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Su “Nature” lo studio di Vo’, circa la metà delle persone positive al tampone erano asintomatiche al momento del test

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Su "Nature" lo studio di Vo', circa la metà delle persone positive al tampone erano asintomatiche al momento del test
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Il 21 febbraio 2020 un residente del comune di Vo’, una piccola cittadina in provincia di Padova di circa 3200 abitanti, muore di polmonite a causa di un’infezione da SARS-CoV-2. Si tratta del primo decesso di COVID-19 riscontrato in Italia.

Arriva ora lo studio su «Nature». Lo studio è firmato del prof Andrea Crisanti, Direttore del Dipartimento di medicina Molecolare dell’Università di Padova e del laboratorio di Microbiologia e virologia dell’Azienda Ospedale/Università di Padova e la dott.ssa Ilaria Dorigatti, del MRC Centre for Global Infectious Disease Analysis dell’Imperial College di Londra.

Grazie a questa ricerca le azioni di sorveglianza sono state implementate nella Regione Veneto, che sono risultate efficaci nel controllo di COVID-19 in questa regione d’Italia.  

«La prima indagine, condotta all’inizio dell’isolamento della città – spiega il prof Crisanti – rivela una prevalenza di infezione del 2,6% (intervallo di confidenza del 95% (CI) 2,1-3,3%). La seconda indagine, eseguita alla fine del blocco, evidenza una prevalenza dell’1,2% (95% CI 0,8-1,8%). In particolare, il 42,5% (95% CI 31,5-54,6%) delle infezioni confermate da SARS-CoV-2 ed identificate nelle due indagini sono asintomatiche, ovvero non presentano sintomi al momento del test con tampone, né li hanno sviluppati in seguito. L’intervallo seriale medio è di 7,2 giorni (95% CI 5,9-9,6). Particolarmente interessante è ciò che emerge dallo studio sull’infezione da Covid-19 nei bambini – continua il prof Crisanti. I bambini sembrano ammalarsi di meno e con pochi sintomi, dimostrando una certa resistenza al virus. A Vo’ su un campione di 234 bambini da 1 a 10 anni nessuno è risultato positivo al tampone, anche se spesso hanno convissuto con genitori infetti.»

Lo studio di Vo’

Lo studio mostra come non si rilevi alcuna differenza statisticamente significativa nella carica virale delle infezioni sintomatiche rispetto a quelle asintomatiche (valori p 0,62 e 0,74 per i geni E e RdRp, rispettivamente, secondo il test Exact Wilcoxon-Mann-Whitney). Questo risultato implica che, potenzialmente, anche le infezioni asintomatiche o paucisintomatiche potrebbero contribuire alla trasmissione di SARS-CoV-2.

«Il dato sugli asintomatici è il risultato chiave dello studio – dice il prof Enrico Lavezzo, docente del Dipartimento di medicina Molecolare dell’Università di Padova. Circa la metà delle persone positive al tampone erano asintomatiche al momento del test, mentre una parte di esse avrebbe sviluppato i sintomi nei giorni successivi.

Lo studio, inoltre, evidenzia l’efficacia delle strategie di contenimento messe in atto a partire dall’identificazione del primo paziente positivo al SARS CoV-2 residente nella piccola comunità di Vo’.

« Lo studio di Vo’ ha dimostrato che identificare precocemenete clusters di infezioni e intervenire in maniera tempestiva con l’isolamento dei casi infetti sono strategie in grado di sopprimere la trasmissione e bloccare sul nascere un’epidemia – dice la dott.ssa Ilaria Dorigatti, del MRC Centre of Global Infectious Analysis dell’Imperial College di Londra.

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