La categoria professionale più colpita dal coronavirus è quella dei tecnici della salute, con il 38,6% delle infezioni denunciate, circa l’82% delle quali relative a infermieri. La categoria che segue è quella dagli operatori socio-sanitari (18,6%), poi ci sono i medici (9,5%), gli operatori socio-assistenziali (7,6%) e infine il personale non qualificato nei servizi sanitari, come ausiliari, portantini e barellieri (4,7%).
I casi mortali tra i sanitari sono il 23,7%, al primo posto infermieri con il 9,3% dei morti e poi i medici con il 6,5%.
Il rapporto Inail evidenzia come la “seconda ondata” dei contagi abbia avuto un impatto più significativo della prima anche in ambito lavorativo. Nel bimestre ottobre-novembre, infatti, si rileva il picco dei contagi con quasi 49mila denunce di infortunio (pari al 47% del totale) rispetto alle circa 46.500 registrate nel bimestre marzo-aprile.
Rispetto alle attività produttive (classificazione delle attività economiche AtecoIstat 2007) coinvolte dalla pandemia, il settore della sanità e assistenza sociale (ospedali, case di cura e di riposo, istituti, cliniche e policlinici universitari, residenze per anziani e disabili…) registra il 23,7% dei decessi codificati.
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