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Nanoparticelle per trattare processi infiammatori da Covid-19 e non solo: lo studio

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La comunicazione con i familiari in condizioni di isolamento
Immagine da www.pixabay.com di DarkoStojanovic
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Un team di ricercatori dell’Istituto Galien (Univ. Paris-Saclay/CNRS) ha appena sviluppato delle nanoparticelle efficaci nel trattamento dei processi infiammatori gravi che si riscontrano in molte patologie e in particolare nelle infezioni da Covid-19. Lo studio è stato pubblicato sulla rivista Science Advances.

Processi infiammatori incontrollati sono un grave problema di salute. Sono all’origine di molte patologie che possono essere gravi o addirittura letali.

Alcuni pazienti affetti da Covid-19 subiscono un peggioramento delle loro condizioni dopo la reazione infiammatoria che porta all’insufficienza respiratoria, che a volte richiede l’intubazione e la rianimazione e può provocare anche la morte.

All’Institut Galien si è deciso di approfondire lo studio della nanomedicina, come è riportato sulla rivista ” INSALUTENEWS.IT”.

L’introduzione delle nanotecnologie in farmacologia ha rivoluzionato la somministrazione dei farmaci. Questo, in particolare, grazie al principio della vettorializzazione, quel processo, cioè, che consiste nell’incapsulare il farmaco in un nanovettore (il più delle volte un liposoma, una nanoparticella o una micella), in modo che esso fornisca il suo principio attivo solo dopo aver raggiunto il tessuto bersaglio e aver penetrato la cellula malata.

In genere tra i 20 e i 300 nanometri, questi dispositivi terapeutici permettono di proteggere il principio attivo, di attraversare alcune barriere biologiche e di veicolare il farmaco in modo più efficace nell’organismo. L’obiettivo è quello di migliorare l’efficacia dei trattamenti, riducendo la loro tossicità e limitando gli effetti collaterali.

In collaborazione con la Plateforme d’Histologie Immunopathologie de Clamart (PHIC) (Univ. Paris-Saclay) e l’Institut Paris Saclay d’Innovation thérapeutique (Univ. Paris-Saclay, Inserm, CNRS), i ricercatori dell’Istituto Galien hanno combinato diversi principi attivi all’interno della stessa nanoparticella. Lo studio ha dimostrato che, sfruttando le disfunzioni della barriera endoteliale nei siti di infiammazione acuta, queste nanoparticelle multifarmaco possono fornire agenti terapeutici in modo mirato e quindi migliorare significativamente le possibilità  di sopravvivenza.

Questi risultati promettenti potrebbero ora essere completati da studi clinici per portare allo sviluppo di un nuovo farmaco.

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