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Tesi infermieristica: Problematiche correlate alla gestione della terapia antidiabetica iniettiva nel paziente in età avanzata

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"Non voglio gli aghi": inglese affetta da diabete di tipo 1 muore a 20 anni
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Grande successo per il progetto editoriale denominato NExT (Nurse EXperimental Thesis) targato Nurse Times

Giunge al nostro indirizzo mail  re*******@nu********.org  il lavoro di tesi della dott.ssa Manuela Bernagozzi, laureatasi presso l’Università degli Studi “Magna Græcia“ di Catanzaro, a.a. 2018/2019.


…di Manuela Bernagozzi

Obiettivi

L’obiettivo principale dello studio è stato quello di identificare, attraverso la raccolta di dati specifici, le problematiche che un paziente diabetico può riscontrare durante, o a seguito, della somministrazione della terapia iniettiva anti-diabetica. Si è voluto verificare se un’errata tecnica iniettiva può, o meno, contribuire a un non ottimale compenso glicometabolico e/o determinare complicanze, soprattutto se il soggetto è anziano. Dalla raccolta dei dati anagrafici e antropometrici è emerso che la popolazione presa in studio era prevalentemente di sesso maschile (75%) con un’età media di 67.6 anni. Si trattava di pazienti che presentavano una malattia di lunga data e, nella maggior parte dei casi assumeva una terapia combinata con insulina lenta e insulina rapida, secondo lo schema basal bolus, che richiedeva un elevato numero di iniezioni giornaliere.

Purtuttavia, il compenso glicometabolico, anche se non ottimale, era buono anche in considerazione dell’età avanzata del campione (valore di Hb1Ac medio di 7.42%). La totalità dei pazienti utilizzava come device di somministrazione la penna, o stiloiniettore, ma non mostrava un’ottimale conoscenza dei siti di iniezione e soprattutto della necessità di ruotare i siti.

Capire l’importanza della scelta di più di un’area cutanea per effettuare l’iniezione, e la necessità a ruotare i siti di somministrazione all’interno della stessa area; fa sì che non si instauri il quadro della lipodistrofia che va ad impattare in maniera significativa sul compenso glicometabolico, sulla variabilità glicemica, la comparsa dell’ipo e dell’iperglicemia. Tra i pazienti presi in esame, solo il 62% effettuava la rotazione del sito di iniezione; come conseguenza di ciò, il 58% di essi presentava aree di lipodistrofie nella zona in cui il farmaco era somministrato in maniera ripetuta. Questo determinava una modificazione dell’assorbimento e della diffusione del farmaco stesso determinando notevoli variazioni glicemiche e la necessità, da parte del paziente, di modificare autonomamente le dosi di farmaco iniettato.

Altro aspetto molto importante per una corretta tecnica iniettiva è il tempo di permanenza dell’ago nella cute: quando si utilizza un dispositivo di iniezione, è consigliabile contare almeno 10 secondi prima di rimuovere l’ago dalla cute, per evitare la dispersione di alcune gocce di farmaco, importanti per un buon mantenimento glicemico; in questo studio è stata riscontrata che solo una bassa percentuale di pazienti adotta questo accorgimento.

Complicanze

Una delle complicanze legata ad una scorretta tecnica iniettiva è rappresentata dall’ipoglicemia.

Il paziente diabetico in trattamento insulinico è già di per se esposto all’ipoglicemia ma la sua comparsa può essere accentuata dalla non corretta tecnica di somministrazione del farmaco e dalle modifiche autonome delle dosi effettuate dal paziente. Valori di glucosio nel sangue inferiori ai 70 mg/dl sono pericolosi per l’organismo del paziente in quanto possono provocare la comparsa di segni e sintomi importanti, fino ad arrivare anche alla perdita di coscienza.

Nei pazienti dello studio, l’evento ipoglicemico era estremamente frequente e in una percentuale elevata dei casi per essere gestito ha richiesto l’intervento di una persona terza o di un operatore sanitario. La comparsa di segni e sintomi clinici correlabili all’ipoglicemia era presente in tutti i pazienti che presentavano ipoglicemia documentata; ma è stata riportata anche in pazienti che non mostravano valori glicemia inferiori a 70 mg/dl.

Si trattava verosimilmente di un’ipoglicemia “relativa normoglicemica”, che si presenta quando si ha un’alterazione dei meccanismi contro-regolatori, con successiva modifica del valore soglia di ipoglicemia, che risulterà essere sicuramente più elevato.

Prevenzione

Per prevenire la comparsa di tali complicanze, potenzialmente dannose per il paziente, è importante la figura di un educatore terapeutico che sia in grado di istruirlo sulla corretta tecnica di iniezione; grazie al Decreto Ministeriale nº 739/94, al Codice Deontologico e agli Ordinamenti Didattici, la responsabilità dell’educazione terapeutica è anche dell’infermiere; in particolare la responsabilità del corretto addestramento del paziente nel saper autogestire la propria terapia. In questo studio osservazionale è stato chiesto al paziente di indicare la persona che l’avesse istruita sulla tecnica di somministrazione, ed è emerso che solo il 10% della totale popolazione ha ricevuto informazioni da parte di un infermiere.

Conclusioni

Si può pensare quindi di dare maggiori possibilità alla professione infermieristica di occuparsi a 360º del paziente diabetico sotto trattamento farmacologico; soprattutto per quanto riguarda la prevenzione delle complicanze che il diabete causa, la gestione della terapia per garantirne l’efficacia terapeutica, il corretto funzionamento dei dispositivi di somministrazione; ma compito ancora più importante e complicato è quello di comunicare con il paziente per aiutarlo a prendere maggiore consapevolezza della malattia che esso presenta, della necessità di assumere un ruolo attivo nell’autogestione della propria salute e di acquisire fiducia nell’equipe che lo ha preso in carico.

Redazione Nurse Times

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