Il sindacato ha stilato un elenco di 12 punti.
Molti studi internazionali confermano quello che sembra ovvio, cioè che un infermiere felice, messo in condizioni mentali e fisiche di fare bene il proprio lavoro, potrebbe non solo far risparmiare milioni di euro, ma diminuire di molto infezioni e morti ospedaliere (Studio Lancet).
Uno studio i ricercatori della Pennsylvania ha stimato che, se i tassi di burnout degli infermieri fossero ridotti del 10%, si potrebbero prevenire circa 4.160 contagi ospedalieri ogni anno, risparmiando 41 milioni di dollari in costi del servizio sanitario. Secondo un altro studio, realizzato in Gran Bretagna, quando la gestione infermieristica passa da 10 a 6 pazienti la mortalità si riduce al 20%.
Non solo l’infermiere è vitale per la lotta al Covid-19, ma anche all’antibiotico resistenza, alle piaghe da decubito, alla prevenzione delle urgenze, riduce la mortalità, etc. Anche se non ve lo diranno mai in tv, salvano più vite gli infermieri con la prevenzione nei reparti, ogni singolo minuto, che chiunque altro al mondo.
L’infermiere, in un Paese civile e all’avanguardia, dovrebbe trovarsi al centro di qualsiasi finanziaria, e non solo per la sanità, ma anche nelle scuole, nei luoghi pubblici. Non è un caso se nella media OCSE degli stipendi l’Italia risulti tra i Paesi ultimi (Francia 34.204 €, Spagna 35.489 €, Germania 41.000 €, Irlanda 50.000 €, Belgio 53.297 €).
Lo stipendio migliore lo percepiscono gli infermieri del Lussemburgo, dove al lordo delle tasse è prevista una retribuzione di 83.274 € l’anno. In Italia? Ditecelo voi. Un dato preoccupante che emerge è la volontà di cambiare lavoro appena possibile. Il 36% degli infermieri italiani lascerebbero subito il Paese.
Nursing Up, oltre a un contratto fuori dal comparto, chiede:
- Il passaggio alla categoria E per tutti gli infermieri e per i professionisti sanitari afferenti ai profili sanitari ex Legge 42/1999.
- La libera professione.
- Le indennità di esclusività.
- L’introduzione, regolamentazione e retribuzione dell’Istituto delle Consulenze
- Le progressioni di carriera per le funzioni esperte, con incarichi strutturati nei ruoli organici delle aziende ed indennità professionale specifica non riassorbibile.
- La categoria ES per gli specialisti, con incarichi strutturati nei ruoli organici delle aziende.
- La categoria F per i coordinatori e con previsione di competenze sovraordinate.
- La revisione delle indennità e dell’ordinamento degli incarichi organizzativi delineati dal Ccnl 23 maggio 2018.
- Il riconoscimento della competenza acquisita sul campo dagli infermieri e dagli altri professionisti ex legge 42/1999 con le seguenti modalità alternative: il diritto di ogni professionista, dopo il quinto anno di servizio senza demerito, di ottenere un tributo alla particolare competenza acquisita, attraverso una indennità di competenza professionale specifica, di tipo fisso e ricorrente, integrata annualmente in sede di contrattazione decentrata; Il riconoscimento, analogamente a quanto già accade per i medici, di una indennità di specificità sanitaria pari a € 400 mensili, strumento attraverso il quale si dà atto e si valorizzano le profonde differenze delle professioni sanitarie rispetto agli altri dipendenti della Pubblica Amministrazione.
- La revisione completa delle indennità contrattuali delle professioni sanitarie oggi esistenti, che sono ferme al secolo scorso (ad es. l’indennità notturna viene pagata € 2,74 lorde l’ora), con omogeneizzazione rispetto al trattamento economico dei dirigenti sanitari.
- Equiparare gli infermieri del privato con quelli del pubblico, con un contratto unico.
- Il riconoscimento contrattuale dei professionisti che si occupano di formazione, sia nel comparto, sia come dirigenti, con riconoscimento contrattuale e stabilizzazione di coloro che si trovano da anni assegnati presso le Università con ruoli di didattica, tutoraggio e direzione.
Redazione Nurse Times
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