la tecnologia utile all’osservanza delle disposizioni governative
- grande disponibilità dei dispositivi di protezione individuale per gli operatori
Come far rispettare la quarantena a tutti e 55 milioni di abitanti della provincia cinese?
I cinesi sono un popolo ordinato e molto rispettoso ed hanno accettato sin da subito le direttive governative, anche se molto restrittive.
Le validissime misure contenitive applicate sin da subito dal governo hanno fatto il resto.
Il focolaio epidemico identificato a Wuhan ha fatto subito scattare le misure contenitive in tutta la provincia dello Hubei (circa 55 milioni di abitanti).
Tutta la popolazione veniva controllata in ogni quartiere da decine di migliaia di funzionari del Partito. Sono state formate 1.800 squadre (di cinque o più membri) col compito di rintracciare i contatti dei casi confermati, grazie all’aiuto di big data messi a disposizione dalle compagnie telefoniche e di internet.
Le persone autorizzate ad uscire di casa (un membro per famiglia, solo per fare la spesa e/o recarsi in farmacia un numero limitato di volte a settimana, previo controllo della temperatura) potevano farlo solo a condizione d’indossare la mascherina. WeChat e AliPay (due tra le app più utilizzate nel Paese) hanno partecipato alla schedatura elettronica della popolazione per grado di sanità (verde, giallo, rosso), permettendo alla polizia il controllo agli ingressi delle stazioni e ai checkpoint mediante i segnali mandati dagli smartphone.
Quasi tutti i cittadini hanno rispettato le indicazioni del governo cinese che comunque ha attuato un controllo a tappetto anche attraverso l’utilizzo di droni con riconoscimento facciale che individuavano i cittadini che disattendevano le restrizioni imposte. Tutte misure, forse, inapplicabili nei paesi occidentali.
Risposta sanitaria immediata
In seguito alla notifica all’Oms – il 3 gennaio scorso – della trasmissione del virus tra le persone, venne istituito un Comitato governativo per il contrasto dell’epidemia. In tempi record sono stati costruiti ex novo due ospedali prefabbricati con migliaia di posti letto per assistere i malati gravi, mentre impianti sportivi e strutture fieristiche venivano riconvertite a ricoveri per quelli con sintomi lievi e per i casi sospetti da tenere in isolamento.
Oggi tutti e 14 gli ospedali utilizzati per l’emergenza sanitaria sono stati smantellati.
Ora le autorità sanitarie cinesi temono le infezioni importate. Per questo motivo chi sbarca in Cina dall’estero (circa 20 mila persone al giorno) è obbligato a stare in quarantena per due settimane in apposite strutture alberghiere.
Diagnosi rapida ed immediato isolamento
Una sorveglianza estremamente energica per scoprire immediatamente i casi di positività; la diagnosi molto rapida e l’immediato isolamento; la veloce individuazione e la quarantena dei contatti più vicini; e un livello eccezionalmente alto di comprensione e accettazione di queste misure da parte della popolazione sono stati fattori importanti per arrivare al risultato sperato. Utilizzati anche test rapidi (qualche minuto) per screenare quante più persone possibili.
Utilizzo di massa dei test per l’individuazione dei soggetti positivi anche asintomatici
I cinesi hanno effettuato test di massa per individuare i soggetti positivi. Attraverso i termo scanner e grazie anche al senso civico dei cittadini, alla prima comparsa della febbre viene effettuato il test. In caso di positività vengono rintracciati tutti i contatti degli ultimi 14 giorni e sottoposti al test. Quindi centinaia di persone venivano testati in seguito ad un caso positivo.
Ausilio di tutta la tecnologia utile all’osservanza delle disposizioni governative
Le autorità cinesi per potenziare il controllo sanitario sulla popolazione hanno lanciato una nuova app.
Un close contact detector (rilevatore di contatto ravvicinato) che permette di monitorare le persone, avvertendole se sono state in stretto contatto con qualcuno infetto dal nuovo coronavirus.
Come funziona: gli utenti non devono far altro che eseguire la scansione di un codice Qr sul proprio smartphone utilizzando app cinesi come Alipay, WeChat e Qq, e inviare il loro nome e cognome e numero di telefono.
Una volta registrati, a questo punto il governo cinese rilascia un Id che consente di utilizzare la nuova app e di inviare una richiesta per poi poter ricevere informazioni utili e capire, con la geolocalizzazione, se si è o meno entranti in stretto contatto con chi è stato infettato dal 2019-nCoV. Una tecnologia, che sottolinea i costanti sforzi del governo cinese di implementare il sistema di sorveglianza sulla popolazione che è riuscita a contenere l’epidemia.
La National Health Commission cinese, per stretto contatto intende qualcuno che si è trovato a una distanza ravvicinata, senza una protezione efficace, da chi è stato infettato, o anche solamente sospettato di esserlo.
Comprende, quindi, persone che lavorano insieme nella stessa stanza, vivono nella stessa casa, o frequentano la stessa classe. Ma anche personale medico, caregiver, familiari, amici e, infine, passeggeri o personale che sono stati sullo stesso mezzo di trasporto (treno, bus, o aereo) di pazienti confermati o sospettati di essere stati infettati dal coronavirus.
Un esempio? Su un volo, tutti i passeggeri della stessa fila e delle tre file davanti e dietro il posto di un persona infetta, nonché gli assistenti di volo, sono considerati a stretto contatto. Per il treno, invece, rientrano nella zona di stretto contatto tutti i passeggeri e il personale a bordo che si trovano nella stessa carrozza.
L’app, sviluppata dai dipartimenti governativi e dalla società statale China Electronics Technology Group Corporation e supportata dai dati delle autorità sanitarie cinesi, rileva che un utente è a rischio, il consiglio che si dovrà seguire è quello di rimanere a casa e contattare le autorità sanitarie locali.
Ma la privacy può essere derogata? In questo caso è stata determinante per salvare più vite umane…più importanti della stessa privacy.
Grande disponibilità dei dispositivi di protezione individuale per gli operatori
Tutte le aziende cinesi hanno contribuito alla fabbricazione dei dispositivi di protezione individuale, anche riconvertendo la loro produzione. Il governo ha quindi risposto alla reale esigenza degli operatori sanitari.
Ma in Italia sono attuabili tutte queste misure draconiane messe in campo dalla Repubblica Popolare Cinese?
Gli italiani sono pronti a derogare la propria privacy in nome della salute pubblica?
Ad oggi si registrano in Italia 53.578 casi totali, con 6557 nuovi casi solo oggi, e 793 morti per un totale di 4825 morti totali.
In questa emergenza sanitaria siamo tutti chiamati ad un grande senso di responsabilità e sacrificare parte della propria privacy e libertà personale per il bene comune è ragionevolmente ammissibile.
Il contagio nel mondo in tempo reale
Redazione Nurse Times
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