Riceviamo e pubblichiamo un comunicato stampa redatto dalla segretria territoriale del sindacato.
L’attuale pandemia del Covid-19, spogliandoci dal superfluo, ci ha restituito la consapevolezza della fragilità dell’esistenza e della preziosità della vita. Infatti l’abnegazione del personale sanitario impegnato a sottrarre i malati dalle grinfie della morte, anche a costo della propria vita, è una nobile testimonianza dell’alto valore della vita. Gli operatori sanitari si attendevano una politica coesa del Governo nel concedere risorse economiche di consistente “premialità”.
Roberto Gentile, segretario generale Fials Lombardia, ricorda che il Governo ha stanziato per la nostra Regione solo € 41.451.232 con il decreto “Cura Italia” e € 31.624.030 con il Decreto “Rilancio”, ai fini di incrementare temporaneamente i fondi contrattuali della dirigenza sanitaria e del personale del comparto per le maggiori spese sostenute in questi periodi di pandemia, e per la parte residuale, del tutto insufficienti, per la premialità dei professionisti e operatori sanitari.
“Il sostegno di Regione Lombardia – afferma il sindacalista –, garantito in questa fase emergenziale attraverso stanziamenti premiali con fondi propri, autorizzati con legge Regione Lombardia n. 9/2020, è stato un primo riconoscimento, anche se si sono riscontrati tanti errori di metodo e di merito nel sistema di distribuzione delle risorse premiali. Motivo, tra l’altro, del forte dissenso e della mancata condivisione da parte di Fials”.
Ma non basta. Occorre molto altro. Sono necessari finanziamenti integrativi alle risorse aggiuntive regionali (RAR), impietosamente ridotte negli anni, anche nella valorizzazione pro capite. Quanto rivendicato da Fials trova legittimazione nel particolare contesto di cambiamenti organizzativi gestionali che la riforma del sistema sanitario e sociosanitario regionale ha imposto e ancora impone, le cui ragioni e condizioni di sostenibilità rappresentano anche ipoteche sul futuro di tanti professionisti. Gli stessi che proprio nell’attuale inaspettato contesto epidemiologico hanno dovuto sperimentare e farsi carico anche “della tenuta del nuovo sistema”, sistema la cui peculiarità e prevalenza “pubblica” rappresenta requisito insostituibile.
Fials, unitamente agli operatori sanitari, dà inizio a una “maratona” che prevede una serie di manifestazioni, a partire dal 25 giugno in piazza Città di Lombardia, dinanzi alla sede di Regione, per confluire successivamente in un’unica manifestazione e/o sciopero nazionale davanti a Palazzo Chigi, a Roma.
Giovedì 25 giugno, saremo dinanzi al Palazzo di Regione Lombardia per “non dimenticare” tutti i professionisti sanitari che con grande professionalità e sacrificio hanno affrontato l’emergenza in questi mesi. E quindi per “manifestare” disagio, rabbia e la paura per un “futuro” quantandemico mai incerto anche per il “rinnovo contrattuale”.
Il decreto “Rilancio” ha messo a disposizione fondi di un’entità mai vista nell’ultimo decennio per investirli in un vero “rilancio della sanità” dopo decenni di disattenzione e di tagli di posti letto e blocco del turnover del personale, ma bastano per arrivare alla fine dell’anno. Servono interventi strutturali per il “rilancio della sanità” che passi attraverso il “riconoscimento professionale ed economico dei suoi professionisti e dipendenti”.
Dopo la pandemia da coronavirus, si è scoperto che la sanità non è un fastidioso accollo per le tasche degli italiani, bensì una risorsa, un investimento necessario per consentire alle persone di lavorare in salute. Un tale risultato, tuttavia, è raggiungibile solo imprimendo un vigoroso cambio di passo allo status quo. La nostra manifestazione vuole stimolare la nostra Regione, e poi tutte le altre, a utilizzare le risorse del Decreto “Rilancio” per aumentare negli ospedali i posti letto di terapia intensiva e sub-intensiva, per investire sulla sanità territoriale, sull’infermiere di famiglia e sugli assistenti sociali, a salvaguardia anche della dimensione sociale e sanitaria dei bisogni della collettività.
Non vorremmo assistere al licenziamento dei tanti infermieri, oss e altri operatori assunti per esigenze di Covid-19, tantissimi dipendenti chiamati a ricucire i tagli della sanità con condizioni lavorative che rasentano lo sfruttamento della precarietà, e poi, come sempre è avvenuto, “USATI E BUTTATI”. Necessita un piano straordinario di assunzioni, con il necessario reintegro degli organici dopo decennali tagli che hanno portato il nostro Paese e la stessa nostra regione al livello attuale, con il numero del personale della sanità, specie infermieri e professioni sanitarie.
Secondo Gentile, “la nostra azione spingerà, anche, le altre regioni a utilizzare il miliardo e mezzo di fondi del Decreto ‘Rilancio’ destinati all’assistenza territoriale per interventi sistemici a potenziamento delle strutture intermedie tra ospedale e territorio (che per tanti problemi e per mancate priorità non sono ancora stati attivati), per la valorizzazione di figure come l’infermiere di famiglia e di comunità, molto inferiore alla media europea”.
Servono, inoltre, investimenti strutturali su acquisto di nuovi strumenti, dagli ecografi alle tac, dai laboratori di analisi ai robot. Questa pandemia ha solo dimostrato l’ovvietà di ciò che già era: i professionisti sanitari sono il pilastro del Servizio sanitario. Non possiamo pensare di investire sulla sanità e sul sistema Paese senza dare il giusto riconoscimento economico e professionale a tutti loro.
Redazione Nurse Times
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