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Indennità di specificità infermieristica: 100 euro non fanno la differenza

Riceviamo e pubblichiamo la riflessione di Tina Zerulo, cps infermiere
sull’indennità infermieristica proposta dal Governo nella bozza di legge di bilancio.

In questi giorni, si è discusso a lungo del topic “indennità di specificità infermieristica”, proposto  all’art. 70 – Disposizioni in materia di retribuzione degli infermieri del Sistema Sanitario Nazionale – della bozza di legge di bilancio, soprattutto nel merito del fondo stanziato, di 335 milioni di euro.  Subito sono state eseguite le più dettagliate valutazioni, in termini economici, e di valore ancor maggiore, si sono susseguiti i bilanci etici-morali di tale indennità. In poche ore, l’importante  somma è stata scomposta per il numero di infermieri, che prestano servizio presso il SSN, per poi  dettagliare tale operazione, con la definizione dell’incentivo orario che, questi così discussi  professionisti, percepiranno nella sostanza, generando titoli di giornali del settore e post che hanno  affollano le home dei social. In “soldoni” stiamo parlando di circa 100 euro lordi al mese per  infermiere. 

Solo 100 euro.  100 euro, infatti, sono pochi, anzi pochissimi; 100 euro non fanno la differenza. Questi soldi non miglioreranno il nostro status sociale, non ripagheranno i nostri sforzi quotidiani, e  non gratificano, né gratificheranno le battaglie professionali che stiamo portando avanti ormai da  decenni. 

Ad acuire questa triste situazione, c’è il periodo storico che stiamo vivendo, che sta stremando gli  infermieri, i quali dimostrano, ogni giorno, non solo la professionalità – che è propria di questa  figura – ma una grande resilienza e una quanto mai vitale capacità di problem solving. Quindi si,  siamo indignati, ci sentiamo umiliati profondamente da questa legge di bilancio, predisposta e  firmata da quel governo che ci ha chiamati eroi, ma non ha mostrato alcuna riconoscenza nei  confronti di questa classe professionale ritenuta dai più la colonna vertebrale del SSN. Questa  delusione non è figlia dell’ancestrale ed inarrestabile insoddisfazione di chi, negli anni, ha  conquistato con grande fatica il titolo di professionista responsabile dell’assistenza infermieristica; ma deriva dalla consapevolezza che questa indennità, di fatto, era già stata preventivata, dalla  concertazione del tanto atteso rinnovo del contratto collettivo nazionale di lavoro. 

Forse solo il titolo di questa indennità ha trovato accordo tra i professionisti: indennità di specificità  infermieristica.

Infatti, ancor prima del coronavirus, molti di noi hanno scelto una via lecita e  onorevole di contagio, quella della formazione, della specializzazione, della competenza, della  passione, della dedizione… di questo ci siamo “contagiati” negli anni. Fino ad arrivare alla  challenge del 2020 – la regolamentazione delle competenze specialistiche e degli infermieri esperti.  Invero, siamo in tanti a svolgere quotidianamente, il ruolo di collaboratore professionale – infermiere, sebbene i nostri studi non si sono fermati alla laurea triennale, ma abbiamo scelto di  approfondire a vario titolo il nostro percorso di formazione e specializzazione. E se non si garantirà  una strategia d’azione basata sulla meritocrazia e sulla valutazione delle professionalità acquisite, si  giocherà al ribasso e questa volta a subire questo deficit sarà la qualità dell’assistenza e quindi, tutti  noi, in maniera diretta o indiretta, incorreremo in questo rischio. 

Questa legge di bilancio, quindi, ci fornisce lo spunto per continuare la programmazione del processo di valorizzazione professionale degli infermieri. 

Certo, con 100 euro non c’è metodo che tenga, non c’è progetto di fattibilità che possa essere  approvato. Ma questo fondo non può che essere indirizzato a questo scopo. Quale azienda infatti,  disponendo nel suo organico di professionisti skillati, ne sfrutta solo le capacità di base? Si tratta di  uno spreco, che genera sicuramente una spesa controllata nell’immediato, ma che di fatto è fonte di 

un risparmio economico, che non si sposa con il benessere organizzativo, la job e la customer  satisfaction, oltre che con la notorietà dell’azienda stessa. 

Si pensi invece ad un metodo incentivante per il personale che, a fronte di specializzazioni o  esperienze cliniche, possa contribuire al raggiungimento degli obiettivi aziendali: sarebbe una  strategia win win, in cui il vantaggio verrebbe distribuito tra gli utenti, i professionisti e la classe  dirigenziale stessa.  

Dopo tanti anni di incentivi a pioggia, è triste assistere ad una ripartizione senza logica alcuna della  nuova indennità, che sottolinea nel nome, la specificità infermieristica. 

L’arrivo della pandemia, ha portato al pettine tutti i nodi, di una mala gestione del Sistema Sanitario  Nazionale, che invece è, nello scenario teorico mondiale, il fiore all’occhiello del popolo italiano, e che negli ultimi anni purtroppo abbiamo sottovalutato, come se il bene salute, garantito in maniera  universale, equa e libera, fosse un automatismo del sistema e non il frutto di vigorose lotte e  passioni dei nostri avi. 

Il coronavirus, inoltre, ha smascherato, tra le tante altre cose, l’importanza della professione  infermieristica per garantire la cura, l’assistenza, il funzionamento del sistema sanitario in toto; i rischi a cui siamo esposti giorno dopo giorno nello svolgimento delle nostre attività e l’attenzione  volta all’umanità, ai malati – e non solo alle malattie – e ai loro bisogni. 

Immaginavamo già che la nostra gloria sui social durasse poco più di uno swipe sullo schermo delle  nostre vite, ma eravamo speranzosi che in questa roulette russa, in cui non ci sono regole statistiche  che indichino chi è l’eroe e chi il capro espiatorio, almeno il governo fosse al nostro fianco per  rendere finalmente giustizia, a questi professionisti, che negli anni non hanno assistito ad una  proporzionalità diretta tra aumento delle responsabilità e delle competenze, e riconoscimento  economico e valorizzazione delle professione. 

Quindi si chiede la collaborazione del Governo, e l’attenta valutazione delle richieste dei  professionisti, da parte dei sindacati, in modo che questo progetto di specificità infermieristica, non  resti un contentino, tra l’altro misero, da dare a chi ha svolto bene il compitino. 

E a tutti noi infermieri, vorrei dedicare questa frase: “Il futuro inizia oggi, non domani… e la cosa  migliore del futuro è che arriva un giorno alla volta”. Non smettiamo di lavorare con coraggio e  tenacia.

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