LA BILANCIA DELLA MOBILITÀ. INFERMIERI DI RUOLO E PRECARIATO.
In questo clima già burrascoso per ovvi motivi, noi, professionisti della salute continuiamo la nostra battaglia sul tema mobilità.
Negli ultimi anni abbiamo assistito a un evoluzione, in negativo, di questo diritto tanto rivalso.
Nello specifico stiamo vivendo questa situazione come una bilancia con due pesi e due misure.
Da una parte ci sono i colleghi, vincitori di concorso, obbligati a fare le valige, a salutare i propri cari e approdare in città sconosciute, facce nuove e culture diverse.
Poi ci sono i precari. Io li chiamo “l’oro della politica” perchè la loro presenza è solo dettata dall’interesse dei politicanti.
CHE SCOPO HA SODDISFARE TUTTI?
La risposta è semplice, nessuno. Dunque è fondamentale creare malcontento con una mano per poi porgere l’altra in segno di aiuto.
Il problema di fondo della nostra professione, in tema di mobilità, è esattamente questo.
Pretendiamo che il legislatore sia chiaro, vogliamo leggi non soggette a plurinterpretazioni.
Come amministratore di un gruppo Facebook di mobilità per infermieri ogni giorno vengo soffocato dalle centinaia di richieste di colleghi amareggiati e sconfortati.
Viviamo quotidianamente una lotta, una corsa a chi riesce ad accaparrarsi un cambio compensativo.
Dandovi alcuni numeri, nel solo mese di aprile, ho accettato 900 post sulla pagina e il 95% sono risultate richieste di mobilità in compensazione dal Nord verso Sud.
È evidente che ci troviamo di fronte a un problema enorme.
COME È POSSIBILE UNA SITUAZIONE DEL GENERE?
Al nord, le aziende ospedaliere e le asl, assumono personale a tempo indeterminato con una frequenza assai maggiore che nel resto d’Italia.
Il fabbisogno di personale è lo stesso con la differenza che, al Sud, si tende ad assumere semplicemente a tempo determinato, quindi per avviso pubblico.
LA GUERRA DEI POVERI
Sono tanti i colleghi trovatisi di fronte ad un bivio. “Cosa faccio? Resto qui, nella mia regione, lavorando come precario per poi pretendere il posto fisso? Oppure vado lontano da casa per avere la stabilità economica tanto desiderata?”
La legge non tutela i lavoratori di ruolo quando si parla di tornare a casa.
Sono tanti i ricorsi e le diffide che i colleghi fuori regione frequentemente pongono in essere spendendo soldi e tempo pur di giocarsi tutte le carte per tornare giù ma se le cose non cambiano la vedo molto difficile.
CLIMA DI CAMBIAMENTO
A queste condizioni non possiamo più restare invisibili, bisogna cambiare aria, bisogna tutelare i diritti dei lavoratori nei servizi pubblici essenziali.
Ultimamente ho letto diversi articoli e ho apprezzato molto la lettera indirizzata al Presidente Giuseppe Conte con un progetto assai interessante della proposta di legge: legge DE PILLA.
Siamo dipendenti pubblici e ognuno di noi ha il diritto di tornare a casa, o almeno ha il diritto di provarci.
Il nostro malcontento non fa bene a nessuno e chiediamo una volta per tutte di risolvere questi problemi che affliggono la nostra professione.
Cassano Pasquale
Lascia un commento